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Dichiarazione di Andrea CAUSIN

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: PD) 


 

Una scuola abbandonata a se stessa

  • (22 settembre 2010) - fonte: www.andreacausin.com - inserita il 27 settembre 2010 da 31

    Inizia l’anno scolastico 2010-2011 all’insegna dell’incertezza e della precarietà. Incertezza su tutto ciò che riguarda i contenuti e l’organizzazione della didattica, precarietà nella direzione delle istituzioni scolastiche e del lavoro per migliaia di docenti personale ausiliario, tecnico e amministrativo.

    I NUMERI DELLA SCUOLA VENETA

    A confermare questo giudizio, anche a livello veneto, i dati ufficiali messi a disposizione dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto. Solo per citarne alcuni si tenga conto che l’anno inizia con ben 121 scuole su 711 senza il dirigente scolastico, assegnate ad un reggente che deve dirigere anche l’istituto di sua titolarità. Vicenza, Padova e Venezia le tre province in maggiore difficoltà. Nel 2008-09 erano solo 29 le reggenze, sono diventate 70 nel 2009-10 per raggiungere il numero di 121 nell’anno scolastico che si è aperto all’insegna della “riforma epocale” citata dal Ministro Gelmini. Di epocale c’è solo la confusione, la disorganizzazione, l’abbandono della scuola a se stessa. Quel che funziona lo si deve alla responsabilità e alla professionalità del personale che anche in condizioni di abbandono dimostra di avere senso del proprio dovere e rispetto dei ragazzi e delle loro famiglie. Ma lasciare senza guida 121 scuole su 711 (17%) vuol dire essere incapaci di una seria gestione e proprio nell’anno in cui partono novità di rilievo che richiederebbero ancora maggiore attenzione da parte del Ministero.

    Gli alunni delle scuola statale sono in aumento in tutte le province e in tutti gli ordini di scuola e sfiorano il tetto delle 600.000 unità (591.083 per la precisione). Il numero delle classi però cala da 27.979 a 27.923 soprattutto nella scuola primaria e nella scuola secondaria di secondo grado. Di conseguenza cresce il numero degli alunni per classe, anche se non in modo eclatante nella media, ma con alcune situazioni difficili dovute alla riorganizzazione dei corsi di studio nella secondaria superiore.

    Ciò che invece è gravissimo è il taglio del personale docente che, a fronte di un aumento di alunni, cala dalle 52.363 unità del 2007-08 alle attuali 48.307 unità (-4056 posti di lavoro) e il calo del personale ATA dalle 18.518 unità del 2008-09 alle attuali 16.700 (-1818). Questi numeri da soli basterebbero per dimostrare cosa significano i tagli nella scuola e danno l’idea delle difficoltà che dovranno affrontare i ragazzi, le famiglie e tutto il personale.

    Nella scuola le complessità non sono certo diminuite. Ad esempio gli alunni non italiani passano dai 67.398 dell’anno scolastico scorso ai 70.577 di quello che si apre, con un aumento di 3.179 unità pari al 4,7%. Come potremo garantire loro e a tutti gli altri allievi un buon livello di apprendimento nelle condizioni di precarietà e di abbandono sopra riportate?
    Ormai il fenomeno dell’inserimento scolastico di alunni non italiani è diventato irreversibile e arriva a punte che sfiorano il 19% nella scuola dell’infanzia per una media del 12,2%. E’ pur vero che soprattutto nei primi ordini di scuola i nati in Italia arrivano a superare l’80% nella scuola dell’infanzia e il 50% in quella primaria, ma resta molto da fare soprattutto nella scuola media inferiore e nella secondaria per garantire livelli di apprendimento e di integrazione adeguati evitando le forme di selezione e di abbandono oggi eccessivamente alte.

    Un’altra complessità è legata all’aumento degli alunni con disabilità che passano dai 12.883 dell’anno scorso agli attuali 13.756 e si trovano inseriti in classi più numerose. E’ pur vero che i posti di sostegno aumentano da 5.900 a 6.318 ma i docenti si troveranno a lavorare in condizioni ambientali più difficili. Il numero totale dei posti disponibili per le nomine a tempo indeterminato del personale docente e ATA calerà rispettivamente di 11 unità per i docenti e di 911 per il personale ATA.
    Nonostante tutto ciò la scuola del Veneto rispetto ad altre regioni presenta livelli di qualità mediamente tra i più alti, il che se per un verso ci può tranquillizzare, per un altro non può che preoccuparci per lo standard nazionale delle prestazioni, troppe volte rivelatosi tra i più bassi a livello internazionale.

    ALCUNE SITUAZIONI DI CRITICITÀ DELLA SCUOLA VENETA

    Accanto ai dati numerici segnaliamo alcune situazioni di particolare criticità della scuola nella nostra Regione.

    1) Qualità dell'ambiente scolastico e sicurezza
    In Veneto la finanziaria regionale 2010 ha segnato un drammatico cambio di direzione rispetto alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle scuole. Dal 2005 al 2010 la regione ha speso circa 200 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria. Con la finanziaria 2010 il capitolo relativo all'edilizia scolastica, che prevedeva la disponibilità annua di circa 40 milioni di euro che venivano assegnati ai comuni, è praticamente stato azzerato, rendendo di fatto impossibili le operazioni di adeguamento strutturale di cui molte scuole avrebbero bisogno. La situazione è particolarmente aggravata dal taglio del 25% dell'appalto delle pulizie da parte del Ministero della Pubblica Istruzione che mette a rischio la qualità dell'ambiente in cui vivono gli alunni del Veneto.

    2) Tempo pieno e disagio alle famiglie
    Il taglio drastico del personale docente sta causando notevoli disagi alle famiglie.
    Sono 5000 infatti le famiglie che hanno fatto richiesta, vedendosela negare, del tempo pieno, in ordine soprattutto all'esigenza di andare incontro a un’organizzazione del lavoro, che vede occupati entrambi i coniugi. In Veneto, regione che registra uno tra i più elevati tassi di occupazione femminile d'Europa, il tempo pieno diviene una chimera, e per molte famiglie l'organizzazione scolastica della scuola primaria, sulla base delle 24 ore, diviene un vero e proprio problema.

    3) A rischio i servizi per l'infanzia
    In Veneto il 70% del servizio delle scuole per l'infanzia (3 - 5 anni) viene svolto dalle scuole paritarie, ovvero iniziative private (parrocchie, cooperative, associazioni, ma anche amministrazioni locali) che in convenzione, svolgono un vero e proprio servizio pubblico. I finanziamenti statali negli ultimi anni sono stati dimezzati e quelli regionali, pur esigui, a causa del patto di stabilità vengono erogati con inaccettabile ritardo. Siamo perciò di fronte al rischio che aumentino le rette o che molte realtà, di fronte alle difficoltà, decidano di chiudere. I comuni sono inoltre in sempre maggiore difficoltà a trovare, nel capitolo della spesa corrente, le risorse per sostenere i servizi per l'infanzia svolti nel proprio territorio. A ciò si deve aggiungere il complesso problema delle strutture per i bambini con meno di tre anni, i cosiddetti nidi, che in assenza di risorse non riescono a soddisfare la crescente domanda delle famiglie.

    4) Taglio dei fondi per la “terza area” degli istituti professionali
    La carenza di fondi ha impedito, da parte della Regione, il finanziamento della cosiddetta terza area degli istituti professionali limitandola alle sole classi quinte, privando in questo modo tantissimi alunni della possibilità di utilizzare uno strumento che, mettendo in relazione la scuola e il lavoro, favoriva l’inserimento occupazionale. Vane fino ad oggi le molte proteste delle famiglie.

    5) Dimensionamento degli istituti scolastici
    La Regione è chiamata a presentare il piano di dimensionamento delle scuole del Veneto. In altre parole il progetto di organizzazione delle scuole in tutto il territorio. I tagli imposti dal Governo potrebbero creare situazioni gravissime in particolare nelle piccole realtà e soprattutto nella montagna dove chiudere una scuola più comportare gravissimi disagi per gli alunni e le loro famiglie. Un conto è introdurre, come è giusto, criteri di maggior razionalità favorendo alcune economie di scala, un altro tagliare le scuole più piccole a causa della carenza di fondi creando gravissimi disagi e finendo per favorire l’abbandono scolastico.

    6) Il piano di orientamento scolastico e professionale della Regione
    A fronte della scarsità delle risorse rischia di saltare ogni possibilità di dar vita ad un vero e proprio piano per l’orientamento scolastico e professionale della Regione, vanificando quanto di buono fatto fino ad oggi e rinunciando a trasformare le iniziative svolte a livello territoriale in un progetto unitario al servizio degli alunni e delle loro famiglie, ma rivolto anche al mondo del lavoro.

    Come si vede non sono pochi i punti di criticità a livello regionale che purtroppo si aggiungono a quelli nazionali. Se allarghiamo infatti lo sguardo a livello italiano possiamo renderci conto di come la situazione presenti situazioni assai problematiche a causa del taglio dei fondi e delle iniziative del Governo che hanno messo in grave difficoltà la scuola.

    LA SITUAZIONE NAZIONALE

    A livello nazionale proseguono gli effetti negativi dei tagli prodotti dalle scelte del Governo su tutti i livelli di scuola e le situazioni si complicano ulteriormente. Ai posti persi lo scorso anno si aggiungeranno quelli di quest’anno (altri 26.000 docenti e 15.000 ATA).

    La novità per l’anno scolastico 2010-11 è l’entrata in vigore della riforma delle superiori che ha rimodellato l’offerta formativa senza preoccuparsi minimamene di mettere il personale della scuola nelle condizioni di far fronte alle novità della cosiddetta riforma epocale. La scuola è iniziata con grandissimi disagi e tra le proteste dei tantissimi precari che non hanno avuto la riconferma del posto di lavoro, addirittura derisi dalla maggioranza di governo e blanditi dal Ministro che ha promesso di metterli in ruolo nell’arco di otto anni. Si tenga conto che tra essi ci sono persone che da anni lavorano regolarmente permettendo il funzionamento delle scuole e non possono essere equiparati a coloro i quali hanno fatto pochi giorni di supplenza temporanea. Solo 16.500 assunzioni a fronte ci circa 100.000 posti scoperti.
    La soluzione a regime del problema del personale precario, docente e ATA, è una necessità della scuola prima ancora che un atto di giustizia.

    Rispetto alla secondaria salta agli occhi la progressiva “liceizzazione” della nostra scuola. A fronte delle tante parole inutilmente spese per sostenere l’istruzione tecnica superiore assistiamo ad una crisi degli istituti tecnici e soprattutto degli istituti professionali che portati a cinque anni rischiano di essere svuotati del ruolo ricoperto fino ad oggi. Abolire il diploma intermedio negli istituti professionali e assegnare questo obbiettivo ad un complicato rapporto di accreditamento con le regioni che sono senza fondi, può scoraggiare molti giovani dall’iscrizione a questo ordine di scuola o indirizzarli direttamente verso il sistema della formazione professionale che a livello nazionale presenta caratteri di grandissima disomogeneità sia a livello di qualità che di diffusione sul territorio. Il Veneto presenta una realtà medio alta e con opportuni interventi potrebbe anche difendersi ma a livello nazionale la situazione è drammatica.

    Per quanto riguarda l’organizzazione della didattica la riduzione oraria per alcune materie senza alcuna revisione dei programmi si tradurrà in un aumento della didattica frontale e del nozionismo, vanificando i risultati delle migliori sperimentazioni realizzate.

    LE INIZIATIVE DEL PD A LIVELLO NAZIONALE E REGIONALE
    IL Partito Democratico assegna alla scuola un compito di importanza strategica par la crescita delle persone e per il Paese. In questi giorni ha concluso la Festa nazionale della Scuola che è servita a mettere a punto una serie di proposte pecise che, dopo il seminario di fine mese, 24-25 settembre, porteranno alla definizione di una proposta programmatica che sarà varata dall’Assemblea Nazionale del partito fissata per i giorni 8-9 ottobre. Un percorso partecipato e molto rigoroso come richiede un problema di così grande importanza come la scuola.

    Agiremo su tutti i fronti per assegnare alla scuola le risorse necessarie e garantirne un ruolo adeguato, come sollecitato dallo stesso Presidente della Repubblica in suo recente intervento. Crediamo che il Governo debba invertire la rotta dei tagli e delle riforme improvvisate. Ne va del futuro del Paese e delle giovani generazioni. Agiremo in stretto contatto con i diretti protagonisti, gli studenti e le loro famiglie e ovviamente tutti gli operatori della scuola che continuano, nella grandissima maggioranza, a far fronte con impegno ad una situazione di abbandono da parte del Governo che, anzi, non perde occasione per additarli come responsabili dei problemi che affliggono l’istituzione scolastica.

    A livello regionale, sulla base delle decisioni nazionali, calibreremo un preciso piano di lavoro che oltre ai temi nazionali affronti le criticità sopra indicate e fin d’ora sfidiamo la regione a fare quanto hanno già fatto altre regioni, come l’Emilia Romagna, e cioè mettere a disposizione della scuola un pacchetto supplementare di risorse per rendere possibile la soluzione dei problemi più gravi della scuola in Veneto.

    Se la Regione terrà fede a quanto votato dal Consiglio Regionale nella mozione contro la crisi e recupererà dal bilancio 2011 le risorse necessarie, noi siamo disponibili ad un serrato confronto che permetta di varare un vero e proprio progetto organico della scuola in Veneto che raccordi le competenze statali e quelle regionali e offra ai nostri giovani quella scuola di qualità che sola garantisce la crescita dello spirito di cittadinanza che viene alimentato dalla libertà di pensiero e da buoni livelli di formazione di base.

    Fonte: www.andreacausin.com | vai alla pagina

    Argomenti: scuola, tagli, precari, veneto, regione veneto, infanzia, emilia-romagna, diritto allo studio, edilizia scolastica, precarietà, occupazione femminile, riforma gelmini, scuole superiori, libertà di scelta, tempo pieno | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 01 ottobre 2010 da 812
    Hai ragione Andrea. Facciamo squadra contro la deriva!

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