Ti trovi in Home  » Politici  » Manuela GHIZZONI  » «Ricercatori, ancora alla porta» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Manuela GHIZZONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Ricercatori, ancora alla porta» - INTERVISTA

  • (04 ottobre 2010) - fonte: Terra - Enrico Campofreda - inserita il 04 ottobre 2010 da 31

    Manuela Ghizzoni, deputata del Partito democratico, segue alla Camera l’iter di approvazione del decreto Gelmini. Tra i punti deboli la carenza di fondi: «Mancano 1,35 miliardi di euro».

    L'accelerazione che il governo, tramite il ministro dell’Istruzione Gelmini, voleva dare all’approvazione della Riforma universitaria ha incontrato un primo ostacolo nella riunione dei capigruppo della Camera. La discussione parlamentare è slittata di dieci giorni e la votazione avverrà, come ha sottolineato il presidente Fini, al termine della sessione bilancio che parte a metà novembre. Ad accogliere queste novità con una certa soddisfazione i ricercatori dei comitati in lotta dei vari atenei che considerano il rallentamento frutto della propria mobilitazione. Un’agitazione che ha iniziato a ricevere il conforto di professori anche ordinari, di qualche rettore, e degli studenti che pure si troveranno a vivere il disagio di blocchi e ritardi della didattica. La difesa dell’università pubblica e del diritto allo studio generalizzato è il bene comune che unisce docenti e discenti. Manuela Ghizzoni, deputato Pd e lei stessa ricercatrice, sta seguendo nella VII Commissione della Camera lo sviluppo del decreto, del quale uno dei punti più deboli è la carenza di fondi.

    A che punto è la discussione?

    Il ministro Tremonti e il governo ci devono dire quante risorse hanno intenzione di rimettere nel fondo di finanziamento ordinario e quanto intendono investire per il fondo di merito ovvero se hanno intenzione di sbloccare il turn over e poi rispondere alle legittime richieste dei ricercatori. In più devono chiarire quante risorse offriranno agli atenei per aprire posizoni da tenure-track (il sistema dei 3 anni più 3 riservato ai ricercatori, ndr). Se anticipiamo il voto prima di conoscere le tabelle della Finanziaria giochiamo a carte scoperte e noi non vogliamo farlo. Mancano 1,35 miliardi di euro, attendiamo risposte.

    Si è ventilata l’ipotesi del Dicastero di offrire 10mila posti di associato nei prossimi sei anni. Una sorta di contentino per annacquare la fase di agitazione?

    Probabilmente sì. Ma quello che è in gioco con l’attuale legge è la funzione del docente universitario e l’ampliamento della precarietà nell’ambito del pre-ruolo. Se questa vuole essere una vera Riforma non può esimersi dall’intervenire sulla figura del ricercatore, che come i dati dimostrano è l’asse portante della didattica negli atenei.
    Questa legge avrebbe potuto essere il veicolo per una riflessione sulla docenza, invece si è rimasti ancorati all’idea della Moratti che i professori sono esclusivamente gli ordinari e gli associati mentre i ricercatori risultano figure inutili da esaurire.

    Con questa legge non s’intravede nessuna prospettiva reale d’ingresso nelle università per coloro che in condizioni di precariato consentono agli atenei di raggiungere gli eccellenti livelli di ricerca che conosciamo e contribuiscono in maniera fondamentale alla didattica. Come Partito continueremo l’opposizione chiara e netta attuata nelle preliminari discussioni alla Camera.

    Fonte: Terra - Enrico Campofreda | vai alla pagina

    Argomenti: università, precari, diritto allo studio, precariato, ricercatori, decreto gelmini | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato