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Dichiarazione di Leonardo RAITO

Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Rovigo (Partito: PD)  - Consigliere  Consiglio Comunale Polesella (RO) (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) 


 

Progettare la scuola del futuro

  • (25 settembre 2010) - fonte: Il Resto del Carlino - inserita il 25 settembre 2010 da 812
    «Il governo dovrebbe pensare con serietà al sistema scuola con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli studenti e degli operatori, e non farne una esclusiva questione di fondi». Con queste parole, l’assessore Leonardo Raito ha sottolineato quelli che, a suo parere, sono gli errori nella strategia politica del Centrodestra, una strategia che non guarda al futuro del paese e che non considera quelli sui giovani investimenti prioritari. «Ho avuto modo di ripetere in più occasioni che non rifiuto alcune linee della riforma Gelmini per partito preso e che anzi ho trovato positiva la riduzione degli indirizzi degli istituti secondari, ma pensare di governare un riordino senza risorse è pura follia. L’ha detto anche Napolitano che i tagli non devono penalizzare l’istruzione e la ricerca e che anzi sulla scuola occorre scommettere per sconfiggere alcune delicate questioni sociali come la disoccupazione giovanile». Raito passa poi in rassegna le priorità per affrontare seriamente una possibile riforma del sistema istruzione: «Innanzitutto l’edilizia scolastica. Serve un grande piano governativo per la ristrutturazione o la costruzione di nuovi edifici con innovativi canoni costruttivi, con spazi gestiti in maniera diversa, con aule che all’occorrenza possono essere fruibili, con spazi per praticare sport e, perché no, anche ricreativi, perché la scuola deve essere in grado di vivere e di interagire. Una scuola che si apre alle comunità e non che si chiude su se stessa». C’è poi il tema delicato riferito al ruolo dei docenti: «la scuola la fanno le persone, e a tal proposito il ruolo dei docenti è fondamentale. Si lavori sul merito, si stimolino gli insegnanti con degli stipendi adeguati all’importanza sociale del ruolo, si forniscano strumenti di formazione continua anche per i docenti, ma si dia anche la possibilità di valutarli nel merito. Fare l’insegnante non significa essere un dipendente pubblico come gli altri, ma presuppone una capacità di trasmettere, un grande senso di responsabilità e la voglia di interpretare il ruolo come una missione. Non posso che criticare il governo per non aver ancora fornito agli aspiranti insegnanti i percorsi adeguati per capire come approcciare alla professione. Dopo le SSIS il nulla! Guardo con vero rammarico la situazione di tanti poveri precari che non riescono a capire se e quando potranno fare dell’insegnamento la propria professione definitiva». Secondo Raito, il ruolo del docente comunque va anche adeguato ai tempi. Per una maggiore interazione con il mondo del lavoro, ad esempio: «Vedrei bene, per rafforzare l’offerta didattica, l’istituzione di cattedre specialistiche a tempo determinato, finanziate dai privati per progetti specifici. Per esempio se un istituto tecnico ha bisogno, per un progetto concordato con un’associazione di categoria, di una professionalità specifica, potrebbe essere l’associazione a finanziare un docente qualificato, con la possibilità di costruire percorsi poliennali valutabili nel merito». In tema di didattica, occorre aggiornare il sistema italiano alle sfide globali: «Occorrerebbe fare in modo che i nostri studenti inizino, da subito, a studiare almeno due lingue straniere, per essere competitivi nel mercato globale. C’è bisogno di un sistema di mobilità e borse di studio che renda indispensabile l’apprendimento e l’approfondimento o con docenti di madre lingua o con soggiorni di studio all’estero. Io poi lascerei più spazio alle aspirazioni di ogni ragazzo dando la possibilità di avere dei piani di offerta formativa flessibili, dove per una certa percentuale i ragazzi possano seguire corsi integrativi o seguire degli insegnamenti opzionali specifici per ogni corso di studio. Si sentirebbero in questo modo protagonisti della propria formazione». Infine, una nota sulle borse di studio: «per incentivare il merito occorrerebbe rafforzare il sistema delle borse di studio, non disperdendo le risorse. Si facciano borse di studio serie in grado di spingere i ragazzi a confrontarsi con se stessi e con gli altri in una logica competitiva altamente formativa». Infine, l’irrisolta questione delle qualifiche professionali: «anche qui c’è bisogno di chiarezza. È vero che esiste una norma che prevede per le Regioni il titolo di concedere le qualifiche triennali e che la formazione sta facendo un lavoro importante e positivo, anche in termini di investimenti. Ma siamo sicuri che valga la pena buttare a mare lo straordinario patrimonio umano e di competenze degli istituti professionali? Occorrono certezze per dare anche alle famiglie e ai ragazzi gli strumenti per scegliere».
    Fonte: Il Resto del Carlino | vai alla pagina
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