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Dichiarazione di Leonardo RAITO
Per rilanciare l'Eridano? Un direttore generale
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(10 ottobre 2010) - fonte: Unione dei Comuni dell'Eridano - inserita il 10 ottobre 2010 da 812
Ho apprezzato il tentativo, da parte del centrodestra, di affidare a un dibattito e al confronto interno tra i diversi consiglieri dei comuni aderenti, l’identificazione di possibili vie d’uscita alla situazione dell’Unione dei comuni dell’Eridano.Forse avremmo dovuto pensarci prima anche noi di centrosinistra. Non tutto quanto emerso dal tavolo di lavoro mi sembra però pienamente condivisibile, ma buona cosa è cominciare a discuterne. L’Unione dei comuni rappresenta una grande potenzialità non a pieno sfruttata, mi pare di capire, così come mi pare di capire che il centrodestra guardi a una finalizzazione dell’esperienza votata, magari, all’accorpamento dei comuni.
Non so se ci sia, su questa eventualità, una concordanza di opinioni e di intenti, e personalmente, non credo si tratti di una possibilità concretizzabile in tempo breve.
Quello che però mi pare evidente è che l’Unione dei comuni dell’Eridano si deve dare una mission e la mission non può che essere rafforzare la qualità e il numero dei servizi offerti, guardando alle nuove prospettive e alle possibilità offerte dagli scenari extraterritoriali. Per fare questo, credo ci sia una sola ricetta: un po’ meno politica e un po’ più di managerialità.
È per questo che, se fossi nei sindaci, tenterei un accordo per l’assunzione fino alla fine del loro mandato, di un direttore generale con funzioni di sviluppo e organizzazione, con una retribuzione parametrata sul raggiungimento degli obiettivi e sulla capacità di attrarre risorse per il territorio.
Lo valuterei sulla base di un progetto di sviluppo che il candidato potrebbe presentare e che la giunta dell’Unione potrebbe sottoscrivere come patto governante per i prossimi quattro anni. In questo modo, ci sarebbe la capacità di portare una professionalità motivata, coraggiosa e non spaventata dall’idea di vedersi retribuire sulla base dei risultati, proprio quello che serve a un ente che vuole uscire dall’affanno.Resto convinto che la strada dell’Unione sia una strada vincente e che rinunciare a questa esperienza, unica in tutto il Polesine, significherebbe rinchiudersi in un recinto da cui è difficile uscire. Già oggi i servizi gestiti (biblioteche, trasporto scolastico, protezione civile, stipendi, riscossione tributi, per citarne alcuni) hanno permesso un aumento di efficacia della pubblica amministrazione, ma non può bastare.
Le prospettive di politiche sociali, turistiche, culturali ed economiche che interesseranno nei prossimi anni la regione Veneto, potrebbe portare, per queste esperienze unitarie, delle opportunità difficilmente ottenibili per altra via.Ma in questo caso solo una persona super partes, non direttamente coinvolta con le vicende di uno dei cinque comuni, avrebbe l’opportunità di studiare forme di sviluppo armonico, di valutare le migliori opportunità per gli insediamenti, di guardare a forme di turismo integrato, di valorizzazione del mondo dell’associazionismo, di accentramento e rafforzamento dei servizi (un ufficio tecnico, una polizia locale ramificata, un ufficio commercio, uno sportello attività produttive, uno sportello cultura, uno IAT eccetera).
Per fare tutto questo però, occorre che la guida dell’Unione sia meno burocratica e più snella. Difficilmente un sindaco, già oberato del proprio lavoro, trova il tempo per studiare forme di rafforzamento o per dedicarsi anima e corpo all’azione unionista. Se un cambio di marcia serve, secondo me questa rappresenta una possibilità. Probabilmente varrà la pena discuterne.
Fonte: Unione dei Comuni dell'Eridano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi