Cos’è il Mes

È il meccanismo europeo di stabilità, un fondo per sostenere gli stati con più difficoltà economiche. È al centro del dibattito la sua mancata ratifica da parte dell’Italia.

Definizione

Il meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un’organizzazione intergovernativa che fa parte della strategia messa in atto dall’Unione europea per garantire la stabilità finanziaria nella zona euro. Nel concreto, è stato istituito un fondo permanente, noto anche come “fondo salva-stati” che ha come obiettivo quello di fornire sostegno finanziario ai paesi che si trovano in condizioni economiche difficili.

Ha una potenzialità di prestito di 500 miliardi che possono essere messi in campo in diversi modi:

  • prestiti (in particolare dai paesi creditori verso quelli in condizioni di difficoltà);
  • acquisti di titoli di stato;
  • linee di credito in via precauzionale.

Si tratta però di strumenti che possono essere utilizzati solo a specifiche condizioni. Nelle situazioni più complesse, può essere redatto un memorandum contenente un programma di aggiustamento macroeconomico (quindi prevedere delle politiche che incidono sulla spesa pubblica o sull’imposizione fiscale) mentre si può essere meno stringenti nelle situazioni prudenziali.

A livello di governance, il Mes è guidato da un “consiglio di governatori” composto dai ministri delle finanze dell’area euro. Per la maggior parte delle decisioni è richiesto un voto all’unanimità dell’organo ma per richieste urgenti, che possono arrivare dalla commissione o dalla banca centrale europea (Bce) la maggioranza richiesta può scendere all’85%. Non tutti i ministri però hanno lo stesso peso all’interno del consiglio: la rilevanza del proprio voto dipende infatti dalla quantità di capitale che i singoli stati hanno versato per la costituzione del Mes.

Dati

Tutti gli stati dell’area euro hanno sottoscritto una quota di capitale a favore del Mes. Ogni paese contribuisce al fondo in modo proporzionale alla popolazione e al prodotto interno lordo (Pil). Il capitale sottoscritto finora è pari a 704,8 miliardi di euro, di cui 80,5 miliardi sono stati effettivamente versati nelle casse dell’organismo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Esm
(consultati: giovedì 21 Settembre 2023)

I principali finanziatori sono Francia, Germania e Italia, rispettivamente con 189,45 milioni di euro, 142,27 milioni e 125,02 milioni di capitale sottoscritto. Contribuiscono complessivamente a finanziare il 64,5% del fondo. Sono quindi paesi che nelle votazioni hanno un peso decisionale maggiore, pari nell’ordine al 26,7%, al 20,1% e al 17,6% e possono porre il diritto di veto nelle decisioni più urgenti. Uscite sotto i due milioni per gli stati più piccoli dell’Unione: Lettonia (1,94). Estonia (1,79), Lussemburgo (1,75), Cipro (1,37) e Malta (0,63).

In termini invece di capitale versato invece, tutti gli stati si assestano all’11,4% di quello sottoscritto. In cifre assolute, la Germania ha versato 21,65 milioni di euro, la Francia a 16,26 e l’Italia a 14,29.

Attualmente, sono cinque i programmi di finanziamento conclusi a cui ha preso parte il Mes: Irlanda (2010-2013), Grecia (2012-2018), Spagna (2012-2013), Cipro (2013-2016) e Portogallo (2011-2014).

Analisi

I principi che hanno guidato l’istituzione del Mes sono nati durante la crisi del debito sovrano, che ha a sua volta origine dalla crisi del settore dei mutui residenziali statunitensi del 2007. In quel periodo, la Grecia aveva grosse difficoltà nell’inserire i propri titoli sul mercato anche a causa del forte dissesto dei suoi conti pubblici e ha chiesto aiuto all’Unione europea. La crisi del debito si è poi estesa rapidamente, per motivi differenti, in altri stati europei tra cui l’Italia. In seguito a queste dinamiche, nel maggio 2010 sono stati istituiti il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf) e il fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf).

L’Italia è l’unico paese a non aver ancora ratificato la riforma del Mes

Il Mes è poi andato a sostituire questi due strumenti. Il trattato che lo ha formalmente istituito è stato firmato il 2 febbraio 2012 dai 17 stati che al tempo erano parte dell’area euro ed è entrato in vigore l’8 ottobre dello stesso anno. Nel 2017 è iniziata una discussione sulla possibile modifica del trattato istitutivo, che si è conclusa il 27 gennaio 2021 con la firma dei 19 paesi dell’area euro a cui si è poi aggiunta la Croazia. Per entrare in vigore, questa riforma deve essere ratificata dai parlamenti di tutti e 20 gli stati del Mes. Al momento, tutti i paesi hanno provveduto all’approvazione tranne l’Italia.

Questi cambiamenti rafforzerebbero il ruolo e gli strumenti stessi del Mes. Quelli principali sono l’istituzione di un fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie come prestito di ultima istanza, l’introduzione della capacità di ripagare un debito come misura della sostenibilità dello stesso e precisazioni riguardo alle condizioni per la concessione delle linee di credito precauzionali.

La mancata ratifica italiana della riforma ha degli elementi di natura politica, anche se all’interno della maggioranza stessa le posizioni sono divise tra quella possibilista (Forza Italia e ministro dell’economia Giorgetti) e contraria (Lega e Fratelli d’Italia). Ci sono infatti numerose questioni in corso di trattazione come ad esempio la riforma del patto di stabilità e il Pnrr. L’ultima discussione era stata fatta tra giugno e luglio di quest’anno e si è conclusa con il rinvio della questione a settembre.

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