Come funzionano le quote rosa nelle società quotate e a controllo pubblico

Le cosiddette quote “rosa” sono uno strumento mirato a garantire la parità di genere in ambito lavorativo. In Italia sono in vigore dal 2011 per i consigli di amministrazione e i collegi sindacali delle società quotate in borsa e di quelle a controllo pubblico.

Definizione

Le quote di genere stabiliscono una percentuale obbligatoria di presenza di entrambi i generi nelle attività lavorative, per garantirne una rappresentazione paritaria. Condizione che spesso manca nel mondo del lavoro e che nella maggior parte dei casi vede le donne sottorappresentate rispetto agli uomini. Da qui il modo comune di chiamare le quote di genere, “rosa”.

Nel nostro paese il sistema di quotazione è regolamentato dalla legge Golfo-Mosca del 2011. La norma prevede che il genere meno rappresentato nei consigli d’amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate in borsa e delle società a controllo pubblico ottenga almeno il 30% dei membri eletti.

Alla sua entrata in vigore la legge fissava la quota al 20%, portata poi a 30% nel 2015. A dicembre 2019, un emendamento alla legge di bilancio 2020 ha prorogato le disposizioni previste dalla Golfo-Mosca, che sarebbe altrimenti scaduta nel 2022, e innalzato la quota di genere al 40% per i cda e i collegi sindacali delle società quotate.

La commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), è chiamata a vigilare sull’attuazione del sistema di quote e pubblica le analisi svolte in merito nel report annuale sulle società italiane quotate. Se una società non rispetta i criteri stabiliti per la composizione del cda o del collegio sindacale, la Consob procede alla diffida. In caso di continuo inadempimento, segue una sanzione e un’ulteriore diffida e, nel caso in cui la società non rimedi, si procede al decadimento dei membri eletti.

Dati

L’osservatorio Cerved-Fondazione Bellisario in collaborazione con Inps ha pubblicato un rapporto a febbraio 2020 in cui valuta gli effetti della legge Golfo-Mosca sulla presenza di donne nelle aziende.

Ciò che ne emerge complessivamente è che negli anni il sistema di quote di genere ha prodotto i risultati prestabiliti, ma non ha portato alla diffusione di pratiche e situazioni che andassero oltre gli obblighi previsti legalmente.

I dati mostrano l’andamento delle percentuali di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate, quelle a controllo pubblico e quelle non soggette alle quote di genere.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Cerved
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Luglio 2019)

Dall'entrata in vigore della legge, la percentuale di presenza femminile è aumentata nei cda delle società quotate in borsa e di quelle a controllo pubblico. In particolare, le prime nel 2019 hanno raggiunto quota 36,3%, oltre la soglia del 30% stabilita per legge. Le seconde invece registrano una crescita più limitata, con il 28,4% di donne nei cda, a circa 2 punti percentuali dalla quota prevista.

Osservando le società singolarmente, il rapporto sottolinea che sono poche quelle dove la presenza femminile è cresciuta oltre la quota stabilita. Solo il 14% delle società ha superato di almeno un'unità il minimo di donne richiesto nei cda.

Per quanto riguarda invece le società non soggette all'obbligo delle quote, non si registra alcuna influenza positiva della legge. La presenza femminile nei cda è infatti aumentata in misura molto limitata negli anni, raggiungendo solo il 17,7% nel 2019.

Analisi

Se da un lato le quote di genere introdotte dalla Golfo-Mosca hanno efficacemente raggiunto i risultati previsti, dall'altro restano diverse criticità da risolvere:

  • l'esclusione di molte società dalla normativa. Come abbiamo appena visto, nelle aziende non soggette alle quote la presenza di donne è cresciuta a un ritmo molto più lento e in misura insufficiente;
  • la mancanza di donne nelle posizioni di maggiore rilievo. Il rapporto evidenzia che le donne nei cda delle quotate e delle controllate raramente occupano le posizioni cruciali. Tra le quotate, le donne amministratrici delegate sono 14 (il 6,3% del totale delle società) e le presidenti 24 (il 10,7% del totale). Inoltre nel 2019, le donne sono state nominate amministratrici delegate solo in quelle società dove la presenza di donne nei cda era già a quota 20% nel 2012;
  • la concentrazione di diversi incarichi nelle mani di poche donne. Le donne nei cda hanno più spesso degli uomini, incarichi in altre società quotate. Il 13,8% delle donne hanno un incarico almeno in un altro cda, contro l’8,8% degli uomini. Questo può suggerire da un lato, la minore rilevanza delle cariche che gli vengono assegnate. Dall'altro, la scarsa inclusività nei confronti delle donne. Per cui quelle che riescono ad accedere e ad essere accettate tra i vertici di diverse società sono poche e costituiscono più che altro delle eccezioni.

Complessivamente, possiamo quindi dire che il sistema delle quote di genere fatica, a oggi, a spingere verso un miglioramento della presenza femminile nel mondo del lavoro che vada al di là dei limiti imposti per legge. E che favorisca anche un cambiamento sociale e culturale dell'immagine della donna, in ambito lavorativo e non.

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