Che cos’è l’appoggio esterno al governo

Permette a forze che non fanno parte dell’esecutivo di sostenere il governo. O in maniera diretta, tramite un voto di fiducia esplicito, o indiretta, attraverso astensioni o assenze.

Definizione

L’articolo 94 della costituzione italiana sancisce che il governo debba ricevere la fiducia delle due camere. Ciò implica che, sia alla camera che al senato, la maggioranza dei parlamentari sia disposta a votare a favore dei provvedimenti proposti dall’esecutivo. A sostenere il governo sono, in primo luogo, i gruppi che hanno membri nell’esecutivo (ministri o sottosegretari), e ciò comporta una facile distinzione tra chi è in maggioranza (gruppi con membri nell’esecutivo) e chi no (i gruppi di opposizione). Tale polarizzazione però può avere delle sfumature intermedie.

L’appoggio esterno è la situazione in cui una forza politica, pur non avendo propri membri al governo, vota comunque la fiducia all’esecutivo. Specialmente in legislature con governi di coalizione (o che non hanno un sostegno eccessivamente ampio), può succedere che alcuni gruppi parlamentari diano un appoggio esterno all’esecutivo, sostenendolo anche senza farne parte. Ciò può avvenire in due modi. Il primo caso, quello più comune, è un appoggio esterno diretto. Alcuni gruppi parlamentari, pur non avendo membri nella squadra di governo, possono decidere di sostenere l’esecutivo votando a favore dei provvedimenti da esso presentati. Il secondo caso invece è un appoggio esterno indiretto, che comporta o l’astensione o l’assenza dall’aula al momento del voto. Quest’ultimo caso è quello più interessante. La soglia di maggioranza per l’approvazione di un atto può infatti variare a seconda del numero di presenti. Se generalmente è di 316 deputati e 158 senatori (161 considerando gli attuali senatori a vita), questo target può abbassarsi (anche di molto) se ci sono assenze fra i parlamentari. Decidendo di uscire dall’aula, i gruppi in appoggio esterno indiretto facilitano il lavoro del governo, e quindi l’approvazione dell’atto.

Dati

In questa legislatura si può citare come esempio l’uscita di Italia viva dal governo Conte II, dato che non si è tradotta in un successivo voto contrario alla fiducia, ma in una astensione. Anche la legislatura precedente è stata caratterizzata da alcuni casi di appoggio esterno al governo. Nell’ottobre 2017 (governo Gentiloni), le dimissioni del viceministro Bubbico (Articolo 1 – Mdp) hanno ufficializzato il passaggio all’appoggio esterno di questa forza politica. Passaggio che già era nell’aria visto il comportamento di Mdp nei mesi precedenti, dall’astensione sul provvedimento per l’abolizione dei vitalizi all’uscita dall’aula al momento del voto sulla manovra correttiva. In molti casi infatti, pur non configurando un appoggio esterno vero e proprio, alcuni provvedimenti chiave per l’esecutivo possono essere approvati con il voto di gruppi esterni alla maggioranza. Un esempio di questo caso particolare, è il ruolo di Ala rispetto al governo Renzi. Come detto, non è configurabile propriamente come appoggio esterno, ma due provvedimenti chiave per quell’esecutivo, il ddl Unioni civili e la riforma costituzionale Boschi furono approvati dal parlamento anche grazie al sostegno di Ala (movimento fondato da Denis Verdini) che votò a favore pur non facendo parte della squadra di governo.

Analisi

L’appoggio esterno al governo ha delle conseguenze dirette sulla chiarezza dei processi politici. L’esigenza di sapere con chiarezza chi è al governo e chi no, permette ai cittadini di assegnare la responsabilità politica per le decisioni che vengono prese dal governo e dal parlamento. Questa dinamica si lega a un altro tema, quello dei cambi di gruppo. Molto spesso i gruppi di appoggio esterno al governo nascono in corso di legislatura, e non è detto che si presentino alla successiva tornata elettorale. Questo comporta l’impossibilità per i cittadini di giudicare elettoralmente le realtà che con il loro appoggio esterno (diretto o indiretto) hanno contribuito alla sopravvivenza del governo e all’approvazione di riforme chiave.

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