Oltre 20 milioni di lavoratori europei hanno il contratto a termine Europa

Circa un lavoratore su 8 in Europa ha un contratto a termine nel proprio impiego principale. Il dato varia ampiamente da paese a paese e incide maggiormente tra donne e giovani.

|

La maggior parte dei lavoratori europei è dipendente e ha un contratto a tempo indeterminato o determinato. Nel primo caso si tratta di un accordo che ha una durata in principio illimitata. Nel secondo, la fine è invece prevista dal contratto stesso, alla fine di un periodo di tempo definito oppure al termine di uno specifico incarico.

An employee with a temporary contract is an employee whose main job will terminate either after a period fixed in advance, or after a period not known in advance, but nevertheless defined by objective criteria, such as the completion of an assignment or the period of absence of an employee temporarily replaced.

Questo tipo di accordo lavorativo è più frequente tra le persone giovani, tra chi ha un livello di istruzione più basso ed è più spesso firmato dalle donne rispetto agli uomini. Varia inoltre ampiamente da paese a paese. Grazie ai dati del Eu labour force survey (rilevamento sulla forza lavoro) di Eurostat possiamo ricostruire la situazione in Europa.

Circa un lavoratore su 8 ha un impiego a tempo determinato

Nel 2022 si registrano in Europa circa 24 milioni di lavoratori il cui principale lavoro è a termine.

12% degli occupati in Europa ha un contratto a tempo determinato.

O il 14% di tutti i lavoratori dipendenti. Secondo il rilevamento sulla forza lavoro di Eurostat, la principale ragione, per le persone di età maggiore ai 25 anni, è il non aver trovato un lavoro permanente (36,7% dei casi). Meno frequente tra i giovani con meno di 30 anni (21,6%), che invece indicano più frequentemente la sovrapposizione con un percorso formativo in corso (nel 28,7% dei casi).

I dati si riferiscono alla quota di occupati che hanno un contratto a tempo determinato nei paesi membri dell’Ue, nel 2022. Si fa riferimento all’impiego principale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 20 Giugno 2023)

I Paesi Bassi riportano un valore di molto superiore alla media Ue. Seguono Spagna (18,1%), Portogallo (14,3%), Francia e Finlandia (entrambe con il 14%). L’Italia, con il 13,5%, è al sesto posto in Ue, ma è il paese in cui l’incidenza è più aumentata nel corso dell’ultimo decennio: +3,4 punti percentuali tra 2013 e 2022. Mentre le cifre più basse si registrano nei paesi dell’area baltica e in alcuni stati dell’Europa orientale (in particolare Romania e Bulgaria), aggirandosi tra l’1,6% e il 3,5%.

In Italia, secondo quanto rilevato da Istat, si tratta di una condizione che ha un’incidenza più elevata nel sud del paese. Considerati soltanto i lavoratori dipendenti, sempre nel 2022 il 16,8% aveva un contratto a tempo determinato. Mentre però al nord il valore è pari al 14% circa e nel centro è in linea con la media nazionale (16,3%), nella macro-regione del mezzogiorno il dato sale al 23%.

L’incidenza cambia tra i diversi gruppi di lavoratori

Sono più spesso le donne e i giovani ad avere contratti a tempo determinato in Europa. Tra uomini e donne in particolare si può rilevare una differenza di 2,4 punti percentuali nell’incidenza del lavoro a tempo determinato.

Molto spesso infatti le donne si ritrovano costrette a lavorare meno anche perché secondo una concezione tradizionalistica dei ruoli familiari sarebbero maggiormente responsabili dei lavori domestici e di cura dei figli.

I dati si riferiscono all’incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale degli occupati in Ue, divisi per genere.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 17 Maggio 2023)

Nel 2022 la differenza di genere, in termini di incidenza del lavoro a tempo determinato, è stata di 2,4 punti. In altri anni il divario è stato più ampio (2,8 punti nel 2009 e 2,5 nel 2010), ma quello del 2022 è comunque il valore più elevato degli ultimi 12 anni. La situazione comunque è rimasta pressoché invariata.

Si tratta però di una situazione che varia considerevolmente da stato a stato. A registrare la differenza maggiore è Cipro con circa 7 punti percentuali, seguito da Spagna, Croazia e Finlandia con più di 5 punti. In Italia lo scarto è di 3,5 punti, comunque più della media Ue (2,4). Mentre in 3 paesi, tutti situati in Europa orientale (Romania, Bulgaria e Lettonia) l’incidenza risulta al contrario maggiore tra gli uomini.

Un fenomeno analogo si verifica tra le diverse fasce di età. L’Italia è lo stato Ue con la quota più elevata di giovani non inseriti in un percorso di formazione che hanno un contratto a tempo determinato: 43,6%, contro una media europea del 25,1% che ha comunque un valore doppio rispetto alla media di tutte le età.

Foto: Headwaylicenza

Cosa:
PROSSIMO POST