Nel 2024, anno più recente per cui sono disponibili i dati, le famiglie in condizione di povertà relativa erano circa 2,8 milioni (dato stabile rispetto al 2023). Si tratta del 10,9% dei nuclei totali. Per quanto riguarda l’incidenza di questi nuclei, ovvero il rapporto tra famiglie povere e il totale di quelle residenti su un territorio, possiamo osservare come il sud si confermi ampiamente l’area del paese più critica con il 20%. Valori simili e molto inferiori invece al nord (6,6%) e al centro (6,5%) della penisola. Scindendo i dati a livello regionale appare ancora più evidente come il divario tra sud e centro-nord del paese sia particolarmente marcato. Tutte le zone meridionali infatti riportano una quota superiore alla media nazionale (10,9%). Con la sola eccezione delle Marche, le regioni del centro e del nord invece si trovano sotto il dato italiano. In questo contesto, il dato abruzzese risulta essere il più basso del mezzogiorno con il 10,1% di famiglie in povertà relativa. Valore comunque superiore alla media nazionale anche se di poco. Rispetto all’anno precedente, l’incidenza nella regione è rimasta stabile. Nel 2023 infatti la quota di famiglie abruzzesi in povertà relativa si era attestata al 10,9%.
L’Istat calcola la povertà relativa utilizzando l’International Standard of Poverty Line (Ispl), che identifica come povera una famiglia di due persone con una spesa per consumi pari o inferiore alla spesa media pro-capite. Per adattare questa soglia a famiglie di diverse dimensioni, vengono applicati coefficienti correttivi (scala di equivalenza Carbonaro) che tengono conto delle diverse esigenze e delle economie o diseconomie di scala.
FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat
(pubblicati: martedì 14 Ottobre 2025)
