La detenzione preventiva, un fenomeno da arginare Europa

La detenzione preventiva è ancora molto diffusa nei paesi dell’Unione europea ed è problematica, da un lato perché colpisce soprattutto categorie già socialmente vulnerabili, dall’altro perché contribuisce al sovraffollamento carcerario. Ne parla un’inchiesta di Deutsche welle.

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Nei paesi dell’Unione europea, 1 detenuto su 5 non è stato condannato per alcun crimine – un totale di oltre 98mila persone in detenzione preventiva. Questo nonostante gli studi suggeriscano che la detenzione preventiva, nella maggior parte dei casi, non sia necessaria. Oltre al fatto che ricorrere a modalità alternative per gestire persone non ancora condannate aiuterebbe a contrastare il sovraffollamento carcerario. Un problema sentito in tutti i paesi dell’Unione europea.

Sono molte in Europa le persone in condizioni di detenzione preventiva. Parliamo di presunti innocenti, che non hanno ancora ricevuto una condanna definitiva. Come evidenzia l’ultimo report del consiglio d’Europa, si tratta di quasi 100mila persone – detenute senza condanna per periodi estremamente variabili, che possono essere di alcuni mesi come di più di un anno, a seconda del paese.

98.540 i detenuti senza condanna definitiva nelle carceri Ue, al 31 gennaio 2021.

I dati sono aggiornati al 31 gennaio 2021 (solo quelli di Malta risalgono al 2020) e sono riferiti alle persone detenute (condannate e non) in rapporto alla popolazione.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Deutsche welle e consiglio d'Europa
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Luglio 2022)

Slovacchia, Lituania e Repubblica Ceca sono i paesi Ue con più detenuti in rapporto alla popolazione residente (più di 180 ogni 100mila abitanti). Mentre il numero più elevato di detenuti non condannati si registra a Malta (44,5) e in Lettonia (42).

Sempre secondo i dati del consiglio d'Europa, le persone in custodia cautelare costituiscono il 45% della popolazione carceraria nei Paesi Bassi. Il dato risulta elevato anche in Lussemburgo (43%) e in Danimarca (41%). In Italia si attesta invece al 31%: poco meno di un terzo di tutti i detenuti.

La maggior parte delle persone detenute preventivamente sono accusate di aver commesso crimini minori

Quello che maggiormente varia da paese a paese è però la ragione o il processo che porta le persone a essere detenute prima del processo.

A essere detenuti preventivamente sono soprattutto stranieri, disoccupati e senzatetto.

Uno dei meccanismi più evidenti è che la detenzione preventiva ha un'incidenza decisamente maggiore tra gli stranieri. In Germania ad esempio, stando alle statistiche federali, i cittadini stranieri costituiscono il 60% di tutte le persone in condizioni di detenzione preventiva. Pur essendo appena il 12% della popolazione nazionale. Un altro aspetto ricorrente è che nelle maggior parte dei casi in custodia cautelare si trovano le persone disoccupate e, in circa la metà dei casi, senzatetto.

Sempre in Germania, circa un terzo delle persone in detenzione preventiva sono accusate di crimini minori come piccoli furti o taccheggio. La ricerca suggerisce che questo fenomeno sia diffuso in tutto il continente.

Quando decidono se tenere una persona in custodia cautelare, prima del processo, i giudici devono valutare se questa persona potrebbe, in condizioni di libertà, manomettere le prove, minacciare i testimoni o, soprattutto, fuggire. In Germania, nel 95% dei casi, il rischio di fuga è stato citato come la ragione principale, nel periodo analizzato dagli studi (tra il 2000 e il 2016).

In teoria i giudici dovrebbero prendere tale decisione sulla base di prove concrete, in ogni specifico caso. Ma la realtà è spesso differente e le decisioni si basano spesso su sensazioni, assunti o teorie personali, come dimostrato in un recente studio della ricercatrice Lara Wolf.

A questo si aggiunge che spesso la detenzione preventiva è particolarmente dura. Le persone possono essere rinchiuse per 23 ore al giorno e avere pochi contatti con il mondo esterno e poche attività a disposizione per trascorrere il tempo. Come mostra un altro recente studio, le misure di reintegrazione come il lavoro e i programmi sociali non sono messe a disposizione dei presunti innocenti. I quali sono inoltre esposti a una condizione di forte incertezza rispetto al proprio futuro.

Circa la metà dei casi di custodia cautelare terminano senza una condanna

La detenzione preventiva è una situazione che può prolungarsi. In Germania ad esempio circa l'80% delle persone è costretto a rimanervi per più di 3 mesi.

La legge tedesca dice esplicitamente che il tempo passato in custodia cautelare deve essere proporzionato alla sentenza potenziale (e viene poi sottratto da quest'ultima). Solo che nella metà dei casi i processi non terminano con una condanna. Circa il 30% delle persone in detenzione preventiva finisce con la libertà vigilata. Mentre il 10% riceve solo una multa, e nel 7% è assolto, condannato ai servizi per la comunità o ai programmi di riabilitazione, oppure le accuse sono fatte cadere.

Ci sono misure alternative che i tribunali potrebbero scegliere di implementare. I sistemi legali dell'Ue già lavorano per perseguire gli accusati nei loro paesi di provenienza o estradarli per il processo piuttosto che detenerli dove si trovano. Ma molto spesso queste regole non sono seguite.

Una delle possibilità ad esempio sarebbe quella di sostituire la custodia cautelare con il monitoraggio elettronico degli accusati nelle loro abitazioni, se possibile. Una pratica che è divenuta comune in Italia e in Belgio.

Ridurre la detenzione preventiva può contribuire a contenere il sovraffollamento carcerario

Con numeri elevati di persone in prigione, eliminare la custodia cautelare potrebbe contribuire enormemente al contenimento del sovraffollamento carcerario. Circa 1 paese su 3 in Ue (tra cui anche l'Italia) ha le carceri sovraffollate, cioè una condizione in cui il numero di detenuti effettivi supera la capienza totale della struttura.

105,5% l'affollamento carcerario in Italia (2021).

Si tratta di una situazione che si è dimostrata particolarmente problematica durante la pandemia, dove la vicinanza tra detenuti e le condizioni igieniche hanno reso le carceri un luogo ideale per il contagio, come rilevato in una recente indagine, condotta da Deutsche welle e a cui ha partecipato anche openpolis.

Se tutte le persone detenute preventivamente fossero liberate, quasi tutti i paesi Ue risolverebbero i loro problemi di sovraffollamento immediatamente. E anche se la custodia cautelare rimanesse necessaria in alcuni casi, ridurre questa pratica comporterebbe comunque un certo sollievo alle prigioni, sovraccariche, oltre che a chi si trova incarcerato al loro interno.

Il Belgio è il paese Ue in cui la situazione cambierebbe di più, se non fossero detenute in carcere le persone non condannate (61 punti percentuali di differenza).

I dati sono aggiornati al 31 gennaio 2021, tranne nel caso di Malta (2020).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Deutsche welle e consiglio d'Europa
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Luglio 2022)

In Belgio ad esempio il tasso di occupazione delle strutture carcerarie diminuirebbe di oltre 60 punti percentuali, passando dal 158% al 97%.

Tranne che in Romania, dove il tasso di occupazione con soli detenuti condannati si attesta al 107%, il problema del sovraffollamento sarebbe praticamente risolto in tutti gli altri paesi Ue.

European data journalism network, i dati nel resto dell'Europa

Openpolis fa parte dell'European data journalism network, una rete di realtà che si occupano di data journalism in tutta Europa. La versione originale di questo articolo è di El orden mundial, un giornale europeo, ed è partner di Edjnet. I dati relativi alla detenzione preventiva nei paesi Ue sono disponibili qui.

Foto: Tyler Rutherford - licenza

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