I comuni non spendono abbastanza sul diritto all’abitare Bilanci dei comuni

I comuni contribuiscono alla gestione del sistema dell’edilizia abitativa pubblica, oltre a garantire dei sussidi per i pagamenti sulle case di proprietà. Mediamente, i comuni italiani spendono 1,28 euro a persona.

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Negli ultimi mesi il tema del diritto alla casa è stato centrale all’interno del dibattito, anche grazie alle proteste degli studenti universitari sul caro affitti nelle grandi città.

Si tratta di una condizione che grava sulle spalle delle fasce di popolazione più fragili e mina la loro possibilità di avere a disposizione adeguati spazi abitativi a prezzi non eccessivi. Nonostante i comuni non abbiano una diretta competenza sugli alloggi studenteschi, possono contribuire a garantire il diritto all’abitare della comunità nel suo complesso, soprattutto ai gruppi più economicamente deboli, attraverso uscite che vengono contabilizzate all’interno dei bilanci.

Dai dati disponibili risulta che la maggior parte delle famiglie nel nostro paese vive in un’abitazione di proprietà. Nel 2021 il 70,8% risulta residente in un’abitazione di proprietà. Il 12,8% sostiene un mutuo. Circa 2,2 milioni di nuclei sono stati registrati in situazioni di usufrutto oppure di titolo gratuito.

L’affitto rimane comunque il contratto abitativo più diffuso tra le famiglie meno abbienti: tra i più poveri, la percentuale dei nuclei familiari in affitto è pari al 31,8%, valore che scende all’11,3% tra i più benestanti.

In un contesto complesso, in cui le famiglie più indigenti e quelle monoreddito fanno più fatica a sostenere il peso economico di un mutuo o di un affitto, sono cruciali adeguate politiche abitative. I comuni gestiscono questo ambito sotto le direzioni definite dallo stato centrale.

Le spese per il diritto alla casa

Nella missione di spesa dedicata ai diritti e alle politiche sociali, c’è una voce specifica per gli interventi per il diritto alla casa. Si includono qui gli aiuti per le famiglie per il pagamento di ipoteche o di interessi sulle case di proprietà. Sono comprese anche le uscite legate all’assegnazione degli alloggi economici e popolari.

Non sono considerate le spese per la progettazione, la costruzione e il mantenimento di suddetti alloggi. Queste operazioni infatti sono comprese nella missione dedicata all’assetto del territorio e all’edilizia abitativa pubblica.

I dati mostrano la spesa per cassa per il diritto alla casa. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Palermo perché alla data di pubblicazione non risulta accessibile il bilancio consuntivo 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Gennaio 2023)

Per quel che riguarda il diritto all’abitare, le tre città che spendono di più si trovano nelle zone del centro-nord del paese: Genova (58,26 euro a persona), Bologna (33,31) e Firenze (15,14). Uscite minori invece a Trieste (1,40), Catania (0,84) e Messina (0,74). A Napoli non si registrano spese per la voce considerata. Tuttavia, spese maggiori o minori non definiscono giudizi di valore su come viene trattata una materia. Inoltre, spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata.

I dati mostrano la spesa per cassa per il diritto alla casa. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Gennaio 2023)

Si alternano città che riportano andamenti più regolari (come Roma) a quelle con particolari incrementi di spesa negli ultimi anni considerati. Il più evidente è quello della città di Genova, che passa da 10,27 euro a persona registrati nel 2019 a 58,26 nel 2021. Aumenti anche a Bologna, tra 1,90 del 2019 e 33,31 del 2021, e Bari che rispetto ai due anni precedenti spende circa 15 euro pro capite in più.

Mediamente, si tratta di una voce che registra una spesa piuttosto bassa: i comuni italiani riportano uscite pari a 1,28 euro pro capite. A spendere di più sono le amministrazioni della Toscana (4,31), del Friuli-Venezia Giulia (2,46) e della Liguria (2,34). Uscite minori invece nei comuni trentini (0,15), siciliani (0,04) e altoatesini, che non riportano in media delle spese significative.

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano la spesa per cassa per il diritto alla casa. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Gennaio 2023)

Tra i comuni italiani, è Somano, in provincia di Cuneo, quello che registra le spese maggiori. Si tratta di 157,49 euro pro capite. Seguono Ales (Oristano, 132,23), Baradili (Oristano, 131,58) e Jenne (Roma, 119,55). Sono tutti comuni in cui risultano registrati pochi residenti: stando ai dati del censimento della popolazione 2021, soltanto nell’amministrazione di Jenne si superano i mille abitanti.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da Openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un’attività di monitoraggio civico dei dati, con l’obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto: wikimedia commonslicenza

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