Nel 2024 sono scesi al 15,2% i giovani che non studiano e non lavorano, ma l'Italia resta il secondo paese dove il fenomeno incide di più. In particolare tra i non laureati, nelle aree urbane e nelle città del mezzogiorno.
Le opportunità di occupazione e la condizione lavorativa di chi ha avuto la possibilità di studiare sono sistematicamente migliori. Tuttavia, oggi purtroppo sono soprattutto i figli dei laureati ad andare avanti negli studi, rendendo lo svantaggio sociale di fatto ereditario.
In Italia spesso è sulle donne che - per stereotipi di genere consolidati - ricade il compito di dedicarsi ai figli. Anche per questo l'occupazione femminile è più bassa. Investire su asili nido e scuole dell’infanzia può contribuire a invertire la tendenza.
Disuguaglianze eccessive nella condizione di partenza delle famiglie portano spesso alla riproduzione di divari educativi, sociali ed economici che ricadono su bambine e bambini. Condizioni di lavoro eque potrebbero contribuire a ridurre tali divari.
In Italia il 16,2% di bambini e adolescenti vive in una casa con problemi strutturali, oltre il 40% in una situazione di sovraffollamento. Ricostruire il fenomeno in chiave territoriale è difficile, ma necessario per le politiche di contrasto alla povertà minorile.
I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi “Italia a 3 punti dall’obiettivo del 33% sugli asili nido“. Ascolta il nostro […]
Nel 2022 sono saliti a 30 i posti in asili nido e servizi prima infanzia ogni 100 bambini residenti in Italia. Un aumento in parte dovuto alla crescita dei posti, in parte al calo delle nascite. Restano divari territoriali su cui intervenire.
Nel 2022 il 92,7% dei minori tra 3 e 5 anni ha partecipato all'istruzione pre-primaria. Un dato in crescita rispetto al 2021, ma i livelli pre-pandemici non sono ancora recuperati. Uno sforzo ulteriore è necessario in vista del nuovo obiettivo Ue del 96%.
Sono oltre 21mila i minori stranieri non accompagnati in Italia, bambini e giovani che proprio per questa condizione necessitano di tutele specifiche. Un modello di accoglienza e integrazione diffuso dovrebbe rappresentare uno dei cardini di questo approccio.