L’aumento illusorio dell’Aps nei paesi Dac Cooperazione

Nel 2022, secondo i dati preliminari dell’Ocse, l’Aps è aumentato del 13,6% rispetto all’anno precedente. Un incremento che però scende al 4,6% se si considera solo l’aiuto genuino e che cala ulteriormente se si esclude anche la componente di aiuto episodico.

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Nel 2022 le risorse che i paesi Ocse Dac hanno dedicato all’aiuto pubblico allo sviluppo sono aumentate rispetto al 2021. È quanto emerge dai dati preliminari rilasciati nel mese di aprile dall’Ocse. Il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e reddito nazionale lordo (Rnl) ha raggiunto lo 0,36%. Una cifra in aumento che tuttavia è ancora molto lontana dall’obiettivo internazionale, che prevede da più di 50 anni l’impegno di dedicare all’Aps una quota del Rnl pari allo 0,70%.

L’incremento va inoltre ridimensionato alla luce del fatto che ad aumentare è stata soprattutto la componente gonfiata dell’aiuto, in particolare quella relativa alle spese per i rifugiati nel paese donatore. Tale voce nel 2022 ha superato, nei paesi Ocse Dac, i 29 miliardi di dollari (la cifra più alta mai registrata), per il 14,4% del totale di tutto l’Aps. A questo si sono aggiunte una serie di voci di spesa, in particolare l’assistenza alla popolazione ucraina e le risorse per contrastare la pandemia da Covid-19 che, pur essendo fondamentali, rappresentano delle forme di aiuto episodico e non replicabile. Ovvero aiuto che, una volta che queste crisi saranno risolte (sempre considerando la possibilità di una crisi protratta derivante dalla guerra in Ucraina), rischierà di venire meno. Tenendo conto di queste componenti, si può affermare che l’aumento dell’Aps nel 2022 è stato soltanto apparente.

Nel 2022 aumenta l’aiuto pubblico allo sviluppo nei paesi donatori

I dati preliminari recentemente rilasciati dall’Ocse rilevano un marcato aumento delle risorse destinate dai paesi del comitato Dac ai progetti di cooperazione allo sviluppo. In termini assoluti, l’incremento ha raggiunto un notevole +13,6%, passando da 186 a oltre 211 miliardi di dollari tra 2021 e 2022 (a prezzi costanti). Più contenuto nel caso del rapporto Aps/Rnl, visto il parallelo aumento del reddito nazionale lordo, rispetto agli anni dello scoppio della crisi pandemica.

0,36% il rapporto Aps/Rnl dei paesi Ocse Dac nel 2022.

Nel 2021 questo dato si attestava allo 0,33%. Disaggregando il dato e analizzandolo a livello nazionale, vediamo che la situazione è fortemente diversificata da paese a paese.

I dati sono preliminari. Non sono disponibili quelli relativi al reddito nazionale lordo irlandese e sono stati riportati come proxy.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: mercoledì 12 Aprile 2023)

Solo Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Germania e Danimarca hanno già raggiunto l’obiettivo, previsto per il 2030, di destinare lo 0,70% del proprio Rnl all’aiuto pubblico allo sviluppo. Agli ultimi posti invece si trovano Grecia, Slovacchia, Corea e Australia con quote inferiori allo 0,20%. Anche l’Italia, con lo 0,32%, è lontana dall’obiettivo.

Il peso dell’aiuto gonfiato

Come evidenzia l’Ocse, l’aumento delle risorse è dovuto principalmente all’aiuto gonfiato, e nello specifico alle spese destinate all’accoglienza dei rifugiati nel paese donatore. Nel 2022 queste hanno raggiunto il livello più elevato mai registrato, superando i 29 miliardi di dollari (a prezzi costanti).

Se consideriamo soltanto l’aiuto genuino, inteso come l’Aps al netto della spesa per i rifugiati nel paese donatore, la crescita registrata tra 2021 e 2022 passa infatti dal 13,6% a un molto più contenuto 4,6%.

Considerando solo l’aiuto genuino, 12 paesi hanno registrato un calo tra 2021 e 2022.

Analizzando i singoli paesi, nel caso dell’aiuto complessivo solo in 4 si è registrato un calo nel passaggio tra 2021 e 2022. Parliamo di Ungheria, Grecia, Australia e Nuova Zelanda. Mentre nel caso specifico dell’aiuto genuino il calo ha riguardato 12 paesi, inclusa anche l’Italia. Per quanto riguarda i restanti 18 che hanno invece visto un aumento anche nel caso dell’aiuto genuino, l’incremento più marcato lo ha riportato la Lituania (+69,5%), seguita dalla Slovenia (+32%).

Questa differenza è imputabile al fatto che, in molti stati (in particolare quelli che hanno ricevuto un maggior numero di rifugiati), l’aiuto gonfiato ha avuto un peso molto significativo. Mediamente le spese per i rifugiati nel paese donatore, nei paesi Ocse Dac, hanno costituito oltre il 14% dell’aiuto pubblico allo sviluppo nel 2022.

14,4% l’aiuto gonfiato sul totale dell’Aps nei paesi Ocse Dac (2022).

I dati sono preliminari. Non sono disponibili quelli di Lussemburgo e Australia. Nel caso del Belgio, non sono inclusi i costi relativi all’accoglienza di rifugiati protetti dalla direttiva Ue di protezione temporanea, riattivata dopo l’invasione dell’Ucraina. La Slovacchia ha scelto di includere solo i costi dei donatori ammissibili relativi a richiedenti asilo legali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: mercoledì 12 Aprile 2023)

In Repubblica Ceca, Polonia e Irlanda la quota di aiuto gonfiato supera la metà dell’Aps totale. Nel caso di Repubblica Ceca e Polonia, l’incremento è dovuto alla loro posizione geografica, che dallo scoppio della guerra ha fatto sì che accogliessero numeri molto elevati di profughi ucraini. Mentre il caso dell’Irlanda, secondo l’analisi dell’Ocse, si spiega con un aumento sia delle risorse per l’accoglienza dei rifugiati che dei contributi alle organizzazioni internazionali.

Per quanto riguarda l’Italia, essa è ottava tra i paesi Ocse Dac (22,9%). Agli ultimi posti invece Ungheria, Corea, Giappone e Slovacchia con quote inferiori all’1%.

Emblematico il caso della Repubblica Ceca, dove l’Aps totale è aumentato del 167% mentre l’aiuto genuino è addirittura calato del 6%. Una differenza ancora più marcata nel caso della Polonia, la quale tuttavia registra in entrambi i casi un dato positivo: +256% per l’Aps totale, appena +28% isolando l’aiuto genuino.

Oltre alla componente gonfiata, molti investimenti hanno avuto carattere episodico

Un’ampia parte dell’Aps nel 2022 è stata quindi destinata all’aiuto gonfiato, il che suggerisce che l’aumento rilevabile rispetto al 2021 andrebbe ridimensionato. Ma c’è anche il fatto che molte risorse allocate, all’interno dello stesso aiuto genuino, sono state di carattere episodico.

Parliamo per esempio delle risorse per l’emergenza ucraina, che nel 2022 hanno raggiunto la cifra di oltre 16 miliardi di dollari e hanno pesato per il 7,8% dell’Aps totale (di cui 1,8 miliardi in assistenza umanitaria). A questi fondi si aggiungono anche gli 11,2 miliardi destinati alla gestione dell’emergenza Covid, ancora significativi seppure in netto calo rispetto all’anno precedente (-45%). Se si tiene conto sia dell’aiuto gonfiato che di quello episodico, risulta evidente che è problematico parlare di una vera e propria crescita dell’Aps nel 2022. Si tratta infatti di una crescita completamente illusoria, che non dà alcuna indicazione di un maggiore impegno da parte degli stati Ocse per la cooperazione internazionale.

Quelle dedicate all’Ucraina e alla lotta alla pandemia sono certamente risorse fondamentali, ma che ci si augura si renderanno sempre meno necessarie, quando queste crisi verranno almeno contenute. Il che pone la questione di cosa succederà nel futuro prossimo: saranno sostituite da altri fondi, investiti nella cooperazione allo sviluppo, o semplicemente scompariranno?

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics Ouagadougou

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