Anche i comuni spendono per la protezione civile Bilanci dei comuni

I comuni sono i primi enti che vengono chiamati all’intervento in caso di emergenza sul territorio, anche se non sono l’unico soggetto di un sistema di protezione civile in realtà molto articolato.

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I recenti eventi climatici estremi che hanno colpito l’Emilia-Romagna hanno riaperto il dibattito sulle azioni preventive che possono essere messe in campo per limitare gli effetti di questi fenomeni. Il sistema che si occupa di questi aspetti è il servizio nazionale della protezione civile al quale contribuiscono una pluralità di soggetti, sia di livello nazionale come il presidente del consiglio dei ministri, che territoriale, come i presidenti delle regioni. Anche i comuni ne fanno parte, con un ruolo minoritario rispetto ad altri, con uscite che vengono poi contabilizzate nei bilanci.

Il servizio nazionale della protezione civile si occupa di gestire nell’immediato le calamità naturali e tutelare la popolazione. Come definito dal decreto legislativo 1/2018, sul piano operativo sono coinvolti soggetti dell’emergenza come i vigili del fuoco, la croce rossa e il volontariato organizzato della protezione civile. Per quel che riguarda invece l’aspetto amministrativo, lo stato e gli enti territoriali si dividono le competenze.

La complessità di questo sistema è delineata al terzo articolo del decreto citato. I soggetti che fanno parte del servizio nazionale sono: il presidente del consiglio dei ministri, che ha autorità nazionale ed è titolare delle politiche in materia, i presidenti delle regioni e delle province autonome che esercitano la loro funzione entro i limiti dell’area di competenza e i sindaci, autorità territoriali più vicini alle dirette esigenze della popolazione.

Il grafico mostra la spesa per la missione relativa al soccorso civile in cui sono incluse anche le uscite per la protezione civile. I dati fanno riferimento ai rendiconti della gestione per il 2020.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Openbdap
(consultati: martedì 23 Maggio 2023)

Nel 2020, le regioni italiane erano gli enti che riportavano le spese maggiori per il soccorso civile, missione che comprende anche la protezione civile al suo interno. Si parlava di 173,44 miliardi di euro. Seguivano i comuni (77,14) e le province e le città metropolitane (8,09).

Varie strutture contribuiscono alla protezione civile.

L’amministrazione comunale è la prima chiamata ad intervenire per gestire le calamità naturali, essendo la più vicina alla popolazione. Il sindaco in particolare ha l’incarico di coordinare i soccorsi seguendo piani prestabiliti. Ma è solo uno degli enti che collaborano a questo sistema: altri livelli governativi entrano in gioco nel momento in cui le risorse messe a disposizione dai comuni risultano insufficienti per la gestione dell’emergenza.

Queste attività vengono contabilizzate all’interno della voce specifica sulle spese per la protezione civile. Si comprendono le uscite per gli interventi sul territorio ma anche per il monitoraggio e la prevenzione e il volontariato. Non sono incluse tutte le spese relative alla ricostruzione e al ripristino delle strutture danneggiate che rientrano nella voce “interventi a seguito di calamità naturali” presente nella medesima missione.

I dati mostrano la spesa per cassa per la protezione civile. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Palermo perché alla data di pubblicazione non risulta accessibile il bilancio consuntivo 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: venerdì 19 Maggio 2023)

Le tre grandi città che riportano le uscite maggiori sono tutti capoluoghi del sud: Bari (13,83 euro pro capite), Napoli (10,53) e Messina (9,46). I comuni che invece spendono di meno si trovano tutti nell’area del nord Italia: Bologna (1,18), Verona (0,85) e Trieste (0,14).

Mediamente, i comuni italiani spendono 31,73 euro pro capite per questa voce di spesa. Le amministrazioni che registrano le uscite maggiori sono quelle abruzzesi (564,97) seguite da quelle altoatesine (117,82) e marchigiane (46,44). Spese minori invece nei comuni della Campania (4,17 euro a persona), dell’Emilia-Romagna (3,86) e della Puglia (2,83).

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano la spesa per cassa per la protezione civile. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: venerdì 19 Maggio 2023)

Il comune italiano che spende di più per la protezione civile è Sant’Eusanio Forconese, in provincia dell’Aquila, con 27.563,6 euro pro capite. Seguono altre amministrazioni aquilane: Fontecchio (23.377,90), Prata d’Asidonia (21.600,98) e Navelli (16.827,73). I primi dieci enti territoriali per valore degli importi pro capite sono tutti abruzzesi. Risalire alle motivazioni per cui vengono riportate cifre così alte è molto complesso ma potrebbe incidere la presenza di questi comuni nei crateri sismici dei terremoti che hanno interessato L’Aquila nel 2009 e il centro Italia tra il 2016 e il 2017.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da Openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un’attività di monitoraggio civico dei dati, con l’obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto: Roberto Ferrarilicenza

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