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Dichiarazione di Beatrice DRAGHETTI
Il saluto a Bersani in occasione della sua visita in città
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(24 febbraio 2012) - fonte: Sito personale Beatrice Draghetti - inserita il 10 marzo 2012 da 21
Bentornato, Segretario.E' importante che in occasione della tua visita a Bologna e in particolare nell'appuntamento di questa sera al Teatro Manzoni parliamo di noi e di quello che vogliamo fare anche come PD per il nostro Paese.
Prendo le mosse da una considerazione: è dall'emergenza che si può capire che cosa è veramente necessario.
Le eccezionali fatiche di questi ultimi anni, che hanno riempito le analisi di politici, economisti, opinionisti, ma che soprattutto hanno ferito pesantemente la carne viva di moltissimi italiani, parlano di autentico assedio ai cittadini su tanti fronti, anche per stare solo nel nostro territorio: meno lavoro, meno servizi, meno cultura, meno star bene, meno progetti, meno speranza... Ma non è come togliere via via soprammobili da una mensola, che la mensola rimane sempre quella.
L'aggressione, così pesante e ingombrante rispetto a profili ed esperienze indispensabili per una vita buona, sgretola anche dal di dentro le persone e avvelena le dinamiche della convivenza, facendoci ritrovare, non solo più poveri, ma anche più soli, disorientati e disincantati... Perché, tra l'altro, ci sono un sacco di cose che non si riescono proprio a capire anche se ce le spiegano: perché per salvare un Paese bisogna licenziare migliaia di persone, dimezzare stipendi e pensioni, cosa significa salvare?
Perché le banche non danno più soldi a chi ne ha bisogno? Perché ricchezze smisurate continuano a schiaffeggiare stipendi di giovani che corrispondono al costo di un paio di occhiali di medio valore? Ma le mancate risposte a domande di senso e di buon senso sono particolarmente devastanti.
Consapevole che quello che ci manca (anche al nostro partito) non sono certo le proposte per affrontare i problemi sia singolarmente presi sia anche nella consequenzialità di filiera, io vorrei mettere in carico a noi e all'attività del partito particolarmente la responsabilità di contribuire a tenere agganciata la vita delle persone a un senso, a un progetto, a una visione di futuro che consenta non solo di reggere il peso del presente, ma anche di motivare i cambiamenti necessari e di ricostruire insieme una nuova direzione di futuro personale e comunitario.
Il Presidente Napolitano, nella prolusione in occasione del conferimento a Bologna della laurea honoris causa, richiamando l'insostituibilità dei partiti, il cui rifiuto conduce alla fine della democrazia e della libertà, ha sollecitato il loro autorinnovarsi e ne affidava il senso alle parole di Thomas Mann: "La politica racchiude in sé molta durezza, necessità, amoralità, molte concessioni alla materia, molti elementi troppo umani e contaminati di volgarità, ma non potrà mai spogliarsi del tutto della sua componente ideale e spirituale, mai rinnegare totalmente la parte etica e umanamente rispettabile della sua natura".
Credo che l'autorinnovamento possa oggi passare anche attraverso il farsi carico in qualche modo dell'umanità che per effetto di questo deragliamento di civiltà si è ritrovata schizzata, arrabbiata, delusa in ciò che credeva un sicuro centro di gravità. Come? Recuperando dimensioni, esperienze, percorsi disattesi o abbandonati, preferendoli decisamente a sedute sfinenti sui regolamenti, a dibattiti astratti, a dinamiche autoreferenziali....
Il nostro partito è ricco di risorse: cittadini generosi, amministratori dedicati, dirigenti sul pezzo.
Credo che la cosiddetta antipolitica (che è una conseguenza), ma soprattutto pratiche disoneste accumulatesi nei decenni nel vasto campo della politica e delle amministrazioni pubbliche, assieme a tanto bene e a tante eccellenze che però fanno pochissimo rumore, ci facciano oggi pagare un conto salatissimo, che avvertiamo come profondamente ingiusto, nell'accanirsi anche ingiustificato contro di noi. Ma è successo un guaio culturale davvero grande e noi paghiamo magari per quello che non abbiamo fatto: ma è un giogo a cui non possiamo sottrarci e che esige che diamo risposte, nei fatti, di alto profilo morale, di interesse autentico per le persone, di condivisione, nei fatti, di ciò che stringe oggi la loro vita.Perfino il lessico dobbiamo in qualche caso cambiare: non ci siamo noi e loro, i cittadini, ma siamo noi. Fateci caso, mi è capitato spesso di sentire qualche parlamentare intervistato dire:" Gli Italiani devono...." O ci acconciamo ad esprimere e comunicare sempre condivisione o il rifiuto nei nostri confronti sarà destinato a crescere.
Come amministratori e dirigenti di partito abbiamo un compito particolare e urgente oggi e che mi riesce bene descrivere prendendo a prestito le parole di Alessandro Natta in alcune pagine del suo diario relative al suo internamento in un lager assieme al cattolico Giuseppe Lazzati. "Subito trovammo, pur partendo da culture diverse, il terreno e lo scopo di un'opera comune e solidale: quella dell'incoraggiamento morale e della maturazione politica dei tanti prigionieri che, travolti dalla sconfitta e dall'umiliazione nazionale, penavano a darsi ragione degli avvenimenti e a recuperare un ideale e una speranza. Cercammo di diffondere tra di loro un concetto nuovo - antifascista e democratico - di patria e di impegno civile, una fiducia nella rinascita nazionale e nel riscatto sociale degli italiani. Poi il dialogo tra di noi si fece più stringente, attorno al tema grande e inedito di quale Italia costruire dalle ceneri della disfatta. Lui cattolico, io laico e già comunista ed altri compagni di differenti convinzioni filosofiche e politiche, ci confrontammo, con entusiasmo di costruttori, sui caratteri, i fondamenti, i fini di una nuova comunità nazionale".
Questa strada, ritrovata, potrebbe aiutarci magari a risolvere anche il problema delle primarie....
Grazie, Segretario, per tutta la tua fatica per il partito e per il Paese.
Fonte: Sito personale Beatrice Draghetti | vai alla pagina » Segnala errori / abusi