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Dichiarazione di Maurizio Enzo LUPI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  - Vicepres. Camera  


 

I ballottaggi? Un voto politico per dire basta ad attacchi e delegittimazioni

  • (18 giugno 2009) - fonte: www.ilsussidiario.net - inserita il 18 giugno 2009 da 4778

    Ballottaggi e referendum elettorale: il 21 e il 22 giugno si torna alle urne, e le sfide aperte sono importanti. Sebbene sia naturale, da parte degli elettori, un certo “rilassamento” dopo la sbornia elettorale appena passata, è comunque fondamentale capire per che cosa si vota domenica e lunedì prossimi, e quali sono i contenuti politici di questo appuntamento.
    Secondo il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi è proprio sul contenuto politico dei ballottaggi - soprattutto di quelli, come ad esempio Milano, che più sono sotto i riflettori dei media - che è necessario concentrarsi. La situazione attuale, in particolare l’asprezza dello scontro politico cui stiamo assistendo in questi giorni, secondo Lupi richiede, realisticamente, la concretezza di un voto politicamente “utile”.
    Lupi, qual è il particolare significato politico dei ballottaggi per cui si vota domenica e lunedì prossimi?
    Come sempre, anche in questo caso bisogna guardare con estremo realismo alla situazione contingente. Abbiamo alle spalle le elezioni europee, che hanno dato un esito chiaro: un’affermazione e quindi un consolidamento della maggioranza di governo, e una forte stabilizzazione del Popolo della libertà, sebbene non abbia raggiunto quel 40% che era stato indicato come uno degli obiettivi cui si poteva aspirare. Oltre a questo, ci sono state le elezioni amministrative, che hanno registrato una forte domanda di cambiamento e di discontinuità in molte delle realtà locali che fino a ieri erano amministrate dal centrosinistra. In questo contesto i ballottaggi di domenica possono assumere un forte significato politico, alla luce anche della situazione di grande asprezza e durezza dello scontro tra maggioranza e opposizione.
    Perché il voto dei ballottaggi potrebbe aiutare a modificare questo contesto di muro contro muro?
    Innanzitutto bisogna ricordare che tale scontro politico è assolutamente negativo: il continuo e pesante attacco finalizzato sempre a demonizzare l’avversario con mezzi non politici è qualcosa che va contro l’interesse di tutti. Continua infatti a protrarsi (lo abbiamo visto anche ieri) quello che già è successo in campagna elettorale: non il confronto e magari anche lo scontro sui contenuti e sul merito delle questioni, ma la delegittimazione dell’avversario attraverso argomenti che nulla hanno a che fare con il dibattito politico. Quindi i ballottaggi possono aiutare a dare un segnale: confermare il dato emerso il 6 e 7 giugno, e dare più voce agli italiani che vogliono essere governati da chi è stato votato, e che vogliono giudicare la maggioranza sulla base di quello che fa.
    Uno degli appuntamenti più importanti è certo quello della provincia di Milano: anche in questo caso dunque vale il richiamo al voto “politico”?
    Quello è naturalmente il palcoscenico più importante e più in vista. Proprio lì è necessario far esprimere con chiarezza un voto che bocci la politica di un partito come il Pd, che ha perso la sua identità popolare, cosa di cui sicuramente mi dispiaccio. Il Pd di Franceschini ha dimenticato le radici popolari, ha perso il contatto con la gente, non è in grado di dare risposte ai problemi che il popolo pone su temi come sicurezza, economia, welfare, e sceglie per giunta la strada populista e giustizialista di Di Pietro. Allora credo che sia utile una bocciatura di questa linea, anche in vista del congresso che il Partito democratico dovrà fare in autunno.
    Quindi lei richiama a un segnale politico in entrambe le direzioni: utile alla maggioranza, ma utile anche all’opposizione per cambiare linea?
    Sì. Per chi governa il segnale deve essere quello di capire, proprio perché si tratta di elezioni amministrative, che la vera sfida è sui contenuti, e consiste nella responsabilità, una volta vinte le elezioni, di intervenire sui temi che contano (i servizi, le infrastrutture, il grande tema della sussidiarietà negli enti locali, la libertà di impresa ecc.); per l’opposizione, il segnale deve essere il richiamo a confrontarsi su questi temi, e non a scegliere la strada che sembrerebbe la più facile per aumentare il consenso, ma che in realtà non sortisce altro effetto che allontanare ancor più la gente dalla politica.
    Domenica si vota anche per il referendum: qual è la sua posizione in merito?
    Due anni fa, quando fu proposto, fui uno dei sostenitori più convinti del referendum. Questo perché allora avevamo un quadro politico totalmente differente: le coalizioni erano concepite solo come modo per contrastare l’avversario, e si metteva dentro tutto e il contrario di tutto pur di vincere. Inoltre, c’era una proliferazione enorme di partiti: in Parlamento c’erano ben 21 gruppi. Ora la situazione è cambiata.
    Che cosa è cambiato adesso?
    Nelle elezioni del 2008, anche grazie all’iniziativa politica di Veltroni e Berlusconi e le scelte del Pd e del Pdl, il sistema si è semplificato: in Parlamento non abbiamo più 21 gruppi, ma 5; le coalizioni non si fanno più per abbattere il nemico, ma sulla base di una condivisione di valori e di programmi, come accade tra Pdl e Lega. E quando ci si allontana da questa strada si viene puniti, come dimostrano le bocciature dei partiti minori. A un anno di distanza i cittadini hanno confermato questa strada. A questo punto, che senso ha ancora il referendum? E che implicazioni avrebbe un referendum che portasse un partito dal 35% delle urne al 51% del Parlamento? E lo dico, evidentemente, anche contro l’interesse immediato del Pdl. Il Parlamento, nella sua autonomia, deve ora lavorare per rafforzare questa semplificazione del sistema che già è stata attuata. Tanto più che questo referendum non affronta l’aspetto che sarebbe più importante, cioè la partecipazione dei cittadini attraverso le preferenze.
    In sintesi: non voterà per il referendum?
    Esatto: domenica andrò a votare convintamente al ballottaggio per Podestà, mentre invece non ritirerò le schede per il referendum.

    Fonte: www.ilsussidiario.net | vai alla pagina
    Argomenti: referendum elettorale, voto, pdl, ballottaggio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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