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Dichiarazione di Massimo DONADI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«La rottura di un'alleanza non si decide in un salotto». - INTERVISTA

  • (21 ottobre 2008) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - inserita il 21 ottobre 2008 da 31

    «La rottura di un'alleanza non si decide in un salotto televisivo, se non altro per una questione di educazione».
    Massimo Donadi, presidente dei deputati dell'Italia dei Valori alla Camera, non ha fretta di sottoscrivere la fine dell'accordo tra il suo partito e il Pd: anzi, chiarisce che «nonostante le dichiarazioni di Veltroni ci sentiamo ancora alleati, e abbiamo tutta la buona volontà di rinsaldare l'accordo e trovare un modo proficuo di stare insieme. Ma...».
    Ma?
    «Ma per noi un'alleanza è un fatto profondo e strutturale: o si condivide dagli enti locali al Parlamento nazionale un progetto comune, e si cerca di costruire un'identità di sentimenti, oppure non ci stiamo. Non ci interessano le convenienze elettorali».
    Quindi: o alleati dappertutto, o ciascuno per la propria strada?
    «Evidentemente abbiamo una visione più virtuosa di quella del Pd, una coalizione si costruisce lavorando dal territorio ma creando humus che si rifletta a livello nazionale: o stanno insieme, o insieme cadono. Non ci interessano accordi di convenienza, di potere, di gestione degli interessi elettorali locali. Come si può governare insieme sul territorio se a livello nazionale si è deciso di prendere due strade separate? È una contraddizione di termini: perciò o saremo alleati ovunque, o saremo divisi dappertutto».
    Veltroni ha chiarito che in Tv ha detto cose già dichiarate altre volte.
    «Verificheremo. Ma se c'è la volontà unilaterale del Pd di trovarsi in pervicace solitudine, peggio per loro».
    Non crede alla precisazione di Veltroni?
    «Ha detto poche verità. Prima ci ha addebitato il venir meno al patto sulla formazione del gruppo unico in Parlamento, dimenticando che cinque mesi fa c'era anche lui in una conferenza stampa con Franceschini, Di Pietro e il sottoscritto per spiegare i motivi di quella scelta condivisa. Poi ci ha dato degli "analfabeti" rispetto al vocabolario democratico della sinistra. Eppure, quando facemmo la coalizione Franceschini ci disse che le nostre posizioni in materia di sicurezza e immigrazione avrebbero dovuto "contaminare" il centrosinistra che si era posto su posizioni ideologiche e non pragmatiche».
    Però una delle accuse che sono mosse contro di voi riguardano proprio un eccesso di "ideologia antiberlusconiana" e una ridotta pragmaticità che rischiano di portare l'opposizione a un isolamento.
    «Guardi, oggi e domani a Roma si svolge un seminario sul federalismo fiscale organizzato dall'Idv con la partecipazione di docenti, esperti, e del ministro Calderoli: le sembra l'atteggiamento di una forza che sceglie l'Aventino? E il 99% dei voti in aula di Pd e Idv sono identici. Allora, delle due l'una: o anche loro dicono sempre "no", o dicono il falso».
    Magari è una questione di toni diversi.
    «La verità è che il Pd è un partito con una bussola che non funziona più: non riesce a darsi un indirizzo politico chiaro, è lacerato da divisioni e incertezze interne e fatica a fare sintesi tra le tante posizioni individuali. Così, cerca di scaricare la sua fragilità e le sue incertezze su un alleato che sta diventando purtroppo per loro competitivo, perché subito ha espresso idee chiare e che si dimostra unito, compatto, coeso. Ma tutto questo è un regalo a Berlusconi, che ha gioco facile a dare un'immagine dell'opposizione divisa e in balìa degli eventi».
    È possibile che questo strappo indichi la volontà del Pd di guardare a una possibile alleanza con l'Udc invece che con voi?
    «Tutto può essere: il problema del Pd è che sta dimenticando di guardare ai suoi elettori, e prende posizioni che li lasciano spaesati. Non voglio lanciarmi in interpretazioni: ma in politica contano anche i numeri, ed è difficile pensare a una coalizione di centrosinistra che punta a vincere senza i voti dell'Idv. E poi il consenso al partito di Casini viene da un elettorato sostanzialmente di centrodestra: ad allearsi, ci rimetterebbero entrambi. Farebbero il male del Paese, ma un grande regalo a noi che resteremmo gli unici interpreti della cultura di sinistra».
    Quindi l'alleanza tra l'Idv e il Pd è inevitabile?
    «Noi crediamo che questo accordo non possa che essere mantenuto. Andremo a vedere le reali intenzioni di Veltroni, speriamo che si sia trattato solo di una dichiarazione avventata e daremo la piena disponibilità a ribadire l'alleanza. Certo, non siamo il partner al quale si può dire: "Sto con te lunedì e martedì, poi gli altri giorni ho una relazione con un'altra". Non ci resterebbe che prendere atto che il Pd ha deciso di non volerci come alleati. A quel punto cercheremo soluzioni diverse, probabilmente correremo da soli con il nostro simbolo».
    O magari cercherete alleanze nella sinistra che non è più rappresentata in Parlamento?
    «Alle ultime elezioni abbiamo fatto un'alleanza con il Pd proprio perché abbiamo aderito all'impostazione di Veltroni di lavorare per costruire un centrosinistra riformatore e democratico, che esca dalla cultura dei veti tipica della sinistra radicale e dalle secche del pregiudizio ideologico. Tuto ciò renderebbe difficile un'alleanza proprio con quella sinistra».

    Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti | vai alla pagina
    Argomenti: centrosinistra, alleanze, pd, Idv | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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