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Dichiarazione di Umberto VERONESI

Alla data della dichiarazione: Senatore


 

Basta firmare questo modulo per ottenere che la volontà sia rispettata - Intervista

  • (24 luglio 2008) - fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi - inserita il 25 luglio 2008 da 31

    «Ci risultano compilati qualche migliaio di moduli. Minimo 5 mila. Ma è difficile dirlo con certezza perché noi consigliamo di compilare il modulo in tre copie: una va conservata personalmente, una va consegnata al fiduciario - vale a dire la persona, o le persone, a cui si affida l’esecuzione della propria volontà - e una terza può essere consegnata al medico di fiducia».Anche oggi il Riformista pubblica il modulo redatto dalla Fondazione Veronesi per fare testamento biologico, dopo averlo fatto nei glomi scorsi. Lo stesso Veronesi - padre italiano di questa battaglia e oggi senatore del Pd - spiega a che cosa serve, che fini si propone e come va utilizzato il testamento biologico.
    Senatore, innanzitutto, considerando che spesso si finisce per fare confusione, potrebbe brevemente spiegare cosa si intende per testamento biologico e cosa si intende per eutanasia?
    «Il testamento biologico è la manifestazione scritta della propria volontà circa i trattamenti che si vogliono o non si vogliono ricevere (in sostanza l’accettazione o il rifiuto della vita artificiale) da utilizzare nel caso in cui, per sopravvenuta incapacità, non si ci si potesse esprimere di persona. E l’estensione del consenso informato alle cure per i casi di perdita della coscienza individuale. L’eutanasia in un certo senso è il contrario: è la richiesta lucida, cosciente e ripetuta di un malato terminale di porre fine ad un vita che egli giudica insopportabile per il dolore causato dalla malattia».
    Ultimamente, a proposito di testamento biologico, ha dichiarato che «una legge sarebbe auspicabile ma non e necessaria», ritiene dunque che nell’ordinamento italiano esista già un diritto nei pazienti basato sulla Costituzione, sul consenso informato e sul codice deontologico dei medici?
    «Esattamente. La nostra Costituzione afferma la libertà di cura all’articolo 32: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge: la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Il consenso informato nel nostro paese non è solo legittimo ma obbligatorio. Va inoltre considerato l’articolo 34 del codice deontologico dei medici secondo cui il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, non può non tenere conto di quanto precedentemente espresso dallo stesso. E, infine, la Convenzione di Oviedo del 1997, ratificata dall’Italia nel 2001: "I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento non è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in considerazione"».
    É altrettanto vero, però, che in Italia esiste un reato specifico, quello dell’omicidio del consenziente. Dunque, se i pazienti hanno diritto a rifiutare le terapie, i medici che in certe condizioni - come nel caso di Welby o di Nuvoli, ad esempio, che erano in grado di determinare la propria volontà - danno esecuzione alla volontà dei malati rischiano l’incriminazione.
    «Direi che c’è una differenza sostanziale fra omicidio del consenziente e sospensione delle cure, che è la condizione di malattia e dolore fisico della persona interessata. II paziente, in quanto tale, acquisisce diritti relativi alla sua condizione specifica, tra cui quello di rifiutare le cure. Vedi l’articolo della nostra Costituzione appena citato. L’uccisione di una persona sana, è tutt’altra cosa».
    In questa prospettiva diventa molto interessante la vicenda di Paolo Ravasin. Come giudica la sua decisione di pubblicare il suo testamento biologico sul Web?
    «È un gesto dettato, credo, dalla constatazione che nel nostro Paese la volontà del malato non è sufficientemente tutelata. Usando il web, il re dei media che parla a livello mondiale, Paolo ha voluto sgombrare il campo dalle possibili polemiche di interpretazione».
    Diverso è il caso di Eluana Englaro. E si tratta di un caso che dimostra come una legge, per quanto auspicabile, non può risolvere tutti i problemi. Ad esempio, cosa sarebbe accaduto se il padre di Eluana, Beppino, avesse sostenuto - contro le precedenti dichiarazioni della figlia - che Eluana aveva cambiato idea sullo stato di coma prima di avere l’incidente? Insomma, qualche rischio e qualche contraddizione rimarrebbero comunque, o no?
    «Il caso di Eluana è il contrario di quello di Paolo: non c’è nessuna forma documentata della sua volontà, antecedente l’incidente che ha causato il coma vegetativo. I giudici hanno dovuto ricostruire la sua volontà e hanno ritenuto di avere sufficienti elementi. Se ci fosse stato un documento autografo non saremmo qui ad arrovellarci. Non è un problema né di legge né di contraddizione (il testamento biologico è modificabile in qualsiasi momento comunque). E che 20 anni fa in Italia il testamento biologico era qualcosa di assolutamente sconosciuto».
    C’è poi un problema più generale, quello della politica che non è riuscita sinora a prendere decisioni lasciando spazio alla magistratura che è comunque tenuta a decidere quando viene interrogata dai cittadini. Con il rischio - tra gli altri - che giudici diversi decidano diversamente su casi simili. Ora, la politica - e il Pdl in particolare - sta reagendo sostenendo che i magistrati avrebbero scavalcato il Parlamento. L’avvocato della famiglia Englaro si è chiesto dove sia stata la politica negli ultimi 16 anni. Dove è stata, secondo lei, la politica?
    «Assente e paralizzata, come del resto su tutti i temi di etica della scienza. E allora la Magistratura non ha fatto altro che far rispettare i principi della Costituzione. Che siano poi i cittadini a creare i movimenti e sollevare i casi non c’è nulla di strano e non c’è nulla di male. L’abbiamo già detto: una legge non è necessaria e se il Parlamento affossa le questioni importanti per la società, la società fa a meno del Parlamento».
    In ogni caso una legge, seppure un diritto già esista, sembra necessaria quanto meno per ragioni pratiche. Lei ha annunciato un disegno di legge. Rispetto agli 11 testi presentati nella scorsa legislatura che novità ci sono?
    «E’ necessaria una legge semplice, snella e facilmente applicabile e che si concentri sull’autoderminazione del malato, lasciando da parte altre questioni come il limite dell’accanimento terapeutico, le cure palliative. Tutte questioni importanti, ma che fanno perdere di vista l’obiettivo primario: rispettare la volontà del malato».
    Sembrerebbe che ora, sotto la spinta del caso Englaro, sia più il centrodestra ad avere fretta mentre nel centrosinistra sembra essersi fatto strada il timore che il Parlamento ora una legge la riesca ad approvare. Ma una legge a immagine e somiglianza del centrodestra. Rispetto a due anni fa ritiene che il clima sia più favorevole oppure no?
    «Ho sempre detto che la salute e la ricerca non sono né di destra né di sinistra. Non ho cambiato idea ora che siedo a Palazzo Madama. Se la destra approverà una legge sul testamento biologico (e una buona legge) non sarà una vittoria del centrodestra, ma dei cittadini».

    Fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi | vai alla pagina
    Argomenti: parlamento, etica, ricerca, salute, testamento biologico, eutanasia, magistrati, web | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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