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Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: L' Ulivo) 


 

Ora basta alleanze-ammucchiata - Intervista

  • (26 gennaio 2008) - fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi - inserita il 22 febbraio 2008 da 31
    Veltroni non ha sbagliato, è giusto il "no" a coalizioni eterogenee. E se in Veneto Galan si liberasse degli alleati, "ci obbligherebbe ad una seria riflessione". Parola del senatore Paolo Giaretta, segretario regionale del Pd. Da parte di Prodi c'è stata "testardaggine" o "coerenza" nel presentarsi al Senato? "Io propendo per la coerenza. Credo che nel disordine del sistema politico italiano sia giusto tenere alcuni punti fermi: tra l'altro, ricordare che il Parlamento, nei suoi due rami, deve assumersi la responsabilità di un giudizio pubblico sull'attività di governo vuol dire anche far emergere le gravi anomalie prodotte da questa legge elettorale". Si punta l'indice contro Dini e Mastella: ma che parte hanno avuto nella crisi la politica di Veltroni e la stessa nascita del Pd? "Il Pd è nato per cambiare una politica ansimante. Chi pensava che non avrebbe turbato i sonni e le coscienze, non aveva capito niente". Un conto è turbare i sonni, un altro provocare, sia pure indirettamente, la caduta di un esecutivo di centrosinistra... "Il Pd non poteva non affrontare il tema centrale della riorganizzazione del sistema politico e quindi della legge elettorale. Anche se Veltroni avesse colpevolmente voluto ignorare l'argomento, il referendum avrebbe prodotto le stesse difficoltà e le stesse tensioni. È stata un'iniziativa meritoria proprio perché ha tentato di affrontare in anticipo la strettoia. Ed è paradossale accusare Veltroni di aver ostacolato il pacifico cammino del governo quando tra i promotori del referendum ci sono i ministri prodiani". Il Pd terrà fede alla promessa "soli comunque" fatta ad Orvieto? "Premesso che la divisa del "soli comunque" è stata una forzatura comunicativa, il partito deve tenere fede alla scelta fondamentale, cioè il no a coalizioni eterogenee che servono per vincere e non per governare. Ecco perché dobbiamo cambiare la legge elettorale. E se non ci riusciamo, dobbiamo autoriformare la nostra iniziativa politica. Non si tratta di "andare da soli", ma di partire da un progetto di società e quindi da un programma davvero omogenei". Non teme che Prodi possa usare contro Veltroni il suo oggettivo potere d'interdizione? "No. Proprio l'esperienza a Palazzo Chigi, così sofferta, l'avrà convinto che è impossibile ripresentare agli italiani la stessa formula, quel "tutti contro Berlusconi" che per due volte non siamo stati in grado di onorare. Vuol dire che non si può governare questo Paese con coalizioni così frammentate e in un quadro di inimicizia civile". È verosimile che si faccia in poche settimane una riforma elettorale che non si è riusciti a fare in molti mesi? "No. Io sono tra quanti ritengono che sia praticamente impossibile, anche se il Paese ne avrebbe bisogno. Qui sta la responsabilità di chi ha condannato il governo senza predisporre una via d'uscita". La caduta del Prodi II non suscita le passioni del '98. Dipende dal prezzo imposto agli italiani per il risanamento dei conti? "Sono state fatte cose utili, ma scomode. Il paradosso è che oggi, con le risorse disponibili, saremmo stati nella condizione di correggere questo rapporto con l'opinione pubblica". Casomai Galan si dovesse stancare davvero dei suoi alleati, il Pd correrebbe da solo per la Regione? "Se Galan facesse quello che annuncia, sarebbe un esperimento tanto interessante quanto quello del Pd a livello nazionale. Nelle parole del presidente, però, vedo più il fastidio per il venir meno della sua monarchia assoluta che un progetto politico per mettere all'angolo gli alleati. Se lo facesse, sarebbe una novità interessante". E voi rispondereste di conseguenza... "Ci obbligherebbe ad una seria riflessione".
    Fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi | vai alla pagina
    Argomenti: partito democratico, crisi governo prodi, alleanze | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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