Ti trovi in Home  » Politici  » Paolo GIARETTA  » "Al voto con una nuova legge elettorale" - Intervista

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: L' Ulivo) 


 

"Al voto con una nuova legge elettorale" - Intervista

  • (25 gennaio 2008) - fonte: Il Mattino di Padova - Albino Salmaso - - inserita il 22 febbraio 2008 da 31
    "La colpa della crisi non va addossata solo a Mastella ma a Dini e ai piccoli partiti che non accettano la bozza Bianco" Romano Prodi battuto al Senato, unica prospettiva è il voto anticipato. Si andrà alle urne, stando alle indiscrezioni, a maggio. Senza possibilità di cambiare la legge elettorale. Spazi di manovra non ce ne sono. Lo conferma Paolo Giaretta, senatore, ex sottosegretario allo Sviluppo Economico e segretario regionale del Partito democratico, mentre la Cdl esulta per la vittoria: 161 a 156. Prodi è stato battuto al Senato e il dibattito ha registrato l'apoteosi della frammentazione partitocratica, con i senatori confluiti nel Gruppo Misto che hanno parlato a titolo personale. Insomma, un sistema sfuggito ad ogni controllo, capace di creare 38 gruppi tra Camera e Senato. Campioni di trasformismo come Sergio De Gregorio, ex Italia dei Valori, passato subito con Berlusconi. Oppure Franco Turigliatto, che si rifà a Trozski: il comunismo è sepolto, l'Urss si è dissolta ma in Italia c'è chi viene eletto nel nome di una corrente del Prc che si rifà all'avversario-vittima di Stalin. A conti fatti, la crisi di governo avrà se non altro il risultato di far risparmiare un po' soldi destinati alle pensioni dei peones di prima legislatura: con 20 mesi non matura la rendita vitalizia. Senatore Giaretta, lei ritiene che la colpa della crisi sia da addossare solo a Clemente Mastella e all'Uduer? "Sarebbe fin troppo facile tirare la croce addosso solo a Mastella. Il leader dell'Udeur ha aperto la crisi perché non vuole una nuova legge elettorale che ponga fine al potere di veto e di ricatto dei piccoli partiti. E lo stesso discorso vale per Dini che si è sfilato dalla maggioranza quando ha capito che la bozza Bianco non gli consentiva di presentare il simbolo. Ma potrei allargare l'analisi agli altri partiti della coalizione di sinistra, dal PdCI ai Verdi. Quindi Mastella ha fatto cadere il governo con l'obiettivo dichiarato di tornare alle urne con l'attuale legge elettorale: lui si oppone al cambiamento. Ma i cittadini non possono accettare governi instabili e schiavi dei diktat dei piccoli partiti. Bisogna voltare pagina". Ormai è tardi per voltare pagina. Anche se la Corte Costituzionale ha stabilito che il referendum è legittimo, c'è il rischio di farlo saltare col voto anticipato. Lei che ne pensa? "Credo che il presidente della Repubblica dovrebbe affidare a Prodi oppure ad un'altra personalità istituzionale il compito di formare un governo con l'obiettivo esclusivo di rifare la legge elettorale o, in subordine, di consentire il referendum voluto dai cittadini. Si può votare in aprile sulla legge elettorale e a maggio per rifare il Parlamento: i cittadini vogliono e debbono poter decidere". E' assai difficile però che Prodi o un altro candidato premier ottenga la fiducia. Alla Camera non ci sono problemi, ma al Senato senza Udeur e Dini non c'è via d'uscita."Abbiamo preso atto che, con il voto di oggi, Prodi non ha la maggioranza. Eppure io credo che vada esplorata la possibilità di trovare un accordo sulla legge elettorale, la bozza Bianco è ferma in commissione e nel giro di un paio di settimane si può girare pagina. E poi andare alle urne, a maggio". Lei è davvero convinto che sia la legge elettorale la chiave di tutto? "Certo, perché è lo strumento con cui si regola il sistema politico, oggi troppo frammentato. Il Porcellum di Calderoli è su base proporzionale e consente la sopravvivenza dei piccoli partiti alla Camera, purché superino la soglia del 2%. Purtroppo è una pessima legge perché al Senato il premio di maggioranza viene distribuito su base regionale e quindi c'è il rischio di riprodurre un'altra legislatura instabile". Il leader del Pd Veltroni ha affermato che andrete alle urne da soli, senza cioè apparentamenti con la coalizione. Lei non ritiene che questa scelta possa diventare l'anticamera di una sconfitta clamorosa? "Il Pd si presenterà alle elezioni con un programma riformista e su questo costruirà le alleanze. Va rovesciata la logica: nel 2006 abbiamo vinto allargando la coalizione a sinistra a al centro, cercando di mettere insieme Mastella e Turigliatto. Non è possibile. Lo stesso rischio lo corre la Casa delle libertà: non è possibile tenere uniti Storace e la Mussolini con Casini e Tabacci. La storia rischia di ripetersi, a parti rovesciate. Il Pd non ha tentazioni egemoniche, non punta all'autosufficienza ma a creare le condizioni per un'intesa programmatica omogenea". Nel bilancio del governo Prodi spicca il dato della lotta all'evasione fiscale e della riduzione del deficit pubblico: in 20 mesi avete raggiunto obiettivi che l'Ue considera importanti. Avete spremuto gli italiani ed ora consegnate il Paese a Berlusconi: è così o no? "Chi governa deve avere come obiettivo l'interesse generale del paese e non il consenso. Prodi non ha mai inseguito il populismo e lascia un'Italia risanata, che ha incassato 20 miliardi di euro dagli evasori fiscali. Ora si tratta di stabilità con una legge elettorale che stronchi la frammentazione dei partiti".
    Fonte: Il Mattino di Padova - Albino Salmaso - | vai alla pagina
    Argomenti: legge elettorale, referendum elettorale, crisi governo prodi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato