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Dichiarazione di Massimo Cacciari


 

Urlando Berlusconi disarma l'opposizione

  • (22 aprile 2011) - fonte: L'Espresso - inserita il 22 aprile 2011 da 31

    «Con le sue sparate costringe gli altri a difendere i "sacri principi". E a non parlare del resto». «Questa capacità di movimento e di "assalto", non condizionata da alcuna organizzazione di partito e culturalmente estranea a ogni "diplomazia" politica, è sempre stata un'arma essenziale del presidente del Consiglio».

    E' possibile spiegare razionalmente l'escalation berlusconiana? E' pensabile che i toni da guerra civile dell'ultimo periodo esprimano soltanto una delirante paura per i procedimenti giudiziari in corso? oppure è ormai necessario ricorrere a spiegazioni di ordine clinico-psicologico?

    Io credo che, come tutta la storia di questo ventennio ci insegna, il comportamento di Berlusconi corrisponda, invece, a disegni e calcoli precisi, anche se condotti con una spregiudicatezza straordinaria, ai limiti dell'irresponsabile. D'altra parte, questa capacità di movimento e di "assalto", non condizionata da alcuna organizzazione di partito e culturalmente estranea a ogni "diplomazia" politica, è sempre stata un'arma essenziale del Presidente del Consiglio, e un'arma, temo, in profonda sintonia antropologica con una buona fetta, se non la maggioranza, dei nostri concittadini.

    Anzitutto, si tratta per Berlusconi di capitalizzare al meglio e nel più breve tempo possibile lo scampato pericolo del voto sulla fiducia. Quella vittoria poteva subito trasformarsi in rapida agonia se non fosse stata immediatamente rilanciata. Una classica manovra di contropiede, altrimenti gli avversari avrebbero occupato stabilmente, soffocandolo, la sua metà campo. Non si è da decenni presidenti del Milan per nulla. Ma ancor più pericoloso appariva il gioco che si andava aprendo all'interno del Pdl. Qui tutto indica, comunque, un futuro di indecente disgregazione correntizia, da Democrazia cristiana degli anni più bui ma senza neanche lo straccio di un cavallo di razza.

    Credo che Berlusconi sia abbastanza cinico e disincantato da conoscere bene tale destino ma, fino a quando sarà in sella, dovrà assolutamente lottare per rimandarlo. Non solo perché refrattario psicologicamente all'idea di finire sconfitto, ma per portare a termine tutte le iniziative che gli appaiano indispensabili a garantirgli immunità assoluta, personale e dei suoi colossali business. Alzare al parossismo il tono dello scontro ha come necessario effetto eliminare ogni seria discussione interna e concentrare il proprio "popolo" sull'agenda dettata dal Capo. Stabilita questa situazione, ci si può anche concedere il lusso di "abbondare", facendo intendere che anche l'erede sarà scelto, alla fine, da chi impera.

    Ma il risultato forse più cospicuo del berlusconiano richiamo alle armi è disarmare ulteriormente l'opposizione. Paradossale, ma logico. Costringere l'opposizione all'angolo, in difesa degli "inviolabili principi" della democrazia e della Costituzione è il gioco in cui Berlusconi è apparso fino a oggi più abile. E di fronte ai furibondi attacchi di questi giorni è davvero difficile non sentirsi obbligati a "difendere", non essere "conservatori". Come poter, obiettivamente, far intendere la propria voce sui disastri della scuola, sul precariato universale dei giovani, sul colpevole dilettantismo di cui ha dato prova la nostra politica estera in questo periodo di crisi epocali, sull'impreparazione totale ad affrontare il drammatico problema dell'immigrazione, di fronte a chi "piccona" quotidianamente i cardini dell'attuale ordinamento democratico, delle regole vigenti?

    "Bucare" oggi le grida di Berlusconi è veramente un compito improbo. Certo, completamente diverso sarebbe il quadro se il centrosinistra, nelle sue varie denominazioni, avesse posto al centro della propria strategia già da anni il tema di una riforma di respiro costituzionale, radicale quanto coerente. Ma così non è avvenuto, e forse non poteva avvenire, per la cultura e la storia dei suoi gruppi dirigenti.

    Così si continua nell'inseguimento. Oppure si ripetono proposte oggi "irricevibili", che potevano avere un senso soltanto alla vigilia della fallita "spallata" finiana, su governi di "decantazione". Nel frattempo, Berlusconi radicalizza ogni dimensione del confronto, spiazzando ancora una volta l'opposizione. La sua uscita a Milano è emblematica. Da un anno e passa il sottoscritto va insistendo sull'importanza politica del voto di Milano e sulla necessità per il centrosinistra di aprire in questa città un autentico "laboratorio politico", provando a dar vita a un "nuovo polo" riformatore. Questa prospettiva, del tutto realistica, è stata gettata via per incapacità, per inerzia burocratica, per cupo conservatorismo. Berlusconi ha capito la posta in gioco, e la debolezza della Moratti, e si spende senza alcun "pudore".
    I capi dell'opposizione seguiranno. Speriamo non sia l'ennesima occasione perduta.

    Fonte: L'Espresso | vai alla pagina

    Argomenti: centrosinistra, pdl, milano, Berlusconi Silvio, Opposizione parlamentare, voto di fiducia, regime, presidente del Consiglio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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