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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

Finalmente, ora gli assegni delle lavoratrici valgono poco - INTERVISTA

  • (14 dicembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza - inserita il 15 dicembre 2008 da 31

    Emma Bonino, vice presidente del Senato, li ha preceduti tutti, e da tempo, sull’equiparazione dell’età pensionabile tra uomo e donna e sui diritti delle donne. Ora è al Cairo per la Conferenza internazionale contro l’infibulazione.
    Presidente Bonino, Brunetta le ha scippato un cavallo di battaglia?
    «Sia benvenuto il ministro Brunetta sull’equiparazione dell’età pensionabile. E’ ben più coraggioso del ministro Sacconi che sull’età pensionabile, anche solo per i pubblici dipendenti, dimostra troppe timidezze».
    Quando vi siete confrontati l’ultima volta?
    «Proprio martedì scorso nel forum “In pensione quando, al lavoro come?” abbiamo posto Sacconi davanti alla condanna della Corte europea che ci impone di parificare la pensione di vecchiaia a uomini e donne nella Pubblica amministrazione».
    E chi è d’accordo?
    «Molti esponenti dei sindacati, della maggioranza e della opposizione. Speriamo di proseguire, discutere costruttivamente e allargare il fronte. Bisogna abbattere questo tabù».
    Veramente c’è già stata una mezza sollevazione.
    «La grave crisi che stiamo vivendo spariglia le carte e necessita di analisi profonde e cambiamenti rapidi. E di riforme a costo zero e di forte impatto sociale, poiché a fronte di un piccolo sforzo per i lavoratori, potremmo svincolare qualche risorsa sul pubblico».
    Come?
    «Ne uscirebbero servizi, welfare, ammortizzatori. Certamente molte più garanzie rispetto a una social card di 40 euro al mese. Mi preme sottolineare che l'equiparazione va fatta anche per quanto riguarda l'accesso al lavoro ed il periodo della vita lavorativa che va totalmente equiparata a quella dell'uomo: alludo agli asili nido e ad altre facilitazioni che consentano una equiparazione reale».
    Da dove cominciare?
    «Un passo alla volta. Abbiamo una condanna europea sulla equiparazione dell’età di vecchiaia nel settore pubblico. Non è una rivoluzione, ma intanto si scardina un pezzetto del tabù. E probabilmente avremmo oltre 230 milioni di euro tra qualche anno da poter vincolare a servizi per le donne e per la conciliazione. Si può pensare anche a misure di agevolazione e aumento dei contributi figurativi per le donne con il bonus maternità, come chiede giustamente Renata Polverini».
    E’ vero che andare in pensione cinque anni prima degli uomini è in realtà un handicap per le donne?
    «Sì e ricordiamoci i dati allarmanti sugli stipendi e soprattutto sulle pensioni da fame che toccano alle donne».
    Cioé?
    «L'importo medio mensile delle donne è pari al 52% di quello dei maschi per le pensioni di vecchiaia (quasi la metà!), del 70% per quelle di invalidità e siamo invece superiori del 147% per quelle di reversibilità (le donne vivono più a lungo). Negli ultimi 10 anni l'importo medio delle pensioni dei maschi è cresciuto del 41% mentre quello delle donne è cresciuto molto meno, del 35% (quasi 7 punti in meno). Gran parte delle donne esce dal mercato del lavoro con le pensioni di vecchiaia e solo poche (il 17%) con le pensioni di anzianità a causa della vita lavorativa più discontinua. E non finisce qui».
    Dica, dica.
    «Gli uomini prendono una pensione pari al 64% dell'ultimo stipendio, le donne pari al 46%. In tutti i paesi nordici, dalla Finlandia in su, il tasso di sostituzione delle donne è persino maggiore di quello degli uomini. In quei paesi "risarciscono" le donne non facendole uscire prima dal mercato del lavoro, ma con pensioni più alte. Dunque bisogna rimettere in discussione le pensioni, equipararle e studiare gli ammortizzatori».
    E i soldi dove si trovano?
    «Il governo non sa da dove cavare un euro che sia uno. E le pensioni restano l'unica riforma a costo zero e con relativi sacrifici per i cittadini per riassestare il sistema e ridare ossigeno agli esclusi. L'unica riforma possibile, altrimenti servono più tasse e non pare proprio il caso, visto l’affanno generale».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza | vai alla pagina
    Argomenti: Donne, welfare, pensioni, lavoro, pubblica amministrazione, sindacati, stipendi, asili, radicali al Governo, riforma, occupazione femminile, età pensionabile, contributi sociali, ammortizzatori sociali | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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