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Dichiarazione di Linda LANZILLOTTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«Non si può parlare di riforme con chi non riconosce l´unità nazionale» - Intervista

  • (22 luglio 2008) - fonte: l'Unità - Eduardo Di Blasi - inserita il 22 luglio 2008 da 31

    «Il quadro politico è molto cambiato. Il numero fatto da Bossi rivela un´idea di Stato che non è quella che noi possiamo condividere». Prima di entrare nel merito del disegno di legge Calderoli sul federalismo fiscale, l´onorevole Linda Lanzillotta, ministro degli Affari regionali nel passato governo Prodi, centra un punto politico: «Il federalismo fiscale noi lo vediamo come un sistema che dia sia al Nord che al Sud l´opportunità di crescere e di costruire il proprio modello di sviluppo e di competitività. Ovviamente imponendo al Sud la sfida dell´efficienza. Se però, invece, si parte da un´idea di rottura dell´unità nazionale, di cui non si riconoscono i simboli, come quello dell´inno o della Capitale, è chiaro che il confronto sul merito della riforma non è nemmeno avviabile».
    Le riforme devono partire da una base condivisa...
    «Il federalismo fiscale è un pezzo di un quadro di riforme istituzionali più ampio nel quale c´è la riforma del bicameralismo perfetto e l´introduzione del Senato federale. Se non c´è un´intesa sui fondamentali che sono il quadro di riferimento dentro cui il federalismo fiscale deve inserirsi, è difficile discutere di soluzioni tecniche».
    Volendo entrare nel merito della proposta Calderoli?
    «Mi sembra che Calderoli abbia definitivamente abbandonato il "modello lombardo". Vale a dire un sistema che determina le risorse che rimangono sul territorio a prescindere da quello che Regioni e enti locali debbono fare. Io ritengo, al contrario, che il volume delle risorse deve corrispondere al costo delle funzioni che quel livello istituzionale deve esercitare e gestire. Perché se queste risorse sono sovradimensionate è chiaro che non ce ne saranno nè per le altre regioni nè per le funzioni proprie dello Stato».
    Lo Stato deciderà sui servizi essenziali: sanità, assistenza e istruzione...
    «Noi diciamo anche il trasporto pubblico come "diritto alla mobilità"».
    Apprezzate anche altro del disegno Calderoli?
    «Il superamento del concetto della "spesa storica". Questa è la grande sfida del Mezzogiorno. Entro un determinato termine che la legge poi stabilirà in 3, 5 o 7 anni, questo costo dovrà corrispondere ai cosiddetti "costi standard" calcolati sulle prestazioni dei sistemi più efficienti. Si dovrà valutare la media dei costi, ma anche la media dei consumi. Ricordo che negli anni della giunta Storace nel Lazio si faceva una tac ogni 5 abitanti, quanto la media nazionale era molto più alta. Invece si rimborseranno i consumi sanitari che rientrano negli standard medi.
    Questo porterà complessivamente il sistema ad essere più efficiente. E quindi renderà il federalismo anche sostenibile sul piano fiscale. Perché se non facciamo un´operazione di razionalizzazione della spesa, il federalismo inevitabilmente comporterà un aumento della spesa e quindi della pressione fiscale. Da questo punto di vista è assolutamente in contrasto con questa impostazione l´ennesimo rifiuto di non fare la liberalizzazione dei servizi pubblici locali che è una forma per ridurre i costi e aumentarne la qualità».
    Questa è una sua battaglia da anni...
    «Sì, ma non è una battaglia ideologica. È una battaglia che sta tutta dentro l´attuazione del Titolo V che richiede per non far esplodere i costi che ogni livello istituzionale gestisca le proprie funzioni in modo efficiente e utilizzando una delle leve che sono nel Titolo V: la sussidiarietà. E la sussidiarietà non è solo quella verticale dallo Stato al Comune e alle istituzioni più vicine al territorio. Ma far fare all´economia e ai soggetti sociali, tutto quello che possono fare e che non necessariamente deve essere esclusiva dello Stato».
    I sindaci lamentano che nella bozza Calderoli il loro ruolo scompare...
    «È un sistema "regionecentrico", cioè tutto focalizzato sul ruolo della Regione che poi fa la perequazione tra i Comuni. Questo non lo condividiamo».
    Dal punto di vista tecnico la bozza le sembra ricevibile?
    «Naturalmente non mi è chiara la struttura, vale a dire la tipologia delle imposte, cioè quali sono i tributi. E, soprattutto, quali sono le prestazioni di cui viene garantito il finanziamento integrale in tutto il territorio nazionale, perché questo è un punto decisivo. Rappresenta la parità di diritti per tutti i cittadini ovunque essi abitino a prescindere dalla ricchezza dei territori».
    D´altro canto essendo questa l´aria che tira sarà difficile sedersi a un tavolo con la Lega...
    «Il problema è avere una visione condivisa dello Stato. Se questi valori vengono stracciati dal leader della Lega e ministro per le Riforme e per il federalismo, perché ricordo che Calderoli opera per supplenza ma il ministro titolare è Bossi, è difficile sedersi a un tavolo. Vorrei sapere gli altri partiti della maggioranza e dal Presidente del Consiglio quale idea dello Stato hanno».


    Fonte: l'Unità - Eduardo Di Blasi | vai alla pagina
    Argomenti: bossi, riforme istituzionali, federalismo fiscale, Regione, servizi pubblici, lega, sindaci, pressione fiscale, modello lombardo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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