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Dichiarazione di Luca ZAMBIANCHI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Forlì (FC) (Lista di elezione: FI) 


 

UNA SOCIETA'...NELLA SOCIETA'...I CINESI...

  • (12 maggio 2008) - fonte: Blogger.com - inserita il 01 luglio 2008 da 1059
    Come vi avevo già detto, ho incontrato una mediatrice culturale cinese. Anche lei mi ha confermato che le regole del nostro paese non si spiegano. Mi ha fatto capire che dal ’90 ad oggi, molte cose sono cambiate: soprattutto nel comportamento. Noi siamo meno gentili nei loro confronti, mentre loro pretendono di più e sanno che da parte nostra c’ è una mancanza di gestione ed una impossibilità a chiudere loro le porte. Per quello che riguarda i servizi, anche da parte dei cinesi così come lo era per gli altri, c’ è un abuso verso il nostro “sociale” mentre da loro, per esempio la sanità, è a pagamento: al massimo alcune categorie di operai vengono rimborsate parzialmente per le spese sostenute per la diagnostica e la terapia. La maggior parte dei cinesi che vivono qui da noi provengono dalla periferia delle grandi città e dalla campagna, hanno poca cultura e possiedono una mentalità chiusa. Non hanno il culto dei morti. Mi spiegava per esempio che se un giovane muore in un incidente stradale viene cremato, mentre se si verificano altre circostanze di decessi le salme vengono rispedite in Cina. La maggior parte dei cinesi comunque è giovane e sana. Il loro unico pensiero è il lavoro e fare affari. Non pensano ad altro. Non sentono la necessità di imparare la nostra lingua, non è fondamentale perché nella loro comunità parlano rigorosamente il cinese. I bambini cinesi (possono fare solo un figlio, se ne fanno di più, vengono multati) fanno fatica ad integrarsi con i nostri nelle scuole elementari perché, tra l’ altro, salvo qualche rara eccezione i genitori non sanno che cosa siano le udienze ed i colloqui con gli insegnanti. Quello he potrebbe essere sfruttato durante il periodo estivo delle vacanze come momento di maggiore socializzazione con i nostri figli per mezzo dei centri estivi, non viene considerato: preferiscono tenerei piccoli in casa con loro mentre lavorano. Lo svago per la loro mentalità è tutto tempo perso: la mamma o il babbo non hanno assolutamente tempo da perdere per sentire o dedicarsi a cose secondo loro inutili, non possono smettere di lavorare e di produrre. Il frutto del loro lavoro non viene speso in Italia: viene inviato in Cina. Tutto quello di cui hanno bisogno lo comprano nella loro Nazione ed il frutto di quello che producono lo rimandano a casa. Consumano solo lo stretto necessario e l’ 80% di loro circola per le strade in bicicletta. Rappresentano una società all’interno di un’altra società. In Italia per i cinesi c’è meno pressione della convenzione sociale, non c’ è quel rispetto delle regole che invece osservano nella loro Nazione. Affrontando il discorso del settore tessile e dell’abbigliamento, mi rendo conto di cose che già sapevo: non esiste competizione per la mano d’ opera che da loro e qui da noi, purtroppo, non è sullo stesso piano e soprattutto con le stesse regole. La 626 non sanno cosa sia. La mediatrice culturale mi dice che le nostre leggi tutelano di più i diritti dei lavoratori ma non è vero che siamo né potremo essere tutti uguali. La nostra mentalità democratica non può essere applicata nei confronti di tutti i paesi e popolazioni che ospitiamo. Capisco che per un popolo che ha vissuto per 2000 anni sotto l’ influenza dell’imperatore prima e della dittatura poi, l’ unica cosa che ha imparato è obbedire senza fare domande e tanto meno pretendere delle spiegazioni. Passare da una nazione dove non è possibile esprimere in pubblico quello che pensi ad un’ altra dove non è possibile non rendere pubblico ciò che pensi, il passo è lungo. L’ adattamento, il capirsi, il volere che tutti siamo uguali se mai con questo popolo ci sarà , noi non riusciremo a vederlo.
    Fonte: Blogger.com | vai alla pagina
    Argomenti: immigrazione, cultura, clandestini, cina, cinesi, usanze | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 02 luglio 2008 da 2853
    Spero almeno per quelli che sono da noi che capiscano che qui hanno più libertà che da loro e a maggior ragione abbiano più voglia di integrarsi con noi. Non credo che debbano perdere l'abitudine di parlare la loro lingua perchè non si può in nessun caso rinnegare le proprie origini ma anche imparare la nostra se non altro per orientarsi meglio nel nostro paese che già è complicato per noi e mi posso immaginare per loro.

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