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Dichiarazione di Walter VERINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Veltroni e "Aledanno": la diversità antropologica di due classi dirigenti» - INTERVISTA

  • (12 gennaio 2011) - fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi - inserita il 12 gennaio 2011 da 31

    Il braccio destro dell'ex sindaco Pd sul "mid term" dell'attuale giunta: «Noi avevamo un'idea di futuro per Roma. Oggi la città è preda di uno sgretolamento da basso impero. Come l'Italia».

    «Bertolaso? Sarebbe meglio Gabrielli, è lui che oggi si occupa di disastri».

    Walter Venni se la cava con una battuta. Ma su Roma non ha molta voglia di scherzare. Prima di approdare a Montecitorio, per 7 anni è stato il braccio destro di Walter Veltroni in Campidoglio. Nel suo studio si rigira tra le mani una cartellina datata 12 gennaio. Si tratta del 12 gennaio del 2004, però, quando Veltroni agli ex Mercati Generali di Roma festeggiò la metà del suo primo mandato da sindaco. Oggi è un altro 12 gennaio: esattamente 7 anni dopo, anche Gianni Alemanno è a metà del suo primo mandato. Ma non ha proprio nulla da festeggiare. Il senso del fallimento che c'è dietro l'azzeramento della sua giunta - dice Verini - risalta ancor di più dal confronto tra queste due metà mandato così diverse tra loro, che esaltano la radicale diversità politica, e direi antropologica, di due classi dirigenti».

    Addirittura antropologica?

    Certo, ma parlo di antropologia della politica. Fare il sindaco significa amare una città. Veltroni con Roma aveva un rapporto simbiotico, intenso. Guidava una squadra che lavorava per una comunità e per una idea di futuro.

    E oggi?

    Oggi vedo uno sgretolamento da basso impero che lega la capitale e il Paese. Ho la sensazione che la crisi pesantissima di Alemanno sia simile alla crisi di un mondo che privilegia l'interesse di pochi su quello generale e che quando vince le elezioni ritiene di aver conquistato il potere invece del governo.

    Eppure Alemanno ha sconfitto un centrosinistra che governava la città da 15 anni e sembrava invincibile.

    E, però, quel modello doveva fargli ancora paura se si è guadagnato subito il nomignolo di Retromanno per l'ansia di far dimenticare la stagione di Veltroni. Ha iniziato dicendo che voleva distruggere la teca dell'Ara Pacis, ha proseguito eliminando la Notte Bianca che era il simbolo di una città che non restava chiusa in casa, che produceva cultura e che riempiva gli alberghi; una città viva e, per questo, anche più sicura. Oggi, invece, come ha detto Vincenzo Cerami, Roma è una città cupa, spaventata, in cui non viene curata più neppure l'ordinaria amministrazione: il verde è trascurato, le strade sono di nuovo piene di buche, le aree pedonali sono ormai soltanto virtuali.

    E a leggere i giornali sembra che anche i cosiddetti poteri forti stiano dando un ultimatum al sindaco.

    Alemanno ha dato subito la sensazione di voler creare rapporti privilegiati con alcuni poteri, come un certo mondo delle costruzioni. Forse questo ha spinto qualcuno a investire su di lui. Nel modello Roma, invece, quel rapporto non era esclusivo né preferenziale. La nostra idea era che Roma cresceva se cresceva tutta. Oggi Alemanno dimostra di non saper reggere la sfida del governo che per il suo profilo è evidentemente sovradimensionata; dunque è possibile che anche chi aveva investito su di lui si renda conto di aver puntato su un cavallo partito già spompato. E infatti dopo Retromanno è arrivato anche Aledanno, per continuare con le citazioni.

    E sono arrivati anche gli scandali passati alle cronache come fascistopoli e parentopoli.

    Ricordo che l'incipit fu una festa organizzata all'Aranciera comunale, usata come fosse un luogo privato. E ricordo il caso di un assessore che accompagnò alcune classi ad Auschwitz come fosse un atto dovuto, a dimostrazione ulteriore che fin dall'inizio questa non si è dimostrata una classe dirigente ma soltanto un gruppo di potere, e per di più inadeguato e arrogante.
    E, infatti, alla guida delle aziende del Comune si è passati da personalità come Spaventa, Fabiani, Giarda, da noi scelte perché in grado di sottrarre quelle aziende alle ingerenze improprie, agli amici degli amici dalle origini nerissime, dando l'idea di un album di famiglia oscuro che si impadronisce via via della città.
    Soltanto questo, credo, di questa stagione rimarrà alla storia che, a pensarci bene, era già fissata nella immagine iniziale dei saluti romani sulla scala del Campidoglio.

    Fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi | vai alla pagina

    Argomenti: roma, sindaco di Roma, alemanno, Comune di Roma, classe dirigente | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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