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Dichiarazione di Guido Bertolaso

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  Presidenza del Consiglio delega Protezione Civile


 

«Lascio e se dipendeva da me non avrei mai toccato Giugliano» - INTERVISTA

  • (03 novembre 2010) - fonte: Il Mattino - Daniela De Crescenzo - inserita il 03 novembre 2010 da 31

    Il capo della protezione civile lascia l'incarico. L'11 novembre arriverà Franco Gabrielli.

    Dodici giorni dopo la riunione del consiglio dei ministri che aveva deciso la sua terza spedizione napoletana, Guido Bertolaso con un comunicato annuncia la fine della sua missione. Una decisione dettata anche dalla impossibilità di far rispettare la sua tabella di marcia e dalla scelta del premier di non aprire più la seconda discarica, quella di Cava Vitiello. D’altra parte l’11 novembre la Protezione civile avrà un nuovo capo, Franco Gabrielli, e quindi Bertolaso ha scelto di chiudere la vicenda spazzatura anche per non lasciare un capitolo aperto al suo successore. «Io avevo idee diverse su quello che bisognava fare su Cava Vitiello - spiega il capo della Protezione Civile - Bisognava rispettare la legge il decreto 90 del maggio 2008 prevedeva l’apertura della seconda discarica di Terzigno, ndr). Sono emerse altre decisioni: ora si tratta di portarle avanti. Non penso di essere Superman che risolve ogni problema. Mi è stato chiesto di intervenire: lo ho fatto anche in questa occasione e sono soddisfatto per l’accordo raggiunto su Cava Sari».

    Perché ha deciso di andar via?

    «Sono venuto a Napoli su richiesta del consiglio dei ministri e ho negoziato per una settimana con sindaci e comitati. Mi sembra che qualche cosa di utile a cava Sari sia stata fatta. Abbiamo installato le centraline che fanno il monitoraggio dell’aria, abbiamo avviato i controlli sulle falde acquifere e su tutto quello che è stato sversato in questi mesi, abbiamo impiantato due torce per bruciare il biogas ed evitare così la puzza e abbiamo avviato le manovre per garantire il materiale stabilizzato».

    E su Cava Vitiello?

    «Io avevo proposto solo di sospenderne l’apertura, ma nell’incontro con i sindaci questa proposta non è stata ritenuta sufficiente. C’è stata poi la decisione del primo ministro di cancellarla con una nuova legge. A quel punto io ho aggiunto la soppressione di Valle della Masseria. Quindi la vicenda è risolta e il mio compito è concluso».

    Perché non bisognava cambiare la legge?

    «Noi al 31 dicembre del 2009 abbiamo lasciato una regione autosufficiente con discariche a norma, un termovalorizzatore che funziona e altri due da fare. Siamo arrivati a ottobre e per nessuno dei due impianti previsti è stato fatto nemmeno il bando di gara: da qui la mia riflessione sulla necessità di nuove discariche. Ma non ho mai pensato di gravare sul territorio vesuviano, infatti due anni fa ho preferito aprire la discarica più piccola, Cava Sari e non quella più grande, Cava Vitiello. Se fosse stato fatto tutto quello che era previsto, probabilmente non sarebbe mai stato necessario pensare a nuovi siti».

    Dopo la decisione su Cava Vitiello le manifestazioni si sono spostate a Taverna del Re.

    «Se fosse stato per me non avrei toccato nulla nella zona di Giugliano: avevo previsto che Taverna del Re fosse chiusa definitivamente. Ma creare un nuovo casus belli mi sembra esagerato: l’ordinanza prevede che siano scaricati i rifiuti che tra Napoli e Provincia si raccolgono in cinque giorni».

    La spazzatura resta in strada, perché?

    «Se gli stir di Giugliano e Tufino affidati ad Asìa avessero lavorato a pieno ritmo anche nel corso di questa settimana non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di aprire Taverna del Re. Ma quegli impianti vanno a rilento e quindi ad Acerra stiamo portando non solo i rifiuti di Napoli, ma anche quelli delle altre province. Di qui le difficoltà».

    Siamo in una nuova emergenza?

    «Se si riapre cava Sari per i diciotto comuni del vesuviano e Chiaiano resta a disposizione degli altri, per ora abbiamo risolto».

    Per quanto tempo?

    «Con una gestione accurata e incrementando la differenziata, e già lo fanno alcuni comuni eccellenti come Portici, Cava Sari può durare più del previsto, e lo stesso succederà a Chiaiano se anche Napoli prende iniziative più stringenti. Ma questo non sarà compito nostro. Per dodici mesi comunque, non ci sarà da preoccuparsi. Intanto spetterà alla Provincia e alla Regione, che hanno preso impegni precisi su questo terreno, rispettare e far rispettare i tempi».

    Cosa dovrebbero fare gli amministratori?

    «Essere più severi sulla differenziata, accellerare sui termovalorizzatori e organizzare una cabina di regia che lavori 24 ore su 24. Noi eravamo lì giorno e notte e controllavamo anche la raccolta»

    Sarà prorogata l’unità stralcio?

    «Morelli resterà fino a dicembre. Domani (oggi per chi legge, ndr) con le autorità locali vedremo se c’è bisogno di fare qualche altra cosa: se è necessario un affiancamento lo si farà. Ma bisogna avere segni concreti dell’intenzione di portare avanti le iniziative previste dalla legge».

    Lei ha accusato Asìa e Comune di Napoli, non ci sono responsabilità anche da parte della Provincia e della Regione?

    «Io non getto la croce su Napoli, siamo tutti responsabili. Forse una responsabilità la ho anche io: a fine dicembre i tempi non erano maturi per andar via, ma lo prevedeva la legge. Gli amministratori locali però erano impreparati. Ora la vicenda di Terzigno ha consentito loro di capire con che cosa stanno confrontandosi e come si devono attrezzare per il futuro».

    Ce la faranno?

    «Non lo so. Non è compito mio giudicare: li avete votati voi».

    Fonte: Il Mattino - Daniela De Crescenzo | vai alla pagina

    Argomenti: napoli, rifiuti campania, raccolta differenziata, territorio, Provincia di Napoli, protezione civile, sicurezza ambientale, regione Campania, termovalorizzatore, salute pubblica, discariche | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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