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«Anche la Lega affronti la questione morale» - INTERVISTA
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(22 luglio 2010) - fonte: Il Riformista - Tonia Mastrobuoni - inserita il 22 luglio 2010 da 31
La “questione morale” del Carroccio dopo il caso Ciocca, il consigliere regionale lombardo accusato dai magistrati di essere sceso a patti con la 'ndrangheta.Onorevole, la Lega è alle prese con il primo caso acclarato di collusione con la ndrangheta. Cosa ne pensa?
Il sistema di potere della Lega si è ramificato, va da quello nazionale a quello regionale a quello locale. Constatare che è un partito come gli altri, non immune da episodi di malcostume o addirittura di collusione con la ‘ndrangheta, è impressionante, ma trovo ipocrita che se ne sorprenda oggi.
Ma se è la Lega a farsi portare voti in Lombardia dalle ‘ndrine calabresi, ammetterà che fa un po’ più impressione.
Certo, sì. Ma io organizzai già nel 1999, dopo l’omicidio di due guardie giurate al supermercato di Induno Olona, in provincia di Varese, un convegno sulla sicurezza che produsse una ricognizione molto seria sul grado di penetrazione della criminalità organizzata sul territorio. Era già allora a livelli molto allarmanti. La traiettoria era evidente: partivano dall’edilizia ma era probabile che arrivassero alle attività produttive e poi a quelle finanziarie. Se non si vede è perché a nord non c’è bisogno di spargere sangue.
Perché la Lega non ha lanciato l’allarme, in questi anni?
Perché era occupata a criminalizzare gli immigrati, a fare le campagne anti-spaccio o a cacciare i ladri di polli. Nel frattempo la mafia vera ha avuto tutto il tempo di ramificarsi. E oggi è chiaro che quando uno prende 18mila voti in una provincia lombarda, è una cosa totalmente fuori dalla norma. Il caso Ciocca è un caso grave, è una novità assoluta e dovrebbe essere motivo di profonda riflessione, per il partito. Ma la Lega dovrebbe anche riflettere sul suo alleato di governo.
Che vuol dire?
In Lombardia si susseguono da tempo episodi di malcostume che hanno riguardato la sanità, la formazione o gli appalti per la ricostruzione dopo episodi di disastro idrogeologico e che hanno portato all’arresto di esponenti di primo piano della maggioranza ma che non sono leghisti.
Non vorrà farci credere che gli amministratori del Carroccio sono tutti incorruttibili?
No ma le faccio capire attraverso un episodio come sta cambiando il partito. Mi ha molto colpito la rimozione di Alessandro Cè da assessore alla sanità qui in Lombardia. Come tutti sanno, è stato sostituito dal medico di Bossi, Bresciani.
Suona familiare.
Quello che voglio dire è che Cè tentò di correggere un sistema con chiare anomalie. La sanità funziona bene in questa regione, ma è evidente che ormai vengono accreditati troppi privati che sottraggono risorse al pubblico. Ci sono più centri di cardiochirurgia in questa regione che in tutta la Francia.
E invece Bossi l’ha rimpiazzato col suo medico. Dobbiamo sorprenderci anche della gestione familistica della politica, nel caso della Lega?
Mi limito a constatare che un conto è lo spessore politico di Roberto Maroni, un altro quello di Rosi Mauro. Quando, durante il primo governo Berlusconi, nel 1994, mi chiesero cosa mi accomunasse a lui, risposi senza indugio: il gusto per l’innovazione, la moralità, l’attaccamento alla famiglia e il tifo per il Milan. Il problema, secondo me, è cosa è rimasto di quei valori nella Lega di oggi.
Ce lo dica lei.
Bè in questi ultimi due anni la verità è che la Lega ha firmato di tutto, dal lodo Alfano al legittimo impedimento al tentativo di trasformare la Protezione civile, crogiolo della cricca, in una spa. Le assicuro che queste vicende, assieme ai recenti casi Scajola, Brancher e Verdini, stanno creando enorme sconcerto nel partito. Bossi ha ancora la forza di imprimere una zampata? L’impressione è che sia lui sia Berlusconi siano due leader che tengono in piedi il governo ma non più in grado di imprimere una svolta al paese. E la base è molto scontenta.
E lei come lo sa?
Perché c’ero, a Pontida. C’era molta, molta meno gente del solito, e non solo per il freddo. E ho visto lo sconcerto negli occhi dei militanti, l’insofferenza che nasce dalla consapevolezza di dover condividere scelte indigeste in nome del federalismo. Ma anche ai vertici, secondo me non sono tutti così. Il ministro Maroni, ad esempio, sembra sensibile alla questione morale. A parte i risultati del suo ministero, ma lui ha anche proposto l'osservatorio sull'Expo per prevenire le infiltrazioni mafiose.
Insomma, lei si allerebbe con la Lega. Ma perché la Lega dovrebbe allearsi col Pd?
Perché in tutti gli altri paesi i movimenti autonomisti sono alleati con la sinistra. E perché il Pd è un partito a vocazione federalista, innovativo e popolare.
Popolare.
Perlomeno dovrebbe esserlo. Per me significa il contrario del populismo, significa costruire la propria identità incrociando quotidianamente il popolo.
Fonte: Il Riformista - Tonia Mastrobuoni | vai alla pagina » Segnala errori / abusi