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Siamo noi la vera sinistra.
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(15 settembre 2008) - fonte: La Stampa - Jacopo Iacoboni - inserita il 15 settembre 2008 da 31
La frase programmatica è «entrate nel partito con la pala per zappare e la fedina penale pulita».
Tutto il resto, più o meno, vien da sé. Compreso proporsi ormai come il rassemblatore di tutta la sinistra movimentista e post-girotondina.
Sostiene Antonio Di Pietro che è lui, non il Pd, «la vera sinistra, non c’è nessuna annessione, se lo scordino». E ieri a Vasto, concludendo la festa dell’Italia dei Valori, rassicurava anche che lui non andrà mai a destra, su questo il Pd può stare tranquillo. Sul resto, non tanto. «La verità è che loro hanno spaccato la piazza, vergogna! Non capiscono che il popolo del Pd è il nostro popolo; noi il 25 ottobre in piazza ai banchetti per raccogliere le firme contro il lodo Alfano ci andremo, loro in piazza Navona con noi non ci sono venuti». Insomma, i dipietristi approfitteranno della manifestazione del Pd per portare a casa la loro battaglia, e sostenere la loro idea di opposizione. La guerra in casa.
Zappe e trattori a parte, Tonino sa di essersi venuto a trovare in una posizione alla Mosè, in mezzo allo sconcerto dell’elettorato democratico. «Io il contenitore ce l’ho già, gli altri entrino pure che sono i benvenuti», ha sempre detto in questi giorni riferendosi al variopinto mondo alla sinistra (o alla destra) del Pd. Difficile collocare su quest’asse i prodiani come Arturo Parisi o Franco Monaco, gli unici democrat a salutare con gioia l’evento dipietrista, «la sua proposta va valutata con simpatia e apertura». E Tonino a sua volta richiamava l’Asinello, infelice animale della politica italiana inventato proprio da Parisi e ucciso, sostiene l’ex pm, «dalle segreterie dei partiti». Questo mondo varrebbe oggi pochissimo meno del dieci per cento; e non è detto non possa sottrarre ulteriore consenso al mezzomorto Pd.
«Noi però siamo anche gli unici a potere togliere voti a Berlusconi», giura Tonino. Lui e il suo sempre più eterogeneo (ma anche numericamente più forte) universo. t un mondo che si ritroverà a gennaio nella piazza Navona 2 organizzata dai micromeghisti, le liste civili di Paolo Flores. Il gruppo della casa editrice chiarelettere rappresenta già una specie di termometro per misurare entusiasmi e testare nuovi ingressi, e può servire a sondare le disponibilità di un lettore-elettore deluso dal triangolo giornali-tv-politica. Quel gruppo - col torinese Marco Travaglio, l’editor torinese Lorenzo Fazio, i romani Peter Gomez e Pino Corrias, magari la magistrata Forleo, data da certi rumors in avvicinamento, o la nuova iniziativa di Sabina Guzzanti (mandateci un video, fate voi l’informazione) - sta girando l’Italia assai più di un partito per raccontare a folle entusiaste i temi del Bavaglio. C’è persino una Sicilia in cui spopolano il libro di Saverio Lodato sulla mafia, e il saggio del magistrato Bruno Tinti. In mezzo alla desertificazione sull’isola del Pd.
Ieri Di Pietro non ha menzionato Beppe Grillo, che vorrebbe depositare un suo simbolo alle comunali - non i meet up, un passo oltre - e prepara qualcosa come una Convention in stile Obama per gennaio. Ma i messaggi tra l’ex pm e l’ex comico sono già partiti, per vedere se è possibile fare la prima battaglia in comune indovinate dove? Proprio dalle parti di Vasto, per le regionali abruzzesi che vedranno schierato - per succedere all’era Del Turco - il dipietrista Carlo Costantini. Tonino non ha aspettato per candidarlo il via libera di Veltroni: «Si decida, o lo sostiene, o il Pd deve assumersi la responsabilità di spaccare la coalizione», e proprio in una terra dove «i loro vertici sono finiti al San Vittore abruzzese». «Di certo, non ci sarà nessuna annessione». Parole pronunciate non proprio «serenamente, pacatamente».
Fonte: La Stampa - Jacopo Iacoboni | vai alla pagina » Segnala errori / abusi