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Dichiarazione di Umberto BOSSI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega)
Federalismo anche col Pd.
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(02 giugno 2008) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - inserita il 02 giugno 2008 da 861
Il Senatur a Pontida spegne i fischi: «È l’unico modo per ottenerlo in via pacifica. Se provano a fregarci piomberemo su Roma»
Pontida - C'è il Bossi che non ti aspetti di fronte ai trentamila leghisti radunati a Pontida per quella che il ministro Zaia ha definito «l'assemblea degli azionisti».
Pensavano che il senatùr si lanciasse nell'esaltazione della Lega travolgente alle elezioni, e invece qualche colonnello si è preso anche metaforici ceffoni; pensavano che blandisse gli alleati del centrodestra con i quali ha vinto, e invece li ha liquidati a male parole; pensavano che affondasse la lama in un centrosinistra ancora kappaò dopo il voto, e invece ha teso la mano ai ministri del "governo ombra".
C'è il Bossi che non ti aspetti di fronte ai trentamila leghisti radunati a Pontida per quella che il ministro Zaia ha definito «l'assemblea degli azionisti».
Pensavano che il senatùr si lanciasse nell'esaltazione della Lega travolgente alle elezioni, e invece qualche colonnello si è preso anche metaforici ceffoni; pensavano che blandisse gli alleati del centrodestra con i quali ha vinto, e invece li ha liquidati a male parole; pensavano che affondasse la lama in un centrosinistra ancora kappaò dopo il voto, e invece ha teso la mano ai ministri del "governo ombra".
Depurato dagli slogan ripetuti ormai da 18 anni contro «Roma ladrona» e per la «Padania libera», l'intervento di Bossi ha messo in chiaro una cosa: il senatùr è convinto che il federalismo fiscale si farà solo con l'accordo di tutti, destra e sinistra.
«Stiamo facendo la riforma fondamentale insieme ai ministri del "governo ombra"», scandisce.
Ma dal prato dell'"orgoglio leghista" salgono fischi e ululati, che il leader della Lega zittisce spiegando i motivi di questa scelta: «È una strada un po' più lunga di quella che avremmo voluto percorrere, perché per inserire una parola nel testo occorre trattare per un intero pomeriggio. Ma siamo disposti a farlo, l'alternativa sarebbe la fine di tutto e si scatenerebbe una guerra di liberazione. La trattativa con il centrosinistra è l'unico modo per far passare il federalismo fiscale, e per non rischiare che dopo un anno tirino fuori di nuovo balle come quelle che hanno portato al referendum che ha cancellato la devolution».
Stavolta Bossi è ottimista, perché «anche a sinistra hanno finalmente capito che senza federalismo fiscale questo Stato è finito».
Ma non per questo si fida del tutto: «Noi preferiamo arrivare a ottenere i risultati attraverso una via pacifica. Guai però se pensano di fregarci: se sarò in difficoltà in Parlamento, mezzo milione di padani dovranno piombare a Roma.
È un bene che la Lega faccia paura, qualunque tradimento porterebbe sicuramente alla lotta di liberazione».
E i «patrioti» pronti a lottare non sono più i «trecentomila bergamaschi con le doppiette» di qualche anno fa, ma «centinaia di migliaia, anzi, qualche milione» di cittadini del Nord «pronti a lanciarsi in mischia e conquistare la libertà» se non verrà dato loro il federalismo fiscale.
L'apertura al centrosinistra, nello specifico al Pd, era stata preannunciata dalle parole del ministro per la Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, che già di buon mattino in bermuda jeans si aggirava sul prato ancora semideserto di Pontida: «Il federalismo fiscale sarà approvato entro dicembre, perché il prossimo 20 giugno presenteremo in Parlamento il testo della proposta che inseriremo in un collegato alla Finanziaria».
La scorsa settimana è stato lo stesso ministro Giulio Tremonti a convocare Calderoli e un'altro gruppo di ministri e sottosegretari per «dare un altro colpo di manovella» al progetto.
E contemporaneamente Bossi ha incontrato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, per raccogliere suggerimenti e indicazioni sui dettagli della proposta di federalismo fiscale.
«I tecnici sono già al lavoro, anche quelli del Pd», confida Calderoli che sottolinea l'appoggio arrivato dal Quirinale: «Napolitano è come i grandi rossi, come l'Amarone: più passa il tempo, più migliora».
L'apertura al centrosinistra e al dialogo con l'opposizione è resa più significativa dal fatto che in mezz'ora di discorso Bossi non ha mai nominato il centrodestra, se non per avvertire gli alleati che «non potranno mettersi di traverso, anche perché sono praticamente estinti.
Le elezioni gliele abbiamo fatte vincere noi.
Con la Lega anche Veltroni avrebbe vinto le elezioni».
Per Berlusconi nessuna parola dolce, anzi un avvertimento: «La gente fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Sono cose di cui il governo deve occuparsi, Berlusconi deve intervenire».
Fine dei convenevoli.
Ma se Pontida è il luogo dove tradizionalmente Bossi si toglie i sassolini dalla scarpa, non può fare eccezione per la sua Lega.
Così, non sono passati inosservati i rimproveri alle Camicie verdi piemontesi che non sono scattati per assistere i valligiani in difficoltà per le frane e le alluvioni di alcuni giorni fa: «Dovevano mobilitarsi, hanno sbagliato a non farlo perché la Lega deve essere pronta a partire per aiutare chi ha bisogno; libertà è anche aiuto, partecipazione».
E subito dopo, un annuncio: «Il congresso della Lega Nord si farà entro l'anno, avete la mia parola».
Ma non sarà un congresso indolore, e lo si capisce dal fatto che Bossi ricorda «qualcuno della Lega che prima delle elezioni parlava contro di me.
Io in coscienza ho fatto quello che potevo». Ci sarà tempo e modo per fare i conti.
Per ora, meglio concentrarsi sul federalismo fiscale da presentare entro il 20 giugno.
«Perché - ricorda il senatùr - siamo al dunque: o il federalismo, o l'attacco».
Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti | vai alla pagina » Segnala errori / abusi