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Dichiarazione di Romano PRODI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: Ulivo)  -  Ministro  Giustizia (interim) (Partito: PD) 


 

"Me ne vado ma non scomparirò"

  • (25 gennaio 2008) - fonte: la repubblica.it - inserita il 25 gennaio 2008 da 11
    "Confesso che ho vissuto". Al Neruda di Mastella, Romano Prodi risponde con l'ultimo titolo del poeta comunista morto 25 anni fa, mentre Pinochet massacrava il Cile con il suo golpe. No, non polemica. Commento da professore stanco, sconfitto, distrutto nel sogno di quasi un quindicennio, portato in giro per l'Europa e rifatto discendere in Italia. Con speranze immense, personali mai davvero diventate collettive, alla fine massacrate. Prodi però, almeno nella sera più nera, cerca ancora una volta di elaborare il lutto, ricacciare il rimpianto. "Tu hai combattuto la giusta battaglia" dice San Paolo ai credenti romani. Il premier i suoi conforti li cerca nella sua storia di cristiano ultimamente bastonato pure dalla sua Chiesa. "Non siamo noi a dettare l'agenda politica, ma non credo la detti nessuno" ha chiosato, nel pieno delle polemiche sul Papa alla Sapienza, il cardinal Camillo Ruini, reggiano, colui che sposò Prodi Romano e Franzoni Flavia ma poi è divenuto uno dei più acerrimi critici del presidente del Consiglio del centrosinistra italiano. Un commento che ha molto ferito il Professore, mentre molti scenari si muovevano sempre più velocemente. Ed è un Prodi che cerca la sue certezze sui terreni più amati, quello che deve raccogliere le sue cose dopo la sconfitta. Esce dal Quirinale, dove ha comunicato a Giorgio Napolitano i risultati del Senato e le sue dimissioni. La prima telefonata la fa a Bologna, alla nipote più grande, Chiara. Affettuosità di un nonno che annuncia il suo ritorno. Ma l'ufficio politico bolognese del Professore è a due passi dalla casa della bimba. Prodi se ne va, non scomparirà. Una esperienza politica è finita. Ma il Professore non ha impostato la sfida al Senato sulla volontà di giocarsi il tutto per tutto (o almeno solo quello) o tantomeno come l'ultima manovra di un guidatore che vuol travolgere ogni cosa. "Ha fatto quel che ha sempre predicato. - racconta Giulio Santagata, il ministro più vicino al premier sconfitto, quello che fino all'ultimo ha tentato da fare da trat-d'union fra alleati ormai in rotta - Abbiamo sempre detto, scritto nel programma che le crisi si affrontano in Parlamento, lì ci si confronta, si vince o perde. Per rispetto degli elettori. Nessuno meraviglia che si sia andati fino in fondo". "Fossimo un Paese in cui esiste la crisi costruttiva, per cui si abbatte un governo se ce ne è uno alternativo, per cui le crisi non solo affidate alle scelte di un singolo parlamentare" ragiona Prodi che nel suo discorso ha battuto e ribattuto sulla necessità di riforme per rendere "governabile" l'Italia. Eppure, nel suo giorno fatale, ha assistito allo sfaldarsi del suo progetto. Dini e Scalera e Fisichella, eletti con la Margherita, con l'Ulivo, e Mastella e Barbato e Turigliato che avevano firmato il patto dell'Unione. Tutto saltato, finito. Il centrodestra a solleticare il Partito democratico, la sinistra a sparargli contro. Prodi non ha voluto nemmeno assistere al voto, se ne è tornato a Palazzo Chigi dove un'altra notizia cupa lo aspettava: sua sorella Pia, 81 anni, è stata ricoverata all'ospedale di Reggio Emilia. E intanto fuori i ragazzi di an e della Fiamma Tricolore facevano caroselli di auto, bandiere, camion, cori. Tutto finito. La salita è terribile. Prodi si chiama fuori, guiderà il governo per gli affari correnti, cercare un esecutivo tecnico-istituzionale toccherà ad altri. Lui ben prima di ieri era convinto che non era suo compito - "sono stato eletto da questa coalizione, non sono per tutte le stagioni" - e insieme che Berlusconi farà di tutto per impedirlo. La palla passa a Veltroni. Il Professore si fa da parte, ma insieme conta, da presidente del Pd, di mostrare che la diversità di vedute con il segretario (e con il presidente Napolitano) fanno parte di una dialettica. E in questa ottica, con il suo essere andato allo scontro in Senato, aiutare a ricostruire un rapporto con una sinistra che ieri ha attaccato in massa Veltroni per la sua dichiarazione sul Pd che alle elezioni correrà da solo. Anche perché Forza Italia ha fatto i suoi conti e prevede vittorie nelle regioni e quindi un Senato conquistato di forza, con la legge attuale.
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