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Dichiarazione di Massimo Cacciari
«Al potere da 17 anni. Quella di Formigoni è una crisi tutta politica» - INTERVISTA
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(06 giugno 2012) - fonte: la Repubblica - ed. Milano | Rodolfo Sala - inserita il 06 giugno 2012 da 31
«Nel nostro Paese purtroppo è sempre qualcosa di estraneo alla politica a determinare i cambiamenti, e la colpa non è certo dei giudici».«Certo che Formigoni dovrebbe dimettersi. Ma di sua iniziativa non lo farà mai: resterà lì fino al 2015, a meno di un intervento pesante della magistratura. Questo è paradossale: nel nostro Paese purtroppo è sempre qualcosa di estraneo alla politica a determinare i cambiamenti, e la colpa non è certo dei giudici».
Il paradosso disegnato da Massimo Cacciari concede poco alle speranze di un centrosinistra lombardo che nei problemi del governatore scorge la possibilità di uscire da un buio quasi ventennale.
Cacciari, come la vede?
«Vedo che Formigoni è alle prese con troppe grane. Grane innanzitutto politiche, che riguardano le sue responsabilità di presidente della Regione».
Per esempio?
«Vogliamo parlare del listino con cui due anni fa si è presentato agli elettori lombardi? Di certi personaggi alla Nicole Minetti inseriti con il suo consenso? Oppure della pletora di ex assessori che hanno guai pesanti con la giustizia? Se c’è un caso in cui vale il criterio della responsabilità oggettiva — e tutta politica — è proprio questo. Formigoni non può invocare ogni volta la propria estraneità, tra l’altro facendo finta di ignorare quello che è diventato il segreto di Pulcinella».
Vale a dire?
«Lui rappresenta poderosi interessi economici, che nel corso di questi anni si sono rafforzati in modo tale da diventare ingovernabili. Per questo dico che quella di Formigoni è una crisi tutta politica, solo aggravata dal crollo del berlusconismo e dagli enormi problemi della Lega. E dall’inevitabile logoramento deterninato da 17 anni ininterrotti di potere».
Ma è una crisi alla quale il governatore sembra resistere, anche se con qualche difficoltà...
«Con tutto quello che sta venendo fuori, mi domando come faccia a restare lì. Neppure il più caparbio dei democristiani di una volta sarebbe riuscito a evitare le dimissioni. Chapeau, mi verrebbe da dire».
Il centrosinistra oggi presenterà una mozione di sfiducia al presidente. Fa bene?
«Non mi sembra questo il modo giusto di fare politica, soprattutto da queste parti. Ma per come è messo il Pd, non c’è altro fare».
Ci sono alternative?
«Ci sarebbero state. Se solo quel partito avesse davvero pensato di darsi una diversa struttura organizzativa al Nord proponendosi come interlocutore serio del mondo produttivo e sociale, se avesse davvero seguito la strada delle riforme, adesso avrebbe il pallino in mano. Si trattava, e si tratta ancora, di fare ciò che questa parte del Paese sperava facessero Silvio Berlusconi e la Lega. Se fosse andata così anche questa mozione di sfiducia forse non sarebbe inutile. Ma non ci hanno ascoltati: me, Sergio Chiamparino, altri che nel Pd hanno condotto, e perso, questa battaglia».
E le primarie? Il centrosinistra sembra accelerare, sullo sfondo c’è ancora il nome di Bruno Tabacci...
«Persona seria, preparata, anche astuta per come ha gestito i rapporti con Giuliano Pisapia... Ha tutti i titoli, ma Tabacci non incarna la politica del Pd, il problema sta nell’incapacità di quel partito di aprirsi ai bisogni del Nord. Ci sono dei giovani dirigenti lombardi che sembrano esserne consapevoli, almeno quando parlano con me in camera caritatis. Ma non hanno le palle per fare una battaglia pubblica».
Quadro sconsolante...
«Dipende dai punti di vista».
Be’: Formigoni incollato alla sedia e un centrosinistra che annaspa...
«C’è un altro paradosso. Se la situazione dovesse precipitare — ripeto, su iniziativa della magistratura — questi qui rischiano anche di vincere, perché di là è crollato tutto. Ma senza convincere, com’è avvenuto alle recenti amministrative».
Fonte: la Repubblica - ed. Milano | Rodolfo Sala | vai alla pagina » Segnala errori / abusi