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Impronte parlamentari. "Presidente, il dito non funziona"
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(13 marzo 2009) - fonte: Libero - Gianluca Roselli - inserita il 13 marzo 2009 da 31
«Presidente non mi funziona il dito ...». Da tre giorni alla Camera dei deputati si vota con il nuovo sistema anti-pianisti, che prevede il riconoscimento dell`impronta dei polpastrelli. Se la minuzia non viene riconosciuta, il sistema si blocca e il deputato non può votare. Martedì, mercoledì e anche ieri mattina è andato in scena una sorta di psicodramma collettivo. La prima votazione, martedì nel tardo pomeriggio, è stata quasi da commedia all`italiana. Una mozione sulla difesa dei diritti civili in Tibet in cui la votazione è rimasta aperta per dieci minuti. «Mannaggia alla macchinetta, non mi funziona l`impronta», ha sbottato Enzo Raisi in Aula. «Presidente, qua non funziona proprio», gli faceva eco Pietro Laffranco. «Allora onorevoli, ce la fate? Mettete bene il dito. Onorevole Raisi ce la fa?», rispondeva, dal banco della presidenza, Gianfranco Fini. Tra urla, risate, schiamazzi e dita alzate, alla fine «la Camera approva».Mercoledì non è andata molto meglio: in mattinata si è riuscito a votare solo tre volte. Poi le cose sono un po` migliorate. Ogni votazione, però, è durata minimo cinque minuti. E i problemi maggiori si sono registrati proprio tra i banchi della maggioranza. Tanto che Fini, a un certo punto, si è chiesto: «Ma le macchinette non funzionano solo a destra?». Con qualche sospetto di boicottaggio proprio contro il presidente della Camera: un po` per l`introduzione del nuovo sistema di voto e un po` per le posizioni politiche assunte negli ultimi tempi dall`ex-presidente di An che, spesso e volentieri, ha preso le distanze dal governo e dalla maggioranza. Si veda, per tutte, il caso Englaro e il testamento biologico. Insomma, nel PdL qualcuno "ci faceva" mettendo in campo una fronda anti-finiana. «Del resto anche il processo di integrazione tra An e Forza Italia non è una passeggiata sul Lungotevere e le tensioni si scaricano sul Parlamento», osserva Daniele Marantelli del Pd, uno che, col 98 per cento di presenze, del nuovo sistema anti pianisti non aveva alcun bisogno. «Vediamo che i colleghi della maggioranza sono i soli ad avere difficoltà, forse hanno bisogno di corsi di sostegno...», ha detto in Aula il capogruppo dell`Idv, Massimo Donadi, sbeffeggiando i deputati del PdL che non riuscivano a votare. In realtà qualcuno i problemi li ha avuti davvero. Il sistema, infatti, prevede il riconoscimento della minuzia per almeno l`80 per cento. Nei polpastrelli di alcuni deputati il riconoscimento si ferma al venti per cento e così la macchinetta si sblocca con difficoltà. E` successo a Chiara Moroni, per esempio, e al ministro Mara Carfagna. E anche a Pier Ferdinando Casini, che per primo ha lanciato l`idea di questo sistema dopo un viaggio al Parlamento messicano nel 2002. E infatti, racconta Francesco Nucara, uno dei 21 obbiettori che si è rifiutato di lasciare le impronte e che continuano a votare col vecchio sistema, «sono solo Messico, Albania e Brasile i paesi al mondo dove si vota con le impronte, ma io non ci sto a essere preso per criminale e le mie non le darò mai!». Molto critico anche l`ex-ministro Antonio Martino: «Hanno rotto le scatole con le impronte ai rom e ora vogliono le nostre...». Tredici deputati, tra cui due disabili, sono stati esentati. Ma il top si è raggiunto ieri, con il ritorno dei pianisti. Dopo i 450 mila euro spesi per il nuovo sistema, una vera beffa. Il leghista Guido Dussin e Carmelo Lomonte dell`Mpa hanno votato per due colleghi ribelli (che continuano a votare col vecchio sistema) Matteo Salvini ed Elio Belcastro. «Chiederò di sanzioni severe per questi pianisti. E peri recidivi si potrebbe arrivare anche alla sospensione», ha detto ieri Fini, assicurando che comunque, «al di là di qualche piccolo episodio di boicottaggio e di goliardia iniziale, il nuovo sistema funziona».
Certo, anche tra quelli che hanno lasciato le impronte, non tutti fanno i salti di gioia. Anzi, il malumore serpeggia. «Il lavoro del parlamentare non è solo pigiare un bottone», osserva Monica Faenzi, neo deputata PdL e sindaco di Castiglion della Pescaia, «noi lavoriamo in commissione, sul territorio, ci sono cittadini da incontrare, relazioni da mantenere. Ma con tutta questa storia agli italiani è arrivata l`immagine del parlamentare fannullone che è strapagato e non vuole nemmeno premere un tasto». «Il meccanismo è un po` farraginoso e rallenta i lavori, ma si risparmierà tempo perché non ci saranno più gli interventi per condannare i pianisti dell`una e dell`altra parte», spiega Pino Pisicchio dell`Idv. Secondo cui «l`assenteismo è molto alto anche nelle commissioni e andrebbe attuato un meccanismo sanzionatorio...». Non mancano, naturalmente, anche i fan dell`impronta. «Il sistema è molto semplice e funziona benissimo. All`inizio si era pensato anche di trovare un metodo basato sul peso sulla sedia, lo stesso delle cinture di sicurezza in auto, ma poi qualcuno avrebbe imbrogliato lasciando una borsa pesante sulla poltroncina», dichiara Roberto Rao, deputato e portavoce di Pier Ferdinando Casini. «Il sistema funziona, ma ora bisogna pensare a una riforma dei regolamenti parlamentari e a un sistema per accorpare le votazioni separando i momenti di dibattito da quelli di voto», sottolinea Simone Baldelli del PdL. Come avviene al Parlamento europeo, dove si vota per circa un`ora di seguito, intorno a mezzogiorno.
«Votiamo semplicemente premendo un pulsante. E in due mandati a Strasburgo non ho mai visto un pianista», racconta l`europarlamentare radicale Marco Cappato.
Ma, si sa, l`Europa è un`altra cosa.
Fonte: Libero - Gianluca Roselli | vai alla pagina » Segnala errori / abusi