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Il crollo della sanità veneta
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(20 gennaio 2009) - fonte: web site - Pd Veneto - inserita il 21 gennaio 2009 da 31
Equità, efficienza e trasparenza sono obiettivi lasciati oggi a marcire nel dimenticatoio, dopo che per lungo tempo hanno svolto, basandosi sui dettami costituzionali, un ruolo cruciale e concreto nella nascita e nello sviluppo del sistema sanitario nel nostro Paese.Oggi chi ha la responsabilità politica di guidare il Veneto è lontano anni luce dall’idea di essere tutore del sacrosanto diritto dei cittadini di essere curati a prescindere dalla condizione economica e dal luogo in cui vivono o dal quale provengono.
Si assiste ad un atteggiamento di assoluta leggerezza e sufficienza nei confronti di questo settore fondamentale per la vita di tutti noi. Basti pensare al fatto che dal 2005 ad oggi la Giunta Galan ha avvicendato ben tre assessori alla sanità: neppure nei condomini gli amministratori hanno un tale turn-over.
Tre assessori e tutti e tre leghisti che, alla faccia dei paladini delle ragioni del nord e dei veneti, hanno contribuito in modo decisivo a questa fase di implosione, ovvero di incapacità del sistema di rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei cittadini.
Le liste d’attesa chilometriche, che penalizzano soprattutto le persone anziane, così come la mancanza di equità nel ripartire tra le Ulss le risorse messe a disposizione del Veneto, sono il risultato di una latitanza cronica da parte del centrodestra di governo.
Dove sta l’eccellenza del modello sanitario veneto, così tanto sbandierata dal presidente Galan? Negli ultimi 12 anni la Giunta regionale non ha avuto la volontà di affrontare il nodo della necessità di riprogrammare la sanità attraverso una strategia a vasto raggio che fosse degna di questo nome, partendo dai bisogni di salute dei cittadini.
Si è unicamente limitata a presentare dei piani che tuttavia non hanno trovato alcuna discussione E tutto questo non per pura casualità, bensì per una scelta politica chiara di restringere gli spazi di confronto e di democrazia all’interno del sistema sanitario, escludendo da ogni processo decisionale soggetti come il Consiglio regionale, organismo di massima rappresentanza dei cittadini veneti, le conferenze dei sindaci e gli amministratori locali, nonché gli operatori della sanità sulle cui spalle ricade la responsabilità e l’onere di tenere in piedi un servizio dignitoso.
Un disegno questo che si è esplicitato anche negli ultimi giorni con la delibera della Giunta del 30 dicembre che accentra in capo alla segreteria regionale della sanità gli appalti per l’acquisto di beni e servizi, esautorando i direttori generali e gli organismi territoriali da ogni ruolo. La verità è che oggi, a fare programmazione, non è la politica.
Tutto infatti ruota attorno alla parola d’ordine degli ultimi anni: project financing.
Una pratica che ha permesso al privato di introdursi nella sanità attraverso cordate di imprese e di interessi, conquistando così uno spazio che gli consente di incassare una remunerazione del capitale investito molto più alta di quanto non avrebbe se facesse un altro tipo di investimento.Il ricorso continuo al project financing in sanità è diventato il fattore che ne determina la programmazione ed il mezzo attraverso il quale le risorse pubbliche vengono drenate per ricompensare il privato degli investimenti che fa in sanità. In sostanza, il vero terreno sul quale si fanno gli affari non è più la costruzione di strade, autostrade o di altre opere pubbliche, ma è la sanità.
"L'evoluzione che sta avendo il sistema sanitario richiede invece l'individuazione e la dotazione di strutture intermedie che diano la risposta della continuità assistenziale dopo la fase acuta della malattia ai cittadini, in modo tale che questo bisogno di cure non si scarichi sulle famiglie".
Queste strutture intermedie, che nel Veneto abbiamo chiamato ‘ospedali di comunità’, non ci sono e noi vogliamo andare in questa direzione consapevoli che la maggiore emergenza stia nell’assenza di adeguati livelli assistenziali in tutto il territorio regionale.
Il Partito Democratico ha presentato un progetto di legge che costituisce un vero e proprio Piano sanitario e sul quale la Giunta potrebbe avviare un confronto se volesse appunto assegnare un ruolo alla politica nella programmazione socio sanitaria.
Vogliamo tornare ad un modello socio-sanitario, quello che lo stesso Galan aveva ereditato, che sia basato su una forte integrazione tra servizi sociali e sanitari, tra ospedale e territorio.
E per far questo è necessario che la politica si riappropri delle scelte in materia di sanità e non se le faccia dettare da chi invece interviene nella sanità per obiettivi che sono in larghissima parte di natura economica.Se la politica veneta farà questo passo allora tornerà a svolgere il ruolo che le è proprio, rispondendo alle esigenze reali dei cittadini della nostra regione. Altrimenti, dopo l’implosione di un sistema, si assisterà all’esplosione di un’emergenza sociale.
Fonte: web site - Pd Veneto | vai alla pagina » Segnala errori / abusi