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Dichiarazione di Matteo COLANINNO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Alitalia era meglio cederla ad Air France. Mio padre? Fa bene a impegnarsi.

  • (29 agosto 2008) - fonte: .partitodemocratico.it - inserita il 09 settembre 2008 da 100
    «Che l'attuale disastrosa situazione dell'Alitalia sia stata resa irreversibile non solo per responsabilità di chi l'ha gestita ma anche per il concorso di irresponsabilità politiche che hanno pesato come un macigno è nei fatti.
    Ma non si può certo biasimare gli imprenditori, tra cui mio padre, che hanno risposto a un impulso di mercato. Anzi: il governo deve preoccuparsi che la disponibilità degli imprenditori non venga compromessa da possibili pasticci che potrebbero nascere per contrasti con Bruxelles o con norme che non tutelino i legittimi interessi di terzi».

    Matteo Colaninno è costretto a muoversi in mezzo ai cristalli: da una parte è figura di riferimento di quel Pd che sta aspramente criticando il piano sull'Alitalia ed è il ministro-ombra che si contrappone a Claudio Scajola, proprio il responsabile dello Sviluppo economico che, ieri, ha firmato il provvedimento. Dall'altra suo padre è alla guida della cordata degli investitori privati e sarà presidente della Compagnia Aerea Italiana.

    Quindi nessun imbarazzo con le società di famiglia e con il Pd?
    «Ho deciso di candidarmi nel Pd e questo ha comportato il mio distacco dall'impresa e dalle iniziative imprenditoriali. Per me è stata una scelta carica di rinunce di cui sono tutt'ora convintissimo ma che non può certo costituire un vincolo alla libera e legittima attività imprenditoriale di mio padre. Tra l'altro la sua storia è fatta di molti risanamenti e di grandi alleanze internazionali». Vi siete confrontati sul caso Alitalia? «Per coerenza ho scelto di non partecipare a nessuna riunione né a consigli di amministrazione in cui sono state prese delle decisioni su Alitalia». Però il Pd sta aspramente criticando l'operazione... «E io sono in linea con Pierluigi Bersani e comprendo le critiche. E, da uomo politico chiamato nel Pd proprio per il mio vissuto imprenditoriale, credo che bisogna separare la responsabilità politica dall'intervento di imprenditori chiamati da Intesa Sanpaolo».

    Ma qual è il suo giudizio sulla crisi?
    «Per tentare di riportare un minimo di serenità bisogna ritornare ai fatti. Per essere chiaro rispondo al ministro Tremonti, che ha approcciato l'opposizione in maniera aggressiva e ingiustificata, ricordandogli che nel 2001 il titolo Alitalia quotava intorno ai 10 euro. Al termine del secondo governo Berlusconi il valore era crollato a 1 euro, cioè il 90% in meno. L'attuale maggioranza tra il 2002 e il 2003 ha rifiutato un'operazione di integrazione con Klm-Air France, quando la valutazione di Alitalia consentiva un'alleanza internazionale con grandi garanzie di governance. Nel 2008 il centrosinistra stava offrendo l'integrazione con Air France. Il centrodestra e altri soggetti coinvolti, tra cui i sindacati, hanno temerariamente fatto saltare questa operazione».

    Nel frattempo Air France è tornata in campo...
    «Questo è un fatto estremamente positivo così come lo era nella proposta Prodi visto che il mercato mondiale vede fusioni tra grandi compagnie. Ma nel frattempo l'Alitalia ha distrutto ulteriore valore».

    È anche vero che in questi giorni è emerso che il governo potrebbe ricollocare nel pubblico gli esuberi, voi sareste d'accordo?
    «Prima di tutto bisognerà vedere se questo accadrà realmente. In ogni caso mi limito a evidenziare una forte contraddizione: il ministro Brunetta sta facendo una giusta battaglia per razionalizzare gli sprechi nel pubblico. Come faranno allora a quadrare le cose?».

    Alla fine, quindi, il giudizio sul piano è negativo.
    «Un conto è il piano industriale che nelle condizioni date ha la sua logica. Un conto il quadro normativo e procedurale di cui è responsabile il governo e che avrei preferito discutere in Parlamento ».

    E a chi dice che si tratterebbe di un'operazione simile a quella che fu fatta con l'Alfa Romeo, cioè debiti allo Stato e attivi ai privati?
    «Qui siamo di fronte a una società fallita. E, in ogni caso, conoscendo bene mio padre, è uno che ha accettato di intervenire in situazioni difficili e con altri schemi».
    Fonte: .partitodemocratico.it | vai alla pagina

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