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Dichiarazione di Nichi VENDOLA

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) 


 

«Sì, il Sud rischia. Ma basta con i complessi e le paure» - INTERVISTA

  • (26 agosto 2008) - fonte: l'Unità - inserita il 26 agosto 2008 da 31

    «Il Sud rischia molto, ma se fugge di fronte alla sfida rischia di più». Nichi Vendola definisce la bozza Calderoli sul federalismo una «premessa accettabile». Premessa, perché «rappresenta un terreno di discussione, non una minestra scodellata per una cena obbligatoria». E accettabile, perché «si è tenuto conto di alcune obiezioni sollevate nei confronti della bozza precedente, quella del governo Prodi». Al presidente della Regione Puglia non sfuggono i rischi che corre il Mezzogiorno di fronte a un federalismo fiscale come quello prospettato nel progetto del ministro per la Semplificazione. Ma dice: «Il Sud deve evitare la politica della riduzione del danno. Deve accettare la sfida e andare a vedere le carte, rilanciare. Deve essere parte dirigente di un processo di rinnovamento. E vivere l’appuntamento con il federalismo per ritematizzare la questione meridionale».

    Perché evoca la questione meridionale?
    «Perché i temi sollevati riguardano la fondazione di uno Stato, a cominciare dal rapporto tra tributi versati e servizi ricevuti, e toccano la storia della cattiva unificazione del Paese. La questione settentrionale è un’ideologia che contempla la fuga dall’unità nazionale, il contrario della questione meridionale, che è sempre stato il tema dell’unità del Paese. Da questo punto di vista si è agitato prima lo spettro della secessione e poi il tema federalista. Il Mezzogiorno non deve arrivare a questo appuntamento sul federalismo, che vorrei ricordare è di rango costituzionale, obtorto collo, o con una discussione di bassa cucina. Non possiamo essere stretti tra la paura che prenda una brutta piega e i conti della massaia».
    Una brutta piega sarebbe la rottura dell’unità nazionale, i conti sono stati fatti e dicono che col federalismo fiscale molti comuni del Sud rischiano il collasso: sostiene che non si deve tener conto di questo?
    «No, dico che il rischio della rottura dell’unità nazionale non può diventare un alibi per giocare al rinvio permanente o per sabotare il processo di realizzazione di un impegno costituzionale. Il Sud deve alzare lo sguardo, essere orgoglioso, lanciare un’offensiva politico-culturale. Questo, ovviamente, tenendo fermi dei punti che per quanto mi riguarda rappresentano dei tabù: l’unitarietà del sistema formativo, del sistema dei diritti sociali e di cittadinanza, del diritto alla mobilità con le politiche sul trasporto pubblico locale. Ci sono questioni che non solo non sono oggetto di discussione, nel senso che non se ne può prefigurare una frammentazione in modelli regionali perché significherebbe che non c’è più l’Italia, ma che viceversa meritano una discussione per poter essere ottimizzati».
    Restano i “conti della massaia”: la Cgia di Mestre ha evidenziato che il federalismo fiscale prospettato da Calderoli avrebbe un impatto devastante sulle casse dei comuni del Sud.
    «È bene che questi rischi vengano evocati ed è bene che nessuno pensi di poter imbrogliare sulle cifre o di portare a una strozzatura dei tempi. Detto questo, il fisco è ingrediente cruciale, ma nel bilancio complessivo bisogna tener conto di molte altre voci».
    Che cosa vuole dire?
    «Per esempio, andrò all’appuntamento con il federalismo ricordando che la Regione Puglia ha la più bassa spesa pro capite per la sanità, perché c’è un riparto del fondo sanitario nazionale che penalizza le regioni del Sud in quanto non incorpora come parametro gli indici di povertà. Oppure ricordando che l’82 per cento dell’energia prodotta in Puglia la diamo al sistema-paese. E che non solo non siamo remunerati per questo, ma siamo anche penalizzati perché una parte di questa energia deriva da procedimenti industriali ad altissimo impatto ambientale. E quindi con gravi conseguenze sanitarie, penso al mostro della centrale a carbone di Cerano, per la popolazione locale. È chiaro che ci dovranno essere forme di compensazione. Il Sud deve andare a vedere le carte, non deve nascondersi, non deve avere complessi o paura».
    Il Sud, dice. Il governo può andare avanti cercando l’accordo soltanto col governatore della Sicilia Lombardo, non crede?
    «Nessuno può pensare che il tema Nord e Sud si chiuda dentro i pranzi e le cene di Calderoli con Lombardo. E il Sud non può appaltare a nessun notabile la rappresentanza dei propri interessi. Né a Lombardo né a Fitto. Gli interessi del Sud devono emergere dentro questo processo, attraverso la discussione pubblica, la presa di parola degli enti locali, delle Regioni, dell’intellettualità meridionale».

    Fonte: l'Unità | vai alla pagina
    Argomenti: sanità, spesa pubblica, federalismo fiscale, sud, questione settentrionale, energia, questione meridionale, fisco, Regione Puglia, regione sicilia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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