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Dichiarazione di Gianclaudio BRESSA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Fu una spedizione punitiva. E si sospesero i diritti civili e umani» - Intervista

  • (18 luglio 2008) - fonte: l'Unità - Maristella Iervasi - inserita il 18 luglio 2008 da 31

    «Quello che si è intravisto nel 2001 al G8 di Genova sta diventato legge in questi giorni con il governo Berlusconi». Gianclaudio Bressa, vicepresidente dei deputati del Piddì commenta così le richieste di condanne ai 28 poliziotti per la sanguinosa irruzione alla scuola «Diaz». E sottolinea: «È in atto la sospensione dei diritti per motivi di sicurezza».
    Si spieghi meglio.
    «Nel 2001 a Genova ci fu la sospensione dei diritti umani, ignorando le più elementari norme di diritto penale e diritto penitenziario. È quanto si può vedere in trasparenza in questi giorni con la sospensione del diritto umano e lo stravolgimento del diritto penale».
    Si riferisce forse alla spinosa questione dei nomadi e della loro identificazione?
    «Esattamente. Si prendono le impronte ai Rom, si vogliono identificare i campi, si vogliono spogliare di ogni forma di diritto e di statuto politico i nomadi».
    Restiamo al G8 di Genova. Il pm ha chiesto il processo per l’assalto alla Diaz. Pensa che finirà come Bolzaneto?
    «La Diaz fa un po’ il paio con Bolzaneto. Quella sentenza di pochi giorni fa, pur essendo molto, molto brutta, ha sancito che nella democraticissima Italia c’è la sospensazione dei diritti. Le pene sono state leggere anche perché non c’è il delitto di tortura, pur essendo stato ratificato fin dal 1988 il trattato internazionale».
    E per la Diaz?
    «Al di là delle gravissime richieste per i poliziotti indagati: falso, calunnia, arresto illegale, lesioni, c’è anche qui il riconoscimento di spedizione punitiva. Esattamente come per Bolzaneto».
    Lei si spese molto per una Commissione d’inchiesta sul G8, poi negata dal Parlamento. Ha qualche rammarico?
    «Ho un rammarico politico. La Commissione non voleva indagare le responsabilità personali di quello che era successo a Genova: per fare questo c’è la magistratura; ma arrivare ad atti di chiarimento politico. Così ecco che quello che si è intravisto nel 2001 sta diventando legge: la sopensione dei diritti per motivi di sicurezza».
    Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri ha detto dallo schermo di La7 che «la manifestazione di Firenze è andata meglio di quella di Genova perchè i manifestanti violenti hanno capito che lo Stato non scherza». Come commenta?
    «È la riprova che Gasparri ha gli occhi foderati di prosciutto. Il suo tasso di ideologia è tale che non riesce a distinguere. Furono il sindaco e l’allora prefetto Achille Serra a far sì che le manifestazioni fossero controllate e che la polizia si comportasse a dovere: cioè, tutelare la sicurezza pubblica. Ma non mi meraviglia: Gasparri non è la prima volta che sui fatti relativi alla sicurezza mostra una cultura di impronta fascista».
    Ha ragione il Guardian nel dire: «La polizia italiana è fascista»?
    «La nostra polizia non è fascista. Ci sono stati episodi che possono essere inquadrati come squadrismo. Abbiamo bisogno di polizia credibile».
    I poliziotti coinvolti nel sanguinoso assalto alla Diaz, dovrebbero chiedere scusa o quantomeno dimettersi?
    «L’Italia esce svergognata da queste vicende. Il problema è politico. Quei poliziotti portano una responsabilità personale che non gli consente di essere credibili: le forze di polizie, da subito, avrebbero dovuto prendere provvedimenti disciplinari».

    Fonte: l'Unità - Maristella Iervasi | vai alla pagina
    Argomenti: G8, Genova, polizia, diritti civili, malapolitica, commissione d'inchiesta, nomadi, diritti umani, diritto penale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 18 luglio 2008 da 31
    La sentenza riguardante i fatti di Genova durante il G8 è scandalosa. I diritti umani e civili che vennero sospesi a Bolzaneto e alla Diaz, in questa sentenza sono stati semplicemente ignorati e accompagnati da un totale sprezzo della Democrazia. Un tribunale in un regime dittatoriale non avrebbe saputo fare peggio.

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