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Dichiarazione di Claudio CECCHINI


 

Troviamo un modo giusto per far pagare le tasse a chi non le paga

  • (22 gennaio 2013) - fonte: Ufficio Stampa di Caudio Cecchini - inserita il 07 febbraio 2013 da 22726
    Va bene: il redditometro è fatto male, è uno strumento complicato e forse impraticabile per cercare di appurare in maniera seria quale sia il reale reddito dei cittadini. Ma vogliamo trovare un metodo oggettivo e serio per evitare che da dichiarazioni dei redditi elusive ed evasive nasca l’opportunità per i furbi e i disonesti di evadere le tasse? Vogliamo con serenità accettare il principio che le tasse si pagano per dare allo Stato le risorse necessarie per fornire servizi ai cittadini? E che se tutti pagassero quanto devono pagare secondo regola, tutti pagheremmo meno? Il nostro Paese è in testa alle classifiche dell’occidente per evasione fiscale: gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 2008, danno una misura del valore aggiunto prodotto evadendo il fisco compresa tra i 255 e i 275 miliardi Euro, con una percentuale sul Pil che, seppure in calo rispetto al 2000, quando era del 19 per cento circa, si assesta ora sul 17,5. Sempre cifre altissime. Che hanno un riscontro umiliante se paragonato con quello di altri paesi europei, molto più basso. E non vale la versione di chi dice che in Italia si evade perché la pressione fiscale è alta. E’ vero sì, ma se ribaltassimo il concetto? Sarà forse alta la pressione perché non tutti pagano? Con il doppio inganno che chi risulta “nulla o poco tenente”, oltre ad aver sottratto risorse, riesce anche poi ad accedere, ingiustamente ad alcuni servizi sociali in modo facilitato proprio per la sua (falsa) posizione di povertà. Tutto ciò è intollerabile. E lo è in maniera molto pesante proprio perché il welfare che abbiamo conosciuto dalla ricostruzione post-bellica in poi, richiede forti revisioni perché difficilmente sostenibile con gli stessi criteri di prima. Per cui chi è veramente povero e bisognoso rischia di rimanere escluso da ogni sostegno. E’ vero: uno strumento come questo, perfettibile come tutti gli strumenti, di autodichiarazione di redditi e patrimoni, non può partire dal principio, esecrabile, che al cittadino vanno fatte le pulci perché sempre sospettato di furbizia opportunistica. Il rapporto Stato-contribuente non può essere fondato su questo visione simil feudale. Ma neppure su quella opposta che ritiene la libertà del cittadino talmente forte da poter impunemente violare il collante del patto sociale e fondativo di uno Stato democratico. Credo che non sia solo una questione tecnica di modelli da compilare e di numeri da mettere in colonna: c’è – dietro – un concezione dello Stato che per troppi, ancora, viene visto solo o come mucca da mungere o come tiranno da spodestare. C’è chi la pensa diversamente.
    Fonte: Ufficio Stampa di Caudio Cecchini | vai alla pagina
    Argomenti: tasse, Redditometro, claudio cecchini | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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