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Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: S&D) 


 

Una risposta ideologica

  • (28 ottobre 2011) - fonte: il manifesto - inserita il 29 ottobre 2011 da 31

    C'è da chiedersi, preoccupati, quale sia la ragione per la quale il vertice delle istituzioni europee ha apprezzato la lettera d'intenti che il governo italiano ha loro inviato nei giorni scorsi.

    Credo che l'accettazione nasca da due motivi. Il primo è quasi banale, il governo italiano ha fissato quasi sotto dettatura delle scadenze alle azioni che annuncia. I vertici europei che gli hanno posto come dirimente la certezza dei tempi attuativi delle presunte riforme non potevano che apprezzare. Poco importa se alcuni dei tempi fissati appaiono di pura fantasia. Basterebbe leggere quelli scelti per risolvere il problema del divario nord-sud o quelli sulla riduzione dei costi e dei prezzi dei servizi.

    Problemi complessi o addirittura storici, ignorati per l'intera legislatura, che dovrebbero essere risolti all'istante.

    In pari tempo, ed è la seconda ragione a mio parere dell'apprezzamento della lettera, il governo italiano sposa appieno la linea del Consiglio europeo suggerita energicamente da Merkel e Sarkozy di agire «per la stabilità finanziaria senza crescita».

    Dunque il nostro governo si conferma, purtroppo, condizionato pesantemente e privo della necessaria autonomia per agire positivamente anche nel contesto europeo.

    Il documento/lettera del governo Berlusconi è la somma di intenzioni a volte roboanti a volte minimaliste, sempre mirate però a confermare quella che è diventata una vera e propria ideologia: l'idea che la crescita sia prodotta automaticamente dal mercato e che i governi si devono sostanzialmente occupare del debito e del suo controllo.

    I grandi avvenimenti di questi anni hanno dimostrato che il controllo del debito è fondamentale ma per nulla sufficiente a evitare crisi e a stimolare crescita (come bene sanno tutti i paesi del G8 che sono stati colpiti dal 2008 ad oggi dagli effetti dello tsunami finanziario partito dagli Stati uniti).

    Ma nel documento c'è un'altra e più grave mistificazione:
    quella che attribuisce alla possibilità di licenziare da parte delle imprese lo stimolo alle stesse per assumere, prescindendo da qualsiasi relazione con le dinamiche economiche o organizzative. È così che si cerca di chiudere il cerchio.

    Con l'articolo 8 si è introdotta la possibilità di derogare dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori assegnando la deroga vergognosamente alle parti sociali.

    Ora si passa direttamente ai licenziamenti collettivi, cercando di nobilitarli senza ritegno come leve per la crescita economica. Mi auguro che le forze politiche, non solo quelle dell'opposizione, e i sindacati contrastino efficacemente questo tentativo e questa assurda ideologia.

    Fonte: il manifesto | vai alla pagina

    Argomenti: G8, debito, Governo Berlusconi, licenziamenti, crisi, Consiglio Europeo, Sarkozy, Nord-Sud, /argomento/3242, Statuto dei Lavoratori, Merkel, ideologia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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