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Dichiarazione di Paolo FERRERO


 

15 ottobre: Una Manifestazione Costituente

  • (15 ottobre 2011) - fonte: controlacrisi.org - inserita il 15 ottobre 2011 da 861

    Oggi saremo così tanti in piazza da non riuscire ad incontrarci. Per questo colgo l’occasione per salutarvi e augurarvi buona manifestazione a tutti e tutte.

    Quella di oggi non è una manifestazione normale. Non solo perché ha una dimensione internazionale o perché cade in un momento assai particolare della vita politica del paese con lo spettacolo indecoroso del governo Berlusconi che ci proponiamo di cacciare il prima possibile per andare ad elezioni anticipate.

    La manifestazione di oggi è l’occasione da cui partire per costruire un movimento di massa contro la gestione capitalistica della crisi. Contro il neoliberismo pornografico di Berlusconi come contro quello austero della Banca Centrale Europea. Questo e non altro è la posta in gioco oggi. Non si tratta ancora di una realtà, si tratta di una possibilità a cui allude il giusto slogan “i vostri debiti non li paghiamo”. Una possibilità necessaria per costruire l’alternativa alla barbarie che stanno costruendo le classi dirigenti.

    La manifestazione di oggi è una manifestazione politica alla massima potenza: è una manifestazione costituente. Costituente di un movimento di massa contro la gestione capitalistica della crisi e questo capitalismo finanziario che distrugge i diritti dei popoli.

    Dopo oltre tre anni di crisi del capitalismo neoliberista le classi dominanti – in particolare quelle europee – hanno scelto di agire estremizzando a dismisura le politiche che ci hanno portato alla crisi. Come un’autista ubriaco che rischiando di andare a schiantarsi contro un muro, invece di frenare o girare lo sterzo acceleri con determinazione. Le classi dominanti non si pongono il problema di uscire dalla crisi ma semplicemente di salvaguardare i loro privilegi scaricando i costi della crisi sulla classe lavoratrici e popolazioni, distruggendo diritti e democrazia. Questa scelta non solo aggrava la crisi economica ma produce una vera e propria crisi di civiltà. La Grecia, su cui si stanno facendo le prove generali - come in un immenso laboratorio a cielo aperto gestito da scienziati irresponsabili - sta vivendo una vera e propria regressione sociale, in cui la rapidità del peggioramento delle condizioni di vita assume i caratteri della barbarie.

    Di fronte a questa scelta di fondo delle classi dominanti, la politica istituzionale e è afasica o consenziente. Se la destra gestisce direttamente, il centro sinistra subisce l’offensiva e non è in grado di prospettare alcuna alternativa. Balbetta stretta tra l’adesione alla vulgata costruita in trent’anni di neoliberismo imperante e alcuni lodevoli tentativi di percorrere sentieri diversi. Non è dal livello istituzionale così com’è oggi configurato che può venire una risposta, come dimostra l’approvazione in sede di parlamento europeo delle draconiane direttive contenute nel cosiddetto “Six Pack” (votate anche dall’Italia dei Valori) o dalla disponibilità del PD ad inserire il pareggio di bilancio in Costituzione.

    Occorre quindi costruire un movimento di massa che sia in grado di contrastare il carattere eversivo – sul piano sociale quando sul piano democratico e istituzionale - della risposta alla crisi delle classi dominanti. La costruzione del movimento coincide con la prospettazione di una alternativa di società, con la costruzione di un senso comune capace di produrre lotte ma anche risposte concrete, qui ed ora.

    Affinché sia possibile aprire questa fase costituente sono a mio parere necessari alcune scelte di fondo:
    In primo luogo la scelta di dare carattere permanente al movimento stesso. Naomi Klein, in uno splendido intervento, individua giustamente nel carattere stabile, non episodico del movimento la sua caratteristica fondante. Occorre lavorare a fondo su questa prospettiva. Occorre quindi porsi l’obiettivo di strutturare il movimento in forme democratiche, a partire dai territori. Affinché questo sia possibile è opportuno fare chiarezza sul rapporto tra il movimento e la politica. Oggi il movimento è sospeso tra il rifiuto dei partiti e il rischio di essere utilizzato – una volta ancora – come bacino elettorale per questa o quella operazione politica.

    Io penso che occorra proporre una modifica radicale di questa situazione. Il punto è la scelta consapevole che il movimento si costruisca in piena autonomia dal quadro politico, che sia in grado di fare politica proprio perché non è piegabile a secondi fini non dichiarati. Faccio queste affermazioni auto criticamente – perché anche noi abbiamo contribuito alla disgregazione del movimento di Genova - e le faccio a positivo guardando alla migliore stagione del sindacato italiano.

    Il sindacato dei consigli ha saputo essere unitario e soggetto politico a pieno titolo proprio quando ha affermato la sua piena autonomia. Questo non significa che i partiti non devono stare nel movimento come qualsiasi altra associazione ma che il movimento deve avere una sua dimensione propria, non una sommatoria ma una costituente per l’appunto. Noi abbiamo parlato di Costituente dei beni comuni e del lavoro. Il problema non è il nome ma la sostanza del processo a cui dobbiamo lavorare.

    Questo è tanto più importante perché oggi – nelle condizioni date - non esiste uno sbocco politico immediato che possa rispondere a pieno alle istanze che il movimento pone. La costruzione di una cultura, di un progetto, di una pratica rivendicativa, di forme di mutualismo e di solidarietà sono quindi dati necessari per durare e costruire una prospettiva storica.

    Il movimento operaio che abbiamo conosciuto nel dopoguerra si è costruito nello sviluppo capitalistico in una sintonia tra il trascorrere del tempo e la possibilità di migliorare le condizioni di vita.

    Il movimento che dobbiamo costruire oggi, questo nuovo movimento operaio, si deve costruire nella crisi, in un contesto in cui non esiste una possibilità di affidarsi al corso delle cose per determinare un miglioramento. Quello della crisi non è l’età del progressismo ma dell’alternativa tra socialismo o barbarie. Per questo è così rilevante la messa ala centro della democrazia dal basso e della generalizzazione di pratiche di partecipazione e di democrazia. In una fase in cui gli interessi delle classi dominanti cozzano platealmente con gli interessi della larga maggioranza della popolazione, la democrazia non è solo procedura ma forma in cui vive il conflitto e la costruzione del blocco sociale dell’alternativa.

    Buona manifestazione quindi a tutti e tutte, il lavoro comincia domani.

    Fonte: controlacrisi.org | vai alla pagina

    Argomenti: democrazia, manifestazione, partiti, socialismo, Governo Berlusconi, diritti, crisi, BCE-Banca Centrale Europea, classe dirigente, capitalismo, movimento, costituente, elezioni anticipate, liberismo, alternativa, classi sociali, six pack | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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