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Dichiarazione di Leonardo RAITO
Uno stato che non investe in cultura non ha futuro
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(10 marzo 2011) - fonte: Nota stampa - inserita il 10 marzo 2011 da 812
Uno stato che non investe in cultura è uno stato che non ha futuro, che non crede nel domani, che rischia di imbucare un tunnel senza fine. Il dramma dell’Italia è ancora più grande se pensiamo che nel mondo siamo riconosciuti come culla di civiltà e di cultura.Dopotutto basterebbe la stupida affermazione di qualche autorevole esponente di governo secondo cui “la cultura non si mangia” a far pensare in che baratro intellettuale siamo caduti!
Mentre in tutti i paesi più seri, pur vivendo le stesse difficoltà italiane, scelgono di non sacrificare comparti come scuola, ricerca, università e cultura, mentre alcuni dei maggior manager mondiali dicono che l’investimento in cultura e conoscenza è una delle strade per uscire dalla crisi, in Italia si va controcorrente.
Nei paesi più intelligenti e seri la cultura crea anche posti di lavoro, e se non si mangia, permette però a qualcuno di mangiare. Biblioteche, musei, archivi, pullulano di professionisti della cultura che rendono vivi i tessuti locali.
Cosa sarebbero molte città italiane senza università? Forse poco più di dormitori pubblici. Cosa sarebbe Rovigo senza Accademia dei concordi e senza i finanziamenti della Fondazione Cariparo nel comparto culturale? Una città meno viva.
Il ministro Bondi è pronto a dimettersi, dando un segnale forte di rifiuto verso le strategie del suo stesso governo. Bene, bravo Bondi. Un gesto di dignità in un paese ormai appiattito su opinioni correnti, comuni, o da bar, non lo si vedeva da qualche tempo.La realtà è che questo centrodestra, collazionato di pezzi e pezzettini e molto meno granitico di quello che lo strapotere mediatico vuole farci credere, non ha una visione complessiva del sistema paese.
Si fa una pseudo riforma della scuola senza spiegare l’obiettivo finale, la meta a cui tendere. Si taglia il fondo unico degli spettacoli ma si continuano a finanziare squallide fiction prodotte da società di amici di amici, programmi televisivi che sono creati e realizzati da una società, la Endemol Italia, controllata dalla Mediaset, che sappiamo a chi appartiene.Si tolgono fondi a teatri, cinema, fondazioni culturali, senza preoccuparsi delle conseguenze: non si introduce nessun sistema di valutazione del merito, con relativi incentivi. Non ci siamo. In questa logica, mi preoccupa, anche se capisco le difficoltà finanziarie, il taglio drammatico sui fondi dello sport operato dalla Regione Veneto.
Non investire in manifestazioni, attività, e, soprattutto, impiantistica, rende impossibile qualunque ragionamento in termini di sviluppo, anche del comparto turistico sportivo che l’assessore Finozzi, con realismo e lungimiranza, aveva intravisto come possibile perno di rafforzamento economico. Indebolendo lo sport si indebolisce anche quell’attivismo sociale veneto di cui ci siamo a lungo vantati. La teoria secondo cui, in momenti di crisi, tutti devono patire nella stessa barca di lacrime e sangue, non può funzionare.
Senza crescita intellettuale ogni paese regredisce e si torna ai secoli bui. Ogni italiano dovrebbe ribellarsi. Non possiamo accettare di farci indottrinare da chi rifiuta i cardini del nostro vivere. Rischiamo solo di diventare terra di conquista per pericolose forze retrograde. E di perdere l’entusiasmo e la speranza di un nuovo futuro.
Fonte: Nota stampa | vai alla pagina » Segnala errori / abusi