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«Decisione giusta del giudice. Melfi non è Pomigliano» - INTERVISTA
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(11 agosto 2010) - fonte: Riformista - GianMaria Pica - inserita il 12 agosto 2010 da 31
Per Tiziano Treu «evidentemente il giudice non ha ritenuto sufficientemente grave il fatto». Ma più che dilungarsi sul caso degli operai reintegrati, il senatore del Pd ci tiene a sottolineare al Riformista che Melfi non è Pomigliano: «E stata una realtà sempre molto produttiva che non ha mai presentato forme di accordo così controverso come quello di Pomigliano».Lei parla di un contesto particolare. Si riferisce alla manifestazione di protesta dei sindacalisti? E in quel contesto è lecito e giustificato il comportamento degli impiegati licenziati?
Non voglio dire che la protesta giustifichi tutto. Però può essere che il giudice abbia detto che in quel caso specifico non si trattava di un adempimento contrattuale, ma si trattava invece di una manifestazione di protesta che non ha provocato gravi danni. Quello che voglio sottolineare a proposito dell`applicazione delle leggi è che Melfi, rispetto a Pomigliano d`Arco, è stata una realtà sempre molto produttiva, che ha avuto dei momenti di conflitto, ma che non ha mai presentato forme di accordo così controverso così come quello di Pomigliano. E di questo ne dobbiamo tener conto.
Bè messa così, sembra una posizione più a sostegno della decisione dell`azienda.
Non proprio. Mentre a Pomigliano ci sono state polemiche di tutti i tipi, a Melfi la situazione di per sé non era controversa: quindi il giudice ha potuto valutare senza "strumentalizzazioni". Appena gli operai sono stati licenziati, c`è chi ha detto che la Fiat ha fatto una ritorsione, ma qualcun altro ha obiettato. E chi ha obiettato ha aspettato la decisione del giudice. Comunque, non c`erano particolari motivi a Melfi per parlare di "ritorsioni".
E ora per i dipendenti "espulsi" dalla Fiat cosa succede?
Il caso va valutato per com'è: il giudice ha deciso così, gli operai vengono reintegrati e la Fiat può ricorrere in appello. Bisogna stare tranquilli e rispettare le decisioni.
In Italia si parla sempre di giustizia "lumaca", questa volta però la decisione è arrivata dopo un mese.
Questa è un`osservazione giusta. Il caso dimostra che il processo del lavoro quando c`è di mezzo un licenziamento e soprattutto in questo caso con al centro un articolo 28 quindi l`attività sindacale - il processo del lavoro prevede una procedura di urgenza. Certo, dovrebbe essere così in tutti i casi.
Non vorrei sembrarle provocatorio: questa causa poteva risolversi con un arbitrato?
Dell`arbitrato lei sa che anche noi dell`opposizione abbiamo sempre detto che è uno strumento utile, naturalmente deve rispettare i principi generali. Dopo il richiamo del presidente Napolitano, l`ultima versione della legge - lo stesso governo l`ha corretta - dice che il giudice e l`arbitro possono decidere tenendo conto delle regole fondamentali del diritto del lavoro. Quindi anche un arbitro avrebbe potuto decidere se il licenziamento era giustificato e se, invece, non c`erano degli elementi antisindacali. Quindi: non un arbitrato in equità - come diceva la prima versione della legge - ma un arbitrato che tiene conto delle regole fondamentali del diritto.
Che fine ha fatto la proposta di legge bipartisan sulla partecipazione degli impiegati all`utile aziendale, firmata da lei e dai suoi colleghi Castro e Ichino?
E' stato sospeso l`esame a febbraio. Le parti e il governo si sono presi del tempo per vedere come sono le pratiche partecipative in Italia. Il ministro Sacconi, ha annunciato che l`esame di queste pratiche è quasi terminato. Quindi se tutto va bene e non ci sarà un terremoto parlamentare, la legge potrebbe passare in autunno.
Me lo auguro anche per il rasserenamento del clima.
Fonte: Riformista - GianMaria Pica | vai alla pagina » Segnala errori / abusi