Ti trovi in Home  » Politici  » Umberto GUIDONI  »  Quante bugie sul nucleare (anche da sinistra)

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Umberto GUIDONI


 

Quante bugie sul nucleare (anche da sinistra)

  • (15 maggio 2010) - fonte: www.sinistraeliberta.eu - inserita il 18 maggio 2010 da 2313
    La lettera inviata da intellettuali e scienziati al segretario del PD mette in luce la subalternità di una sinistra che è incapace a mettere in campo un’elaborazione autonoma. Si dice nella lettera che il nucleare non è né di destra né di sinistra. Ci mancherebbe altro! Il problema non sono le tecnologie, ma il loro uso al servizio di una proposta di cambiamento della società che è assente in tutta la lettera. Colpisce che intellettuali “impegnati” non colgano il nesso fra scelte energetiche e modello di società. Tornerò su questo aspetto ma prima voglio ribattere alcune affermazioni che sembrano neutre ma sono il “mantra” di chi sostiene che il ritorno al nucleare sia inevitabile. Prima affermazione: il nucleare libera dalla dipendenza dal petrolio. Prendiamo il caso della Francia, paese leader nel mondo per tecnologia nucleare. Quasi 80% dell’energia elettrica utilizzata è prodotta da fonte nucleare, eppure la Francia è al 6° posto per importazioni di petrolio ed importa più greggio dell’Italia, che non ha centrali atomiche. La convinzione che il nucleare ci libera dal petrolio è dunque oggettivamente falsa e la ragione è ovvia: uranio e petrolio servono comparti diversi. Con il nucleare si produce energia elettrica ma l’agricoltura, i trasporti sono quasi interamente dipendente dai combustibili fossili. Seconda affermazione: l’Italia è troppo dipendente dall’estero e la nostra sicurezza energetica è a rischio. Vale la pena menzionare che l’Italia  dovrebbe acquistare il combustibile nucleare, l’uranio, dall’estero esattamente come accade con altri combustibili. In più c’è il problema della scarsità di uranio nel mondo.  Paesi come Germania, Francia e Repubblica Ceca, hanno esaurito le loro scorte. L’uranio effettivamente disponibile potrebbe durare al massimo per i prossimi 40 anni, se il tasso di consumo rimane costante. Siamo perciò vicini al picco dell’uranio così come sta accadendo per il petrolio. Se il numero di reattori in esercizio dovesse aumentare, non ci sarebbe alcuna garanzia per i rifornimenti di uranio, ne per il suo prezzo. Si rischia di realizzare impianti per lasciarli sottoutilizzati o addirittura spenti. Naturalmente questi aspetti sono noti ma,  per gli addetti ai lavori, costruire centrali atomiche è un “business” che prescinde dalla loro utilità economica e ambientale. Terza affermazione: Per abbattere il CO2 bisogna far ricorso al nucleare. Va ricordato che l’attività mineraria ha un forte impatto ambientale. L’intero ciclo di preparazione dell’uranio è particolarmente energivoro.  Molti impianti di arricchimento sono alimentati da centrali a  carbone e, dunque, contribuiscono massicciamente all’emissione di CO2. La stessa attività di costruzione dei reattori e il loro “decommissioning” finale richiede grandi quantità di cemento, la cui produzione è notoriamente inquinante e produttrice di gas serra. Affermare che l’energia nucleare è amica del clima è dunque oggettivamente una falsità. La tecnologia nucleare è figlia della guerra fredda e di una società chiusa che mantiene la separazione tra luogo di produzione e quello di consumo.  Si tratta di investimenti di grandi dimensioni, “capital-intensive”, che vengono concentrati soprattutto sulla costruzione dell’impianto – la mega-centrale – ma hanno scarse ricadute sul suo funzionamento. Oggi le tecnologie più moderne utilizzano energie diffuse sul territorio che permettono di ricomporre la frattura tra produttore e consumatore,  creando una rete di attività diffuse a livello locale. Le energie rinnovabili sono “labour-intensive”, creano posti di lavoro qualificati e producono ricchezza sul territorio. L’energia è sempre stato il motore delle nostre società, ne ha plasmato la struttura, i rapporti umani: in una parola la civiltà.  Le decisioni sul futuro energetico del nostro paese non possono essere lasciate in mano a piccole minoranze, siano esse petrolieri o ingegneri nucleari. Devono essere decisioni condivise, discusse democraticamente e non prese sotto la spinta di una crisi energetica ed ambientale. Le società del futuro vivranno grazie alle energie rinnovabili che sono inesauribili, diffuse e non possono essere monopolizzate. Ma il processo di transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili non sarà né breve né semplice. Il compito della politica è quello di guardare all’interesse della collettività e di investire sulla ricerca e sulle tecnologie che possono rendere più veloce e meno traumatica questa transizione. Come disse Albert Einstein: “I problemi non possono essere risolti usando gli stessi schemi mentali che li hanno generati.”
    Fonte: www.sinistraeliberta.eu | vai alla pagina
    Argomenti: Energia nucleare, anidride carbonica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato