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Giorgio NAPOLITANO in data 14 dicembre 2009
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Carlo Azeglio CIAMPI in data 11 dicembre 2009
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» La Consulta da organo di garanzia si è trasformato in organo politico che abroga le leggi.
Silvio BERLUSCONI in data 10 dicembre 2009
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» Sono preoccupato per le frasi pronunciate da Berlusconi a Bonn. Attacco violento alle istituzioni.
Giorgio NAPOLITANO in data 10 dicembre 2009
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» «Il no alle moschee ci porta voti da sinistra» - INTERVISTA
Roberto CALDEROLI in data 09 dicembre 2009
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» «Fini farà nascere un nuovo spazio politico» - INTERVISTA
Bruno TABACCI in data 03 dicembre 2009
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» «Presidente, non firmi la legge sul processo breve» - [Link => intervista]
Carlo Azeglio CIAMPI in data 01 dicembre 2009
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» «Nessuno complotto contro il premier. Il Pdl diventi come la Dc»
Gianfranco FINI in data 01 dicembre 2009
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» «Va bene il dialogo, ma a una condizione: via quel disegno di legge» - INTERVISTA
Nicola LATORRE in data 25 novembre 2009
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» «Il Parlamento non è più autonomo da tempo. C'è l’urgenza di ripristinare l’immunità» - INTERVISTA
Silvano MOFFA in data 25 novembre 2009
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» «La violenza sulle donne è un'emergenza su scala mondiale»
Giorgio NAPOLITANO in data 25 novembre 2009
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» No alla vendita dei beni confiscati ai mafiosi. L’appello di Libera.
Giuseppe GIULIETTI in data 20 novembre 2009
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Giorgio NAPOLITANO in data 19 novembre 2009
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» «Così come è oggi, il "processo breve", è destinato a sbattere contro il muro della incostituzionalità. Ora basta ghedinate» - INTERVISTA
Italo BOCCHINO in data 16 novembre 2009
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» «Quel che più conta, nella dedizione all’interesse generale, è la moralità della politica».
Giorgio NAPOLITANO in data 16 novembre 2009
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» «Berlusconi, riporti l'Italia alle urne. In politica il modo migliore per cadere è tenersi troppo attaccato alla sedia» - INTERVISTA
Francesco COSSIGA in data 14 novembre 2009
«Presidente, non firmi la legge sul processo breve» - [Link => intervista]
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(01 dicembre 2009) - fonte: Terra - Franco Corleone - inserita il 02 dicembre 2009 da 31
Carlo Azeglio Ciampi ricorda come, tra le prerogative del capo dello Stato, vi sia la promulgazione delle norme. Un’affermazione forte e condivisibile, riferita al processo breve. Ma quanto accade ora ha origine pochi anni fa.«Io non do consigli a nessuno, meno che mai a chi mi ha succeduto al Quirinale. Ma il capo dello Stato, tra i suoi poteri, ha quello della promulgazione. Se una legge non va non si firma. E non si deve usare come argomento che giustifica sempre e comunque la promulgazione che tanto, se il Parlamento riapprova la legge respinta la prima volta, il presidente è poi costretto a firmarla.
Intanto non si promulghi la legge in prima lettura: la Costituzione prevede espressamente questa prerogativa presidenziale. La si usi: è un modo per lanciare un segnale forte, a chi vuole alterare le regole, al Parlamento e all’opinione pubblica».
Questa affermazione netta e impegnativa era contenuta nell’intervista concessa a Massimo Giannini di Repubblica dall’ex presidente Ciampi lunedì 23 novembre scorso. Sono parole ineccepibili dal punto di vista costituzionale e politico e che è difficile non condividere: il presidente della repubblica non può svolgere una mera funzione notarile e deve affermare con intransigenza la sua valutazione e richiamare tutti, partiti, parlamentari e cittadini alle proprie responsabilità.
L’occasione era legata alla discussione sul cosiddetto processo breve, al degrado della giustizia, alla manipolazione delle regole, insomma alla crisi della democrazia. Ma quel che accade oggi è figlio di distrazioni e di scarsa consapevolezza di fatti gravi accaduti non secoli fa, ma giusto alla fine dell’esperienza catastrofica del governo berlusconiano all’inizio del 2006.
Allora si stava concludendo con un colpo di mano vergognoso la triste vicenda dell’approvazione di una legge sulle droghe voluta fortissimamente da Gianfranco Fini e da Carlo Giovanardi, già allora impegnato su questo fronte di inciviltà giuridica e di disumanità. Il 27 gennaio 2006 dedicavamo la rubrica “il quadrotto”, nella prima pagina del mensile Fuoriluogo a questo tema, lanciando un allarme preoccupato. Il titolo era proprio “Presidente, dica di no!” e penso sia istruttivo riproporre il testo integrale: «Come Cassandra inascoltata abbiamo denunciato le trame del ministro Giovanardi per approvare a tutti i costi almeno uno stralcio di legge da sventolare in campagna elettorale come trofeo ideologico, della lotta del Bene contro il Male. Non potevamo immaginare che l’impudenza e il disprezzo delle regole arrivassero ad utilizzare lo strumento del decreto-legge e a ricorrere al voto di fiducia per ridurre al silenzio i possibili dissensi.
Se il parlamento, già sciolto, votasse una legge di criminalizzazione dei consumatori equiparati a spacciatori e soggetti a pene da sei a vent’anni, le carceri già piene di poveracci scoppierebbero con l’ingresso di altri venti o trentamila detenuti. In nome della salvezza di giovani si vuole in realtà costruire un gigantesco impero di affari sulla pelle dei tossicodipendenti, veri o presunti.
Denunciamo inoltre che il provvedimento conserva tutti i caratteri di incostituzionalità della proposta Fini: per violazione del referendum popolare del 1993, delle norme del giusto processo e delle competenze delle regioni in materia. Proclamiamo uno sciopero della fame per denunciare la provocazione. Presidente Ciampi, batta un colpo!».
Il monito era accompagnato da un articolo di Sandro Margara intitolato “I temerari della legge” che esaminava con puntualità i ventuno articoli inseriti abusivamente nel decreto sulle Olimpiadi. Nel giornale veniva denunciata anche l’approvazione della legge Cirielli che per salvare uno (Previti) ammazzava decine di migliaia di recidivi.Continuammo la campagna di mobilitazione nei mesi successivi, confidando nella vittoria di Prodi e nella abrogazione immediata di una legge liberticida e criminogena vista la latitanza e la colpevole distrazione del Presidente Ciampi. Sappiamo come è andata a finire e ora siamo di fronte alle carceri che scoppiano!
Oggi e domani a Torino si svolge la Conferenza delle Regioni sulle tossicodipendenze. è un appuntamento che risponde, anche se con estrema prudenza, alla Conferenza governativa che si svolse sei mesi fa a Trieste impedendo un confronto sulla politica di riduzione del danno e censurando la valutazione del primo periodo di applicazione della legge Fini-Giovanardi.
Saremo presenti per denunciare la deriva autoritaria e le conseguenze che una concezione ideologica delle droghe provoca in maniera sempre più preoccupante. La morte di Stefano Cucchi è il segno di dove conduce la stigmatizzazione morale. Per Giovanardi non si tratta di persone ma di zombie da calpestare.
Il motto “Non Mollare” vale anche per noi. Soprattutto restiamo convinti che i principi devono valere sempre!
Fonte: Terra - Franco Corleone | vai alla pagina » Segnala errori / abusi