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Dichiarazione di Roberto MUSACCHIO
Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: GUE/NGL)
Immigrazione e sicurezza. Presupposti per una battaglia in Europa
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(29 aprile 2009) - fonte: robertomusacchio.eu - inserita il 30 aprile 2009 da 4110
Nella giornata di mobilitazione contro il decreto sicurezza, alla quale io partecipo presenziando al presidio della CGIL, mi sembra opportuno fare una riflessione più ampia sul tema dell'immigrazione. Immigrazione e sicurezza. E' partendo da questo binomio che negli ultimi anni la questione dell'immigrazione è stata gestita da diversi governi in Italia e, più in generale, in Europa. Da anni, infatti, siamo bombardati dalle terribili immagini di Lampedusa, dai titoli di giornali che denunciano violenze e crimini commessi da extracomunitari o dalle minacce " belliciste" di silurare barconi a vista. Attraverso questo complesso e ampio disegno mediatico si è consolidata nell'opinione pubblica la percezione dell'immigrazione come situazione emergenziale permanente.
Percezione che alimenta insicurezza e si palesa in rigurgiti di carattere xenofobo e razzista, attraverso forme politiche più o meno istituzionalizzate o, sempre più spesso, in tragici fatti di cronaca Il dibattito sul decreto della sicurezza di questi giorni porta alla luce i lati più nefasti di questo approccio.
Si (ri)propongono misure di chiaro stampo securitario, come l'aumento da 2 sino a 6 mesi di detenzione nei CIE oppure le ronde. Si ribadisce la definizione di crimine d'immigrazione clandestina. Per fortuna si sta forse riuscendo a scongiurare, per pressioni trasversali, le norme più odiose come quella della denuncia da parte dei medici dei migranti irregolari. Ma in questo quadro falsato si tende a scordare quelle che sono le vere dinamiche e le ragioni di fondo del fenomeno della migrazioni.Gli sbarchi, come li vediamo in TV, equivalgono a circa il 10/12% degli ingressi irregolari in Europa (simile in Italia). La maggior parte dei migranti arriva con visti di breve (per turismo) e poi rimane. Tutte le risorse economiche, dagli accordi milionari con paesi dell'altra sponda del Mediterraneo sino alle risorse per l'Agenzia europea Frontex, potrebbero essere investiti in politiche per favorire la migrazione legale. L'ipotesi quindi di un'"emergenza permanente" non è avvalorata dalla realtà dei fatti e dai dati.Ma l'immigrazione è anche una necessità che potremmo definire "biunivoca".
I migranti scappano dalla povertà e in Europa si ha bisogno di lavoratori.La stessa Commissione europea ha detto che da qui al 2060 l'UE ha bisogno di 50 milioni di migranti per poter sostenere i ritmi di crescita economica attuale contrastare l'abbassamento demografico. Quest'aspetto potrà ricoprire in futuro una forte importanza, nella fase di ripresa dalla crisi economica.
Sempre Bruxelles lodava, appena qualche mese fa, gli effetti positivi dell'accresciuta mobilità in Europa dopo gli ultimi allargamenti. La definiva come elemento di crescita economica, sconfessando dunque le previsioni di "esodi" intraeuropei, che avrebbero minacciato i lavoratori dei vecchi stati membri. Alle valutazioni della Commissione e degli organi internazionali non seguono però i fatti.A partire dal 1999, quando l'immigrazione è divenuta competenza UE, gli sforzi comunitari si sono concentrati quasi unicamente alla lotta all'immigrazione irregolare. Culmine di questa tendenza è stata l'approvazione nel giungo 2008 della cosiddetta direttiva dei rimpatri, conosciuta anche come direttiva della "vergogna". Questa prevede l'armonizzazione delle politiche di rimpatrio per i migranti irregolari all'interno dell'UE e innalza sino a 18 mesi la possibilità di detenzione amministrativa nei CIE. E' paradossale che nonostante le critiche del Parlamento europeo allo stato di detenzione di migranti in diversi stati membri, come a Lampedusa in Italia, l'Europa prosegue nel cammino securitario. Inoltre, i dispositivi finanziari del budget europeo per le politiche di repressione sono ingenti, rispetto a quelli per l'accoglienza. Sono mancati, con alcune recenti eccezioni, come la Carta blu, sforzi per favorire gli ingressi legali in Europa.
Bisognerebbe invece investire proprio sulle politiche di migrazione legale. L'ipotesi, per esempio, di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro rappresenta una valida alternativa agli attuali sistemi, basati su farraginosi meccanismi d'incontro di domanda e offerta del lavoro "a distanza".E poi resta la questione di principio. In quest'era di globalizzazione solo le merci godono di pieno diritto alla mobilità mentre persone e lavoratori trovano sempre più ostacoli. E' partendo da questi presupposti che mi sono battuto, nel corso degli scorsi 5 anni al Parlamento, contro la deriva sempre pericolosa di un "Europa fortezza", per affermare i valori d'accoglienza e tolleranza europei.
E' con lo stesso spirito che oggi partecipo alle manifestazioni contro il decreto sicurezza.
Fonte: robertomusacchio.eu | vai alla pagina » Segnala errori / abusi