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Dichiarazione di Rosalia BILLERO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Pistoia (PT) (Lista di elezione: PRC)  - Assessore  Comune Pistoia (PT) (Partito: PRC)  - Assessore  Comune Pistoia (PT) (Partito: PRC) 


 

Assessore rosso al sociale chiama i carabinieri

  • (06 maggio 2009) - fonte: Il Tirreno - inserita il 20 ottobre 2009 da 573

    Si sono sedute nel suo ufficio a mezzogiorno di ieri, pretendendo che il Comune trovasse una casa per la loro famiglia. E poi non se ne sono più andate, fino a quando, dopo le 13, l’assessore al sociale Rosalia Billero, di Rifondazione comunista, stanca di ripetere le norme di affidamento degli alloggi per i nuclei familiari in situazioni di emergenza, ha deciso di chiamare i carabinieri.

    Le due donne di origine marocchina continuavano a sbatterle in faccia frasi pesanti, con toni accusatori. E soprattutto hanno minacciato di non abbandonare gli uffici in piazza san Lorenzo, sin quando il Comune non avesse trovato un tetto per l’intera famiglia.

    L’occupazione è durata oltre un’ora, poi i Carabinieri sono riusciti a far ragionare le donne e a liberare gli uffici comunali. La storia che si è consumata ieri nella sede municipale in piazza san Lorenzo è di quelle singolari. A parlare con l’assessore c’erano una donna di origine marocchina e due dei suoi quattro figli, Fatima, una ragazza di vent’anni e un bambinetto delle scuole elementari. Madre e figlia, che avevano un appuntamento con l’assessore Billero, hanno cominciato a reclamare una casa dal Comune.

    «Mio padre è in Italia da 14 anni - ha ripetuto Fatima - e ha sempre lavorato. Poi l’anno scorso si è ammalato di tubercolosi e siamo rimasti senza un soldo. In famiglia siamo sei, ho un’altra sorella e un fratello, e non sappiamo come andare avanti. Nel 2008 abitavamo al Campiglio i servizi sociali ci davano 250 euro al mese per l’affitto». A gennaio la famiglia ha avuto lo sfratto ed è cominciato il lungo confronto con il Comune, che ieri è culminato con l’intervento delle forze dell’ordine.

    «Noi vogliamo una casa. Ci devono dare un appartamento - ha chiarito la ragazza - oppure devono aiutarci a pagare l’affitto. Ora siamo ospiti di una famiglia amica, ma dobbiamo venire via e ci ritroveremo in mezzo a una strada se il Comune non ci darà una mano».
    «Loro hanno rifiutato ogni soluzione offerta. Prima - ha sottolineato Billero -, nello scorso ottobre, glia vevamo prospetato una casa a Borgo a Buggiano. Non l’hanno voluta perchè dicevano che era lontana».

    Così il Comune ha depennato la famiglia dalle liste di attesa delle case di emergenza, che vengono aggiornate ogni tre mesi.
    Ed è cominciata la protesta. «Non era possibile andare fino là - ha detto Fatima -, è troppo lontano.
    Devono garantirci una casa che possiamo gestire. «A gennaio la famiglia ha avuto lo sfratto - ha spiegato l’assessore - e abbiamo offerto un locale in zona Le piastre, hanno rifiutato anche quello perchè per sei persone era troppo piccolo». Dal canto loro Fatima e la sua famiglia dicono che il Comune non ha rispettato le graduatortie.

    «Quell’appartamento era stretto per tutti noi, non potevamo prenderlo. Il Comune ci ha cancellato dalle liste di attesa - ha concluso Fatima -, ma dopo 15 giorni ha dato una casa più grande a un cittadino che aveva un punteggio più basso del nostro. Ora oltretutto ci dicono di tornare in Marocco, invece è un nostro diritto restare in Italia».

    L’assessore, che dopo una lunga discussione con le due donne è stata costretta a chiamare i Carabinieri, ha concluso spiegando come «questa famiglia sarà nelle liste, ma se rifiuta ogni alloggio offerto non possiamo aiutarla in nessun modo».

    Fonte: Il Tirreno | vai alla pagina

    Argomenti: immigrazione, immigrati, emergenza, sociale, casa, edilizia popolare | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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