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Dichiarazione di Giorgio MERLO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Preferenze, questione di principio.

  • (23 settembre 2008) - fonte: Europa - Giorgio Merlo - inserita il 23 settembre 2008 da 31

    Il dibattito sulla riforma elettorale non è, come tutti sanno, solo un fatto di ingegneria istituzionale.
    È un passaggio squisitamente politico, e attiene alla concezione che ogni partito ha della democrazia. Del resto, già all’inizio del Novecento Luigi Sturzo ci spiegava che per capire cosa pensava un partito delle istituzioni era sufficiente verificare come quel partito praticava la democrazia al suo interno.
    Parole sagge, che mantengono una bruciante attualità, malgrado le trasformazioni intervenute.
    È sufficiente, oggi, dare uno sguardo alla sostanziale “sospensione” della democrazia in molti partiti per comprendere la strategia delle fatidiche liste bloccate da un lato, e la cancellazione del potere di scelta dei cittadini dall’altro.
    Ora, senza inoltrarsi nei meandri tecnici delle ricette dei singoli partiti, è decisivo ricordare che senza il ritorno del potere di scelta del cittadino è la stessa democrazia che è destinata a incrinarsi. Se i partiti, infatti, sono incaricati dai sistemi elettorali di selezionare in modo esclusivo la classe dirigente a tutti i livelli, è inesorabile che la vera battaglia si trasferisce all’interno dei partiti con il rischio, più che concreto, di trasformarli in semplici cartelli elettorali e con un tasso di servilismo e di subalternità verso il leader di turno insopportabili.
    La tradizione democratica dei partiti popolari non può tollerare una degenerazione di questo tipo, pena lo stravolgimento della natura delle nostre istituzioni. La “resistenza” e la determinazione politica del Pd su questo terreno non possono essere ascritte a un fatto puramente contingente dettato dalla condizione di opposizione.
    Restituire la scelta ai cittadini della propria rappresentanza politica e istituzionale è la precondizione per far sì che la democrazia non esca sconfitta e che i partiti continuino a essere quello che la Costituzione prevede, strumenti indispensabili per orientare l’opinione pubblica, senza trasformarli in assi pigliatutto della politica.
    Una battaglia che non è affatto vinta: quasi tutti i partiti italiani, con rare eccezioni, considerano la democrazia interna un “optional”. E la stragrande maggioranza degli elettori italiani vota e sceglie partiti dove il dibattito interno è tollerato solo se si limita ad applaudire e a condividere le scelte del leader. La “democrazia dell’applauso”, come la definiva con efficacia alla fine degli anni Ottanta Norberto Bobbio, ha contagiato, purtroppo, buona parte della politica italiana riducendo i partiti a docili strumenti nelle mani di poche persone, se non di una sola.
    Su questo fronte il Partito democratico, con altri partiti disponibili, può seriamente invertire la rotta. A partire, com’è ovvio, dal mantenimento delle preferenze per le elezioni europee. E, a seguire, con il ritorno del collegio uninominale – o delle preferenze – per le elezioni politiche nazionali. Perché, se non si inverte la rotta, emergerà sempre più la volontà di rendere omogeneo il panorama elettorale dei vari livelli di governo, concentrando nel vertice dei partiti la decisione in merito alla scelta dei candidati, e quindi degli eletti.
    Se le liste bloccate venissero estese alle europee, e poi forse ad altri livelli istituzionali, rischierebbero di provocare una nuova ondata di antipolitica, che potrebbe avere un effetto devastante per la tenuta delle istituzioni democratiche.
    Va battuta una concezione piramidale e verticale della politica. Va battuta una concezione oligarchica e aristocratica della democrazia, che trasforma i partiti in un ceto autoreferenziale e chiuso di fronte alla domanda di partecipazione e di collegialità che emerge dalla società. Certo, la battaglia non è facile perché nei partiti a sfondo padronale il coraggio del dissenso è pressoché ridotto a pochi testimoni, del tutto ininfluenti nella conduzione concreta del partito.
    È indispensabile, al riguardo, che almeno l’attuale opposizione di centrosinistra sia unita e determinata nel rivendicare le ragioni della democrazia e della partecipazione.
    Una scelta politica e culturale che non può subire arresti o compromessi per nessuna ragione legata alla contingenza. Sono in gioco, infatti, valori primordiali per il consolidamento della nostra democrazia rappresentativa. E il Partito democratico deve condurre questa battaglia sino in fondo, consapevole che attorno al mantenimento delle preferenze per le prossime elezioni europee entrano in gioco i valori e i principi che presiedono la nostra carta costituzionale.

    Fonte: Europa - Giorgio Merlo | vai alla pagina
    Argomenti: riforma elettorale, democrazia, elezioni europee, partiti, preferenze | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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