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Dichiarazione di Gianfranco FINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: AN) 


 

An non si scioglie ma lavora per il partito unico - Intervista -

  • (11 febbraio 2008) - fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco - - inserita il 11 febbraio 2008 da 31
    «Subito dopo le elezioni gruppi parlamentari comuni e poi il congresso per decidere come arrivare al traguardo» Presidente Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi lancia il Popolo della Libertà, annuncia l'adesione di Alleanza Nazionale e di fatto consegna nelle sue mani il futuro del centrodestra. «Di sicuro l'accordo sancisce la fine della soprannominata Seconda Repubblica e segna l'avvio della Terza. Nel senso che, finalmente, gli italiani potranno andare alle urne scegliendo tra due grandi schieramenti come avviene in tutte le grandi democrazie dell'alternanza in Europa, senza doversi dividere in una miriade di partiti e partitini». Quindi Berlusconi non tirerà la volata per poi lasciarle la leadership a risultato acquisito.«Ipotesi mai pianificata». Fino a prima di Natale lei non voleva sentire parlare di partito unico; adesso decide di affiancare Berlusconi verso il traguardo, verso il "sogno" del Cavaliere. Cosa è cambiato in tre mesi? «Non ero contrario ad un progetto unitario del centrodestra. Ricordo che se fosse passato il referendum si sarebbe fatto per necessità ciò che oggi si fa per virtù, vale a dire una sola lista. E ancora prima, nel '99, si fece un referendum, che perdemmo con il 49,9\%, per abolire il 25\% della quota proporzionale e se fossimo arrivati al 50,1\% sulle schede non ci sarebbero più i simboli dei partiti ma quelli delle coalizioni...». Allora cosa non la convinceva dell'annuncio di San Babila, dove Berlusconi salendo sul famoso predellino dell'auto, lanciò il Pdl? «Che questo partito potesse nascere calato dall'alto, senza partecipazione. Nei giorni scorsi, poi, ho sentito Berlusconi e le condizioni per l'intesa hanno cominciato a maturare». Cosa vi siete detti? «Abbiamo condiviso un concetto: adesso o mai più. Quale platea più vasta di quella rappresentata dagli elettori...». Vuol dire che il Pdl nasce dalle urne, a differenza del Pd di Veltroni. «Appunto, il Pdl nascerà il 13 aprile se gli italiani lo sceglieranno. È la prima volta che nasce un soggetto politico non per scissione di qualcuno e, quindi, di qualcun altro che si fonde. Ma nasce con un progetto». Per scegliere, gli elettori devono capire. Da quanto dice sembra certo che già oggi gli italiani hanno inteso cosa vuol dire Pdl. «Dopo la partecipatissima manifestazione del 2 dicembre, con almeno due milioni di persone, dissi: i nostri elettori sono più avanti degli eletti. Vede, a differenza degli elettori di centrosinistra, quelli di centrodestra, e vale anche nel Veneto dove pur c'é un forte elettorato leghista, ha dei valori di riferimento comuni (proprio per il 2 dicembre, sui pullman per Roma viaggiavano bandiere e persone di An, Fi, Lega). Inoltre, a noi non è mai capitato di portare in piazza un partito contro un altro alleato, come ha fatto la sinistra radicale contro il Pd. Quindi, essendo il nostro elettorato più avanti degli eletti, quanto a spirito unitario, è certo che non ci saranno difficoltà di incomprensione. I primi segnali sono positivi e ci incoraggiano a proseguire, convincendo anche chi ha qualche perplessità». Eppure una parte della base è scettica sul Pdl. Donna Assunta Almirante la invita a non essere suddito. «Capisco, capisco. E dico che la lista unitaria per il voto di aprile è il primo passo, poi ci saranno i gruppi unici, quindi arriveremo al congresso con sullo sfondo il partito unico». Allora An non si scioglie, almeno per ora. «No, c'é ancora della strada da fare. Una strada che già per due volte abbiamo cercato di percorrere: nel '96 e nel 2001, il 100\% dei senatori e il 75\% dei deputati di tutti i partiti, è stato eletto sotto i simboli delle coalizioni, non dei partiti. E aggiungo, che l'identità, che è cosa seria, non è rappresentata dal simbolino sulla scheda, ma dalle cose che si fanno, dalla politica che si esprime». Casini dice di non aver capito cos'è questo Pdl. «Mi auguro che gli amici dell'Udc lo capiscano. Sarebbe incomprensibili che, dopo essere stati soci fondatori del centrodestra, dopo aver portato alla coalizione la loro identità culturale, si chiamassero fuori proprio ora che si tratta di fare l'ultimo scatto in avanti». Il voto di aprile, poi gruppi parlamentari unici. Vale anche per le elezioni amministrative? «Da cosa nasce cosa. Ho chiarito con Berlusconi un concetto: per evitare che qualcuno possa pensare che il Pdl sia solo un artificio elettorale, e per evitare che qualcuno furbescamente entri in lista e un minuto dopo saluti la compagnia, facciamo un patto, che definisco politico-elettorale, per evitare brutti scherzi. Quanto alle amministrative, hanno una loro specificità. Comunque il mio auspicio è che l'esperienza unitaria, che parte dalle elezioni politiche, poi trovi un riscontro parlamentare, quindi affronti positivamente la fase congressuale e alla fine possa riguardare anche le istituzioni territoriali». Non pare avere molta fretta di raggiungere il traguardo del partito unico. Eppure i tempi stringono. Proprio ieri Martens, presidente del Partito Popolare Europeo, ha auspicato l'ingresso di An nel gruppo dove già c'é Forza Italia. «Immagino che, a partire da dopo le elezioni si possa celebrare il congresso di Alleanza Nazionale per definire il percorso che porta al partito unico. Ma non sarà un appuntamento collegato all'ipotesi del Ppe, quanto dalla necessità di non finire nelle sabbie mobili». Con il Pdl viene così annullata la trasformazione di An nel Partito degli Italiani che era in programma a marzo. «Per quell'occasione abbiamo preparato un decalogo, dieci buone ragioni per votare An. Porteremo comunque il documento al tavolo del Pdl come base di programma». Berlusconi ha "bavierizzato" la Lega, cioé il Carroccio si presenterà solo al Nord con una sorta di patto federativo con il Pdl. Non teme di perdere consensi in aree settentrionali come il Veneto, dove An è radicata, a favore di un partito territoriale? «Non credo, confido nell'intelligenza degli italiani, in questo caso dei veneti. Nel senso che la Lega rappresenta ciò che la Csu bavarese rappresenta nei confronti del partito nazionale Cdu. L'elettore sceglie sia in base ai valori di riferimento che in base alla credibilità della classe dirigente, dei programmi.. non vedo il pericolo di effetti negativi». Ipotesi: il centrodestra vince le elezioni nazionali; Berlusconi forma un governo al quale chiama i "suoi" governatori Formigoni e Galan sostituiti da esponenti della Lega... e voi? «Nulla di deciso. Qualora l'ipotesi si concretizzi credo nell'autonomia, quindi non saranno mai Roma o Milano a decidere il candidato al posto di Galan. In Veneto An ha una classe dirigente con credibilità sufficiente che si metterà al tavolo con gli altri amici per decidere». Come a dire che An si candida alla guida del Veneto? «Si deciderà in Veneto...».
    Fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco - | vai alla pagina
    Argomenti: partito unico, centrodestra, modello veneto, pdl, elezioni politiche 2008, an | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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