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Regionali: Veneto. Fassino apre a Galan. «Pd flessibile sul territorio»
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(18 agosto 2009) - fonte: Corriere della Sera - Alessandro Trocino - inserita il 20 agosto 2009 da 31
È stato il primo a lanciare «un segnale d'attenzione» al governatore del Veneto Giancarlo Galan, in un'intervista al Corriere del Veneto. Ora Piero Fassino non solo conferma questa strategia, ma raccoglie l'intervento di Giuliano Amato, che sul Messaggero ha parlato di un «laboratorio Veneto» che faccia nascere un'intesa trasversale tra il governatore, l'Udc e il Pd. E rilancia:
«Sulle alleanze il Pd deve avere un approccio flessibile e articolato sul territorio». Lo spunto lo danno la Lombardia e soprattutto il Veneto, due regioni solidamente di centrodestra, nelle quali però lo scontro tra Pdl e Lega potrebbe aprire una breccia.Proprio in quel varco cerca ora di infilarsi il Pd, provando a fare sponda con l'Udc e con quella parte della maggioranza insofferente all'egemonia leghista. E se Pier Ferdinando Casini chiama — «è indifferente il Pd al problema di arginare la Lega?» —, Fassino risponde:
«L'Udc pone le domande giuste. E il Pd è interessato a capire se c'è una possibilità di interlocuzione con settori della maggioranza pronti ad aprire un dialogo». Il varco si è aperto anche a causa delle pressioni della Lega.
Data per persa la Lombardia, il Carroccio pretende un suo candidato nel Veneto e fa girare i nomi di Flavio Tosi e Luca Zaia. Anche per questo Galan, negli ultimi tempi, ha dato segnali di irrequietezza. Segnali che Fassino non sottovaluta affatto: «C'è una situazione di sofferenza tra Galan e la Lega. Il governatore si è caratterizzato negli ultimi mesi per posizioni sempre più istituzionali: non solo di presa di distanza netta dalla Lega, ma anche da scelte romane. Si tratta di vedere cosa succederà e di capire se questo diverso posizionamento di Galan è un fatto solo contingente e tattico oppure se è foriero di sviluppi ulteriori. È chiaro che molto dipenderà dalle scelte che farà lui stesso». Posizione, quella di Fassino, non condivisa da tutti sul territorio. Tra Galan e Flavio Zanonato, per esempio, non corre buon sangue. E se il primo lo accusa di rappresentare «la faccia rozza e ambigua del Pd», il sindaco di Padova replica definendo il governatore «un fannullone arrogante». Ma neanche il segretario regionale del Pd, Paolo Giaretta, è convinto di un divorzio Galan-Berlusconi e parla di «boutade estiva». Eppure Paolo Costa, ex sindaco Pd di Venezia, nei giorni scorsi ha lanciato un appello per «salvare il soldato Galan».E dalla sua parte si è schierato l'Udc Antonio De Poli. Fatto sta che l'alleanza trasversale anti-Lega diventa sempre più allettante per il Pd:
«È chiaro — spiega Fassino — che in Veneto, come in Lombardia, dobbiamo porci il problema di realizzare un sistema di alleanze più largo: qui il differenziale è tale che è molto difficile pensare di vincere le elezioni con il centrosinistra classico». In questo quadro, spiega Fassino, «l'Udc diventa un interlocutore importante». E se il Veneto «può essere un laboratorio utile», più in generale l'ex segretario Ds ritiene che si debba «abbandonare l'idea che su scala territoriale le alleanze debbano avere lo stesso formato da Bolzano ad Agrigento. Tra l'altro, storicamente non è mai stato così: c'è stata una lunga stagione nella quale il Psi governava a Roma con la Dc e gran parte degli enti locali con il Pci». Inoltre, le alleanze a livello locale «devono essere figlie di processi politici che maturano nei territori, non una formula astratta calata da Roma».
Se il Veneto può essere «la sperimentazione di una flessibilità maggiore», il modulo può e deve essere quindi riprodotto su scala più ampia: «Uno dei temi del congresso Pd sarà la costruzione di un partito compiutamente federale: le alleanze flessibili sul territorio rientrano in questo quadro». Aprire all'Udc, e non solo, può risultare efficace soprattutto ora, mentre la Lega va all'attacco: «Bossi sta radicalizzando la sua immagine: ma se fosse coerente dovrebbe proporre la secessione. Non lo fa perché si ricorda bene di quello che è accaduto quando lanciò questa parola d'ordine: in Piemonte perse la metà dei suoi voti. Questo gioco della Lega, ambiguo e ingannevole, non piace a molti del centrodestra».
Il Pd, dunque, potrebbe provare ad agire a cuneo, approfittando delle contraddizioni della maggioranza e articolando alleanze nuove. Utili anche per un altro motivo, aggiunge Fassino: «Sono il modo migliore per far emergere la questione settentrionale. Che, al di là degli estremismi della Lega, esiste».
Fonte: Corriere della Sera - Alessandro Trocino | vai alla pagina » Segnala errori / abusi