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«Va cambiata la classe dirigente» - INTERVISTA
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(26 luglio 2011) - fonte: Il Fatto Quotidiano - Caterina Perniconi - inserita il 26 luglio 2011 da 31
«Non va ricandidato chi ha già tre legislature. Serve più trasparenza».Pronzato e Tedesco. Poi il caso Penati. Dall’ex responsabile dei trasporti all’ex capo della segreteria. Il Partito Democratico è entrato in una spirale d’inchieste giudiziarie.
Senatore Marino, Alfonso Papa è in carcere e Alberto Tedesco in Parlamento. Perché?
Perché molti hanno dichiarato di votare in un modo e poi hanno fatto il contrario, a partire dai leghisti. Noi del Pd al Senato abbiamo fatto un’assemblea, tutti hanno espresso il loro parere, e alla fine anche chi, come il senatore Procacci, era convinto di votare contro, si era deciso a votare per l’arresto. Lo stesso Tedesco l’aveva chiesto.
Lo ha fatto anche in Aula, in un appello accorato, ma poi, quando è stato salvato, non si è dimesso.
Non c’è nessuna continuità logica tra il suo discorso e il suo comportamento. E comunque ritengo sbagliata la legge che ci permette di votare su un nostro collega e a lui stesso di esprimersi.
Quindi secondo lei il Parlamento non dovrebbe occuparsi dei guai giudiziari degli eletti?
No, sto lavorando ad una proposta di legge che affidi queste decisioni ad un organo terzo.
Intanto il Pd si è spaccato.
E’ stata gestita male e il voto opposto di Camera e Senato ha dato un’immagine opaca del risultato. Ci tengo però a marcare la differenza etica tra il Pdl, che ha votato no, e il Pd, dove solo qualcuno per posizione personale ha votato sì.
Regalando l’immunità a Tedesco.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Molti di noi lavorano tutto il giorno per temi fondamentali al bene del Paese, mentre altri si fanno regalare macchine e orologi. Certo è che su 60 milioni di italiani, non dovrebbe essere difficile per i partiti trovare 945 persone senza problemi con la giustizia.
E di Penati, braccio destro di Pierluigi Bersani fino a qualche mese fa, che ne pensa?
Sono rimasto sbigottito e affranto da questa notizia. Spero che riesca a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti, ma non si può non notare la correttezza del suo passo indietro che lo porterà ad affrontare il processo senza immunità.
Al contrario di Tedesco.
E a quelli del Pdl. Tra l’altro io Tedesco non lo capisco. Le sue dimissioni, se le avesse annunciate, sarebbero poi state votate dal Senato. Quindi magari venivano pure respinte. Invece ha fatto il contrario di ciò che chiedeva.
Le inchieste percorrono tutta l’Italia, dalla Lombardia alla Puglia: nel Pd c’è una questione morale?
C’è nel Pd come in tutto il Paese. Negli ospedali, nelle aziende pubbliche, nella Rai, nelle Università. Vanno ridefinite le modalità di selezione della classe dirigente, di chi ricopre delle responsabilità.
Come?
Con criteri di merito e trasparenza, ponendo obiettivi verificabili da rispettare. Lo Stato non dev’essere occupato da chi ha interessi personali.
O dalla “partitocrazia imperante” come diceva Berlinguer?
Assolutamente sì. Con la legge elettorale a liste bloccate si è interrotto ogni rapporto tra il parlamento e il territorio. In questo modo io rispondo più alla mia segreteria che ai miei elettori.
Il segretario del suo partito avrebbe dovuto esporsi di più?
In questo momento non è nelle possibilità di Bersani poter fare una nuova legge elettorale o una legge contro la casta. Però una cosa che può fare c’è, ed io continuerò a chiedergliela.
Cioè?
Deve dire domattina, o più realisticamente alla prossima assemblea nazionale: 'Io rispetterò in pieno lo Statuto del Pd e non firmerò nessuna deroga ai parlamentari che quindi dopo 3 legislature, dovranno lasciare la poltrona'.
Se prendesse questa decisione non verrebbe rieletto neanche lui.
Naturalmente non può valere per il segretario in carica. Gli altri, a casa.
Sono tanti.
Circa un terzo degli attuali eletti. E un centinaio di facce nuove non possono che giovare alla politica.
Fonte: Il Fatto Quotidiano - Caterina Perniconi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi