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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

La sindrome del ritorno ai tempi di Mani Pulite

  • (21 luglio 2011) - fonte: Corriere della Sera - inserita il 21 luglio 2011 da 31

    Allora fu Chiesa, oggi è Papa. Il Parlamento ha vissuto ieri una giornata molto simile a quelle drammatiche del `93. Ma la storia non si è ripetuta sotto forma di farsa, perché si è conclusa con un deputato che va in carcere.

    E perfino il contemporaneo salvataggio del senatore Tedesco, con il soccorso rosso dei franchi tiratori, del Pd, non fa che confermare l`eccezionalità di quanto è accaduto alla Camera e che ha gelato l`emiciclo, facendo scendere un irreale silenzio su vinti e vincitori.

    Nella storia repubblicana non era infatti mai successo che si autorizzasse la carcerazione preventiva di un parlamentare se non per fatti di sangue (quattro volte in 63 anni);
    e perfino nella legislatura di Tangentopoli il Parlamento respinse 28 richieste di arresto su 28. Anzi, fu proprio il no di Montecitorio all`autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi a innescare la triste sera delle monetine e a suonare la campana a morto per un sistema politico che durava da mezzo secolo.

    Stavolta le monetine sono state evitate sulla pelle di Papa. Ma la sensazione, dopo avere assistito alla giornata di ieri, è che stia chiudendosi in queste ore anche l`era politica cominciata in quella sera del `93.

    Come quella, e forse anzi più di quella, senza una regia e praticamente al buio, senza che si intraveda che cosa e chi la sostituirà.

    Che è probabilmente la stessa sensazione che hanno i mercati e che spiega il loro accanimento sull`Italia.

    Le similitudini con l`anno-clou di Tangentopoli sono impressionanti. Ieri è arrivato anche l`«avviso di garanzia» per Filippo Penati, che così ha interpretato la parte che allora fu dei miglioristi milanesi del Pci travolti nell`inchiesta e che coinvolge anche la sinistra.

    Anche in quel 1993, del resto, c`era una crisi finanziaria che incombeva sul Paese e sulla sua sovranità, c`era una manovra pesante e impopolare appena varata, c`era stato un voto amministrativo che aveva punito i partiti di governo e un referendum che li aveva terrorizzati. Soprattutto, allora come ora, non si capiva più chi comandava.

    E le scene del Parlamento di ieri, con il Pdl che alla mattina vota contro il parere espresso dal suo ministro sul decreto-rifiuti per compiacere la Lega, e con la Lega che alla sera spedisce a Poggioreale un deputato del Pdl, mentre Berlusconi resta come impietrito, sbatte il pugno sul banco e sibila «vergogna», danno proprio l`idea che sotto il mantello del re non c`è più niente, che lo scettro è andato smarrito, e che la maggioranza è in pezzi perché neanche Bossi ha più la forza di garantirla, e addirittura se ne resta a casa «stanco e affaticato».

    Del resto, il messaggio mandato dalla nuova Lega di Maroni con il sì all`arresto di Papa vale come avvertimento per il ben più delicato caso Milanese, quando a rischiare la galera sarà il braccio destro di Tremonti, cioè l`uomo chiave di ogni futuro assetto di potere.

    Se davvero stiamo replicando il `93, a questo punto non si può neanche escludere che il governo con la maggioranza più ampia della storia finisca come il governo Amato di allora, sfibrato dallo stillicidio degli imputati.

    Stavolta l`epicentro del terremoto è altrove, e forse è il segno dei tempi. Tangentopoli fu una storia di Milano. Mentre qui tutto accade a Napoli. E tutto avviene, invece che sullo sfondo dei grandi appalti alle imprese del Nord, con lo scenario dell`immondizia che sommerge la metropoli del Sud. Lì dove c`era la Milano da bere, qui c`è la Napoli da annusare. Però la potenza distruttiva del fenomeno che si è messo in moto è simile.

    E la ragione è che le inchieste piovono su una generazione di politici già gravemente debilitata da una lunga stagione di potere, già compromessa agli occhi dell`elettorato, già minata dal disgusto dell`antipolitica.

    Non bastano le inchieste a travolgere un sistema finché la politica è forte. Ma oggi la politica è debole a tal punto da regalare il primo vero successo della sua carriera al pm John Woodcock.

    Che cosa ci aspetti adesso davvero nessuno può dirlo. L`altra volta, nel`93, c`era perlomeno una classe dirigente «in waiting», pronta a prendere il posto di chi usciva. Stavolta se ne vede poca in giro. Il Pd di oggi rischia di fare la fine del Pds di allora, pifferaio magico di un`antipolitica che poi si rivolse a destra. Ma Msi, Lega e Berlusconi, che allora furono i veri beneficiari del collasso, ora ne sono le vittime. Non ci sono neanche più quei «poteri forti» che nel `93 vennero accusati di aver usurpato il potere alla politica per potersi svendere il Paese con le privatizzazioni. Perfino Bankitalia non ha più la sua riserva da offrire alla Repubblica.

    Nel `93 ci pensò il governatore Ciampi a trasferirsi a Palazzo Chigi e a tenere in piedi il Paese. Ora abbiamo appena prestato Mario Draghi all`Europa, e al momento anche quella sede è vacante.

    Fonte: Corriere della Sera | vai alla pagina

    Argomenti: Lega Nord, deputati, Parlamento Italiano, crisi finanziaria, crisi economica, crisi politica, crisi istituzionale, crisi di governo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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